La presidente Denholm scrive agli azionisti in vista dell’assemblea del 6 novembre: «Diamo a Musk un bonus da 1.000 miliardi o se ne andrà. Pacchetto retributivo adeguato, rischiamo che lasci l’azienda»

Mille miliardi o me ne vado. È l’aut aut fatto pervenire da Elon Musk agli azionisti di Tesla per il tramite della presidente del gruppo, Robyn Denholm. Il prossimo 6 novembre, infatti, i soci della casa saranno chiamati a votare sul nuovo pacchetto retributivo dell’imprenditore che potrebbe arrivare a valere fino a mille miliardi di dollari. L’esito delle urne è incerto, se non altro perché i consulenti degli investitori – i proxy – hanno invitato a bocciare il compenso perché sproporzionato e non sufficiente a garantire in ogni caso che l’attenzione di Musk non si disperda nei rivoli delle sue centinaia di iniziative imprenditoriali. 

La lettera ai soci

Denholm ha perciò preso carta e penna e ha scritto un accorato appello ai soci. «Se non riusciamo a motivare Elon con un pacchetto retributivo equo rischiamo che lasci la sua posizione di vertice e Tesla potrebbe perdere il suo tempo, il suo talento e la sua visione che sono state essenziali a ottenere ritorni per gli azionisti eccellenti», scrive la manager australiana. «Come consiglio di amministrazione abbiamo considerato quale sarebbe il futuro di Tesla senza Elon e abbiamo concluso che non sarebbe il futuro che i nostri azionisti meritano». 



















































La pretesa di Musk

Denholm e un comitato speciale hanno così disegnato un pacchetto retributivo che mira a soddisfare la richiesta di Musk di aumentare la sua partecipazione in Tesla dall’attuale 13 sino al 25%, a patto che siano esaudite determinate condizioni. Da un lato, Musk dovrà rimanere alla guida di Tesla almeno per altri sette anni e mezzo; dall’altro, la capitalizzazione del gruppo dovrà salire dagli attuali 1400 miliardi fino a 7500 miliardi di dollari, con un aumento di sei volte. 

Le motivazioni

Musk ha più volte chiesto una quota più rotonda in Tesla: la ragione è evitare che il controllo sull’«esercito di robot» che l’azienda sta costruendo possa finire in mani sbagliate, cioè non le sue. Di conseguenza, l’imprenditore ha più volte ribadito di volere una partecipazione in Tesla «sufficiente ad assicurargli un’influenza notevole ma non tale da impedire che sia licenziato qualora vada fuori di testa».

27 ottobre 2025