di
Vera Mantengoli

Slogan e cartelli contro il sionismo, interrotto l’incontro con l’ex deputato dem: «Impossibile continuare, atteggiamento fascista». La Russa: «Più onesto chiamare le cose con il loro nome». La solidarietà del mondo politico

L’ultimo Fiano al quale era stato impedito di parlare era stato suo padre, nel 1938, quando aveva 13 anni, all’alba delle leggi razziali. Un profondo turbamento ha travolto Emanuele Fiano, presidente di Sinistra per Israele, quando il Collettivo Sumud ha fatto irruzione in un’aula universitaria di Ca’ Foscari a San Giobbe (Venezia), interrompendo con urla e striscioni l’incontro sulla pace in Medio Oriente e sulla soluzione «due popoli, due Stati». «Vivo sotto scorta da 15 anni e quello che ho provato non è stata paura fisica, ma un turbamento destabilizzante perché impedire a qualcuno di parlare è l’inizio di una strada che porta alla violenza. Prima c’è quella verbale e poi arriva quella fisica — ha detto l’ex deputato del Pd, invitato da Simone Rizzo, presidente dell’associazione studentesca Futura —. E poi, da dentro di me, ho pensato che anche a mio padre a 13 anni, a scuola, fu impedito di parlare. E qui eravamo in un ateneo, luogo in teoria di democrazia e libertà di pensiero». Dopo aver mostrato striscioni e aver letto un comunicato, il gruppo ha continuato a bloccare i lavori fino alle 19, quando la sede universitaria doveva chiudere. A quel punto se ne sono andati. «Non volevo che uscissimo prima noi, come se ci stessero cacciando. Io sono sempre per il dialogo e se mi inviteranno ancora, tornerò», ha detto Fiano che però non ha dubbi: «Quello di chi ha contestato, è stato un atteggiamento fascista».

La Russa: «Parlare di fascismo è un azzardo»

Immediati i messaggi di solidarietà. «A Emanuele Fiano a cui esprimo vicinanza e con cui ho sempre avuto un simpatico rapporto personale, mi permetto di segnalare che almeno in questo caso citare il fascismo come principio guida per i pro Pal è un po’ azzardato», ha detto sui social il presidente del Senato Ignazio La Russa. Dal Pd, il responsabile Esteri Peppe Provenzano parla di «atto di prevaricazione e intolleranza». «Lele crede nel confronto, non è accettabile che gli si impedisca di parlare», ha scritto la senatrice Simona Malpezzi. E Piero Fassino: «È stato un atto intollerabile, figlio dei pregiudizi e del fanatismo». «Solidarietà e un abbraccio a Lele Fiano da parte mia e di tutta la comunità di Azione», dichiara Carlo Calenda. Mentre Matteo Renzi: «Impedire a un nostro concittadino ebreo di parlare in una università mi ripugna».



















































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All’incontro era presente anche il presidente della comunità ebraica di Venezia Dario Calimani: «Era la prima volta che all’università qualcuno cercava di svolgere un dibattito non di parte, bensì con una prospettiva minimamente distaccata. Il dibattito è stato interrotto e impedito con i megafoni. Ma per affrontare un dibattito ci vuole un minimo di conoscenza della storia. E invece si procede per slogan imponendo il silenzio. E questa la si chiama democrazia e qualche volta anche, impropriamente, resistenza. Onore al merito, comunque, ai giovani organizzatori di Futura».


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27 ottobre 2025 ( modifica il 28 ottobre 2025 | 07:36)