Ciao a tutti! Le immagini terribili del tamponamento di Rueda nei confronti di Dettwiler, arrivate sul video domenica da Sepang, ci hanno riportato a una bruttissima giornata di 35 anni fa: GP di Jugoslavia, giugno 1990. Ero là, a commentare le corse da Rijeka e lo scontro fu altrettanto violento e improvviso. A tre giri dalla fine della corsa, classe 250, il doppiaggio di un pilota eccezionalmente lento: nel gruppo di testa, Reinhold Roth era coperto da uno, due, tre piloti che si scostarono in tempo. Ma il tedesco no, trovò improvvisamente l’ostacolo davanti alle ruote della sua Honda e l’urto disastroso divenne inevitabile.

Quella volta la visibilità era scarsa, piovigginava, il doppiato si chiamava Darren Milner e per fortuna se la cavò con pochi danni. Invece Reinhold picchiò forte il capo, restò esanime a terra, fu soccorso in ritardo e purtroppo non si riprese mai più. O meglio, uscì dal coma dopo 70 giorni ma rimase emiplegico, in uno stato di coma vegetativo per tutta la sua vita. Una condanna che durò più di trent’anni, perché Roth è morto il 15 ottobre del 2021. Terribile.

E’ giusto aggiungere che era un bel tipo, il pilota tedesco: occhi chiari, naso da pugile, pochi capelli, sorriso aperto. Era un gran fumatore, lo eravamo tutti allora, e andava forte, vinse tre GP e due volte aveva chiuso il campionato della duemmezzo al secondo posto. Uno dei protagonisti di allora, con Kocinski, Cadalora, Bradl, Cardus.

Dobbiamo sempre ricordare che il nostro sport è uno sport molto pericoloso. Anche se tantissimo si è fatto, grazie all’impegno di persone lungimiranti e generose, ancora tanto resta da fare. Qui, in questo caso specifico di Sepang, il circuito e i soccorsi non hanno avuto alcuna responsabilità, tutto ok, ma è stata una pura fatalità? Oppure c’è margine per fare di più? E’ doveroso interrogarsi.

Non ci abbiamo mai pensato, ma forse si potrebbe chiedere di più ai piloti anche nei giri di allineamento. Come raccomandare le linee da tenere se insorge un problema tecnico, per esempio. Ma si potrebbe arrivare fino a vincolare i piloti a velocità determinate o addirittura a vietare i sorpassi nei giri pre-gara? Ne dubito, però credo sia giusto approfondire il tema.

Perché è bello seguire questi ragazzi che si divertono con le moto fin da piccolini. Domenica ci ha intenerito vedere  in un bel post di Marc, che da casa festeggiava Alex – le vecchie fotografie dei due fratelli Marquez da bambini: insieme in piscina all’età dell’asilo, insieme con le prime coppe pochi anni dopo, insieme ancora sul podio della MotoGP, sempre insieme tutta la vita. “Campeones y subcampeones del mundo!”. Una soddisfazione di famiglia che non si fatica ad immaginare: mai due fratelli erano arrivati insieme così in alto nel motociclismo.

Ma dobbiamo anche pensare ai tanti che non ce l’hanno fatta e non ce la fanno, soprattutto a quelli che non hanno avuto fortuna. Come il ventenne Noah Dettwiler – che ora grazie al cielo sembra stabile sebbene ancora in pericolo – e alla sua famiglia che a Basilea, all’alba di una domenica qualunque, ha dovuto vedere immagini così dure alla televisione prima di precipitarsi disperatamente verso l’aeroporto più vicino. Tutti noi speriamo e vi abbracciamo con affetto.