di
Andrea Nicastro
Si alza la tensione tra Israele e le truppe di Unifil: ieri un drone israeliano è stato abbattuto dalle truppe Onu, che sono poi state colpite da una granata e «da un colpo sparato da un tank»
Schermaglie tra Caschi blu in Libano ed esercito israeliano. Parole roventi e spari veri che per fortuna non hanno causato vittime.
Domenica pomeriggio l’Unifil ha abbattuto un drone con la Stella di David nella zona di Kfar Kila, nel sud del Libano, al confine con Israele. In risposta l’Idf ha mandato un altro drone che ha sganciato una granata.
Questi i fatti ammessi dalle due parti, ma sia le forze di pace internazionali sia i militari israeliani danno versioni differenti di ciò che è accaduto.
L’Unifil parla di un drone che in modo «aggressivo» ha sorvolato una sua pattuglia. Israele di una «un’attività di routine di raccolta informazioni». Le forze di peacekeeping dicono di aver «applicato le necessarie contromisure difensive per neutralizzare il drone», cioè l’hanno abbattuto. Israele ribatte che «l’attività del drone non rappresentava una minaccia per le forze Unifil», ma che «secondo un’indagine preliminare, i Caschi blu di stanza nelle vicinanze hanno deliberatamente sparato» per abbattere l’apparecchio senza pilota. Le forze delle Nazioni Unite accusano che, dopo il primo aereo comandato a distanza, ne è comparso in cielo un altro. «Verso le 17:45 un secondo drone si è avvicinato a una pattuglia Unifil e ha sganciato una granata. Negli istanti successivi un carro armato israeliano ha sparato un colpo contro le forze di peacekeeping». Israele nega la cannonata del tank. Il suo portavoce afferma invece che «dopo l’abbattimento del drone di osservazione, le truppe delle Idf hanno sganciato una granata verso la zona in cui è caduto il drone. Va sottolineato che non è stato sparato alcun colpo contro le forze Unifil». La parola degli uni contro quella degli altri.
Non è la prima volta che Unifil abbatte droni israeliani. Era già successo in primavera. In genere i soldati di pace non sparano ai velivoli senza pilota, ma li disattivano con misure di contrasto elettroniche. È ciò che in gergo si chiama «jamming»: particolari onde che mettono fuori uso i sistemi di guida dell’apparecchio che così precipita al suolo. Nel caso di ieri Unifil non ha spiegato come ha abbattuto il drone. Ma non sarebbe neppure stata la prima volta che pattuglie Onu siano finite sotto il fuoco israeliano. È esperienza comune per i caschi blu essere «agganciati» da laser di puntamento israeliani o essere semplicemente bersagliati da colpi di artiglieria e/o droni armati. Famoso durante l’ultima invasione israeliana in Libano, il carro armato che ha abbattuto il portone di una base militare dei caschi blu.
Le ultime notizie sulla tregua a Gaza, in diretta
Sono numerosi i proiettili d’artiglieria «caduti» nel perimetro delle aree militari internazionali costringendo i caschi blu a vivere per mesi chiusi nei rifugi anti bomba. L’anno scorso si sono registrate decine di feriti tra i soldati di pace. L’ultima volta è stato un mese fa quando un drone dello Stato ebraico si è schiantato nel quartier generale della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) a Naqoura.
I canali di comunicazione e coordinamento militare tra Caschi blu ed esercito israeliano sono rimasti aperti. La speranza è che la tensione rientri, ma l’episodio si inserisce in un momento delicato da tanti punti di vista. Israele preme per un cambio politico tanto in Libano quanto a Gaza, resiste all’idea di forze multinazionali e si oppone esplicitamente al proseguimento della esperienza Unifil ed in genere al ruolo delle Nazioni Unite. D’altro canto, molti Paesi che tentano di fare da pacieri discutono se il modello Unifil sia ancora efficace in Libano e se possa essere esteso alla Striscia di Gaza. In Libano lo Stato ebraico vorrebbe che il partito-milizia Hezbollah disarmi. Nel frattempo, però, viola in modo sistematico e unilaterale la tregua accettata l’anno scorso. Ieri, ad esempio, un’auto è stata centrata da un drone israeliano a 150 chilometri dal confine uccidendo il conducente. Secondo i servizi segreti ebraici era affiliato a Hezbollah. Quasi 300 sono i libanesi ammazzati da Israele in territorio libanese durante il cessate il fuoco.
A Gaza c’è un altro partito-milizia, Hamas, che non accetta di essere disarmato senza garanzie da parte di Tel Aviv di non interferire più negli affari interni della Striscia o men che meno invadere.
L’eventuale forza di pace internazionale avrà più o meno poteri di quelli che Unifil ha in Libano? Chi sarà disponibile ad inviare i propri soldati se sa che Israele si arroga il diritto di colpire a piacimento?
Israele sembra intenzionato a mantenere il monopolio assoluto della forza nell’intera regione e lo fa capire utilizzando le sue armi. D’altra parte, però, la catena di comando Onu fa capire di non essere disponibile a mandare i Caschi blu a fare da bersagli per il tiro a segno. In Libano Hezbollah non attacca Unifil, ma Hamas che cosa farebbe se percepisse i soldati internazionali come un semplice prolungamento dell’esercito ebraico? I Caschi blu devono mostrare di non essere sottomessi a Tel Aviv e di saper reagire alle sue violazioni.
Il comunicato odierno di Unifil è insolitamente duro. Le azioni di ieri delle Forze di Difesa Israeliane, hanno scritto i portaparola della missione, «violano la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza e la sovranità del Libano. Dimostrano disprezzo per la sicurezza delle forze di pace impegnate nell’esecuzione dei compiti affidati dal Consiglio di sicurezza nel Libano meridionale».
27 ottobre 2025 ( modifica il 27 ottobre 2025 | 15:35)
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