Come prevedibile, c’è un scontro su alcuni emendamenti presentati in Senato nell’ambito del Ddl Concorrenza 2025. A far discutere sono soprattutto le proposte, avanzate da parlamentari della maggioranza, di agganciare all’inflazione le bollette telefoniche. Preoccupano però anche altre norme che spalancherebbero le porte a un telemarketing più aggressivo e persino limiterebbero le possibilità di risarcimento danni per i consumatori.

Tariffe telefoniche indicizzate all’inflazione

Tra gli emendamenti al Ddl Concorrenza depositati a fine settembre spicca quello che permetterebbe agli operatori telefonici di aumentare automaticamente le tariffe ogni anno in base all’inflazione. Questa clausola di indicizzazione, firmata da alcuni senatori di Forza Italia (Antonio Trevisi, Adriano Paroli, Dario Damiani) con il sostegno della Lega, consentirebbe rincari annuali pari all’indice Istat dei prezzi al consumo, eventualmente maggiorati di un coefficiente fisso indicato nel contratto. Gli operatori telefonici motivano la misura con la necessità di compensare i costi operativi dovuti all’inflazione e di finanziare investimenti nelle reti (5G, fibra, ecc.).

La preoccupazione principale riguarda però i diritti degli utenti: l’adeguamento automatico non verrebbe considerato una modifica unilaterale del contratto, dunque il cliente non avrebbe più il diritto di recesso gratuito in caso di aumenti. Se la norma passasse, gli abbonati che non accettano l’adeguamento tariffario non potrebbero cambiare operatore senza penali.

Consumerismo No Profit e altre associazioni denunciano che così i consumatori verrebbero privati di una tutela oggi garantita (la possibilità di disdire senza costi di fronte a variazioni unilaterali delle condizioni). In passato alcuni gestori tentarono di introdurre clausole simili, ma l’Agcom intervenne limitandole e imponendo il consenso scritto esplicito degli utenti.

Dati di portabilità e telemarketing aggressivo

Un altro emendamento controverso riguarda l’utilizzo a fini commerciali dei dati di portabilità telefonica. La proposta, firmata da senatori della Lega (Gianluca Cantalamessa, Giorgio Maria Bergesio, Mara Bizzotto), modificherebbe il Codice delle comunicazioni elettroniche per consentire agli operatori di sfruttare le informazioni raccolte quando un utente cambia gestore (numero telefonico, contatti, ecc.) al fine di proporgli nuove offerte.

Ciò sarebbe possibile solo con consenso preventivo dell’utente, ma secondo le associazioni consumeristiche si tratta di un’apertura pericolosa: spesso il consenso viene estorto con pratiche poco trasparenti, e in ogni caso questa norma rischia di alimentare campagne di telemarketing “aggressivo”.

Attualmente, l’uso dei dati presenti nel database di portabilità è vietato per fini promozionali, proprio per prevenire abusi e chiamate moleste ai clienti che hanno chiesto il cambio operatore.

L’emendamento in questione, secondo le associazioni dei consumatori, potrebbe portare a una sorta di rivendita indiretta dei dati personali, esponendo gli utenti a ondate di chiamate spam mirate durante la migrazione da un operatore all’altro. Si tratterebbe di reintrodurre il famigerato win-back, cioè le offerte martellanti dell’operatore uscente per far desistere il cliente dal recesso.

Non a caso, proprio dal 19 agosto 2025 l’Agcom ha attivato il cosiddetto “blocco delle chiamate”: un nuovo sistema che permette agli utenti di opporsi in anticipo alle telefonate commerciali indesiderate, registrandosi al Registro delle Opposizioni anche per i cellulari.