La sua carriera è stata semplicemente qualcosa di fantastico, sempre a cavallo tra Serie A e Serie B per oltre 15 anni. Con tante soddisfazioni, come quelle di vedere crescere al proprio fianco talenti del calcio italiano come Roberto Baggio o il compianto Stefano Borgonovo, o di giocare una finale di Coppa Uefa. Il mondo del calcio italiano nella serata di martedì 22 si è trovato di fronte a una di quelle notizie che non si vorrebbero mai sentire: la scomparsa di Celeste Pin, trovato morto nella sua abitazione. Difensore classe 1961, era stato legato per molti anni alla Fiorentina e oltre ai viola aveva giocato con Perugia, Verona e Siena. Un giocatore di quelli che farebbero tanto comodo al calcio attuale, povero di atleti legati alla maglia e con valori calcistici veri.
UN DIFENSORE CHE HA FATTO LA STORIA
Nato il 25 aprile 1961 a San Martino di Colle Umberto, Celeste Pin era un difensore centrale che ha saputo imporsi per solidità e intelligenza tattica. La sua carriera iniziò tra le fila del Perugia, dove già si intravedevano le qualità che lo avrebbero portato a diventare una colonna portante della Fiorentina. Con i Grifoni, Pin collezionò 75 presenze e segnò un gol, un’esperienza che gettò le basi per il suo futuro successo. Ma è con la maglia viola che Pin divenne una leggenda. Dal 1982 al 1991, Pin giocò 268 partite, segnando 6 gol e diventando una vera e propria «bandiera» per il club. Non era solo un difensore, era il pilastro su cui si fondava la retroguardia viola, un leader silenzioso che sapeva farsi sentire nei momenti decisivi. Al fianco di campioni come Roberto Baggio, Stefano Borgonovo, Paolo Monelli, Stefano Carobbi e Stefano Pioli, per citare i più famosi, Pin contribuì a scrivere pagine importanti della storia della Fiorentina, come la partecipazione alla finale di Coppa UEFA del 1989-1990 in cui giocò sia la finale di andata che quella di ritorno con il numero 5 sulla schiena.
UN LEGAME INDISSOLUBILE CON LA FIORENTINA
Celeste Pin non è stato solo un giocatore della Fiorentina, ma un simbolo. La sua dedizione ai colori viola non si è mai spenta, neanche dopo aver appeso le scarpette al chiodo. La sua passione per il club era così forte che nel 2022 fu inserito nella Hall of Fame della Fiorentina, un riconoscimento che sottolineava il suo status di leggenda già in vita. Anche dopo il ritiro, Pin rimase infatti vicino al club viola, partecipando a eventi e trasmissioni locali, e continuando a sostenere la squadra come un tifoso appassionato. La sua lealtà e il suo attaccamento alla maglia viola erano evidenti a tutti, e il comunicato di cordoglio del club ha ribadito quanto fosse amato e rispettato: «Il Presidente Commisso, sua moglie Catherine, il Direttore Generale Alessandro Ferrari, il Direttore Sportivo Daniele Pradè, Mister Pioli e tutta la Fiorentina, si uniscono al dolore della famiglia Pin ed esprimono le più sentite condoglianze per la scomparsa di Celeste. Oltre ad aver indossato i colori viola per lunghi anni come calciatore, Celeste è rimasto sempre un tifoso della Fiorentina e non ha mai fatto mancare la propria vicinanza ed il proprio sostegno in tutte le occasioni sia pubbliche che private ed è per questo che rimarrà, per sempre, nella storia gigliata».
UN’EREDITÀ CHE VA OLTRE IL CAMPO
Dopo il ritiro dal calcio giocato, Celeste Pin non si allontanò mai veramente dal mondo del pallone. Conseguì l’abilitazione a direttore sportivo e si dedicò all’insegnamento nelle scuole calcio giovanili di Firenze, dimostrando un impegno costante nel formare le nuove generazioni di calciatori. Era anche una figura conosciuta come commentatore sportivo, mantenendo un contatto costante con il pubblico e il mondo del calcio. Il suo coinvolgimento nel calcio giovanile e la sua attività di commentatore sportivo testimoniano una passione che andava oltre il semplice gioco, un desiderio di trasmettere i valori del calcio alle nuove generazioni. Pin era un uomo che viveva il calcio a 360 gradi, un esempio di dedizione e amore per lo sport. La sua morte ha generato un’ondata di cordoglio e commozione tra molti addetti al lavori, di sicuro tra gli appassionati del calcio di un tempo, ben più signorile di quello attuale.