di
Alessandro Fulloni

Ai funerali del corridore, morto venerdì, la fidanzata 23enne Alice Capasso ha letto una lettera, bella e dolente: «Eri il mio moroso, il mio fratello e il mio amico». L’atleta aveva accusato un malore in gara, poi il ricovero

Circa trenta righe, il riassunto – bello, travolgente e straziante – di un amore durato sette anni. «Questa lettera era nata per leggertela…». Ma ad Alice non è stato possibile: il suo fidanzato – anzi: «il mio moroso», come lo ritrae li –  Kevin Bonaldo, 25 anni, il destinatario di queste parole, è morto venerdì in ospedale, a Vicenza. Ciclista dilettante, era ricoverato in terapia intensiva dallo scorso 21 settembre.

Quel giorno, al termine di una corsa,  «La piccola Sanremo di Sovizzo», a neanche un chilometro dall’arrivo, si era fermato. Un malore inspiegabile. Poi, in ambulanza, quando sembrava essersi ripreso, l’arresto cardiocircolatorio. Poi i giorni di speranza, sembrava che il quadro clinico si ristabilisse. Ma infine l’improvviso peggioramento. Per chiarire le cause esatte del decesso la Procura di Vicenza ha disposto l’autopsia, eseguita ieri, prima dei funerali. 



















































 Le foto di Kevin, il ricordo del papà e della mamma Roberto e Cinzia, dei suoi fratelli Simone e Antonio, dei suoi amici e dei suoi compagni di squadra, la Sc Padovani Polo Cherry Bank, ci restituiscono l’immagine di un ragazzo bello e solare. Il resto lo ha raccontato ieri Alice Capasso, sul pulpito della chiesa di  Ramon di Loria. E appunto:  «Ogni giorno ti ho scritto, come hanno fatto tante persone. Ero pronta a starti accanto e darti forza, a rialzarti. Lo avremmo fatto insieme. Ci siamo conosciuti tra le biciclette e per un anno passavi solo per un saluto o due chiacchiere e ripartivi soddisfatto per il tuo allenamento. Poi dopo ogni gara abbiamo girato insieme, un piccolo rito che era già un legame».

La loro storia comincia il «17 agosto 2018: finalmente ci siamo messi insieme e sei andata via piangendo perché non ci credevi e tu Kevin non piangevi mai. Eri una testa calda, sì, ma con il cuore d’oro. Dall’ora a oggi, sette anni in cui siamo cresciuti insieme, non servivano troppe parole e gesti, bastava stare insieme per sentirsi a casa. Eravamo una presenza costante, l’uno per l’altra. Sette anni al tuo fianco, un moroso, un amico e un fratello: sei stato tutto e mai qualcosa di scontato. L’ultima cosa che mi hai detto ridendo: tra due anni avrò una casa e tu sarai con me. Eri così, deciso e sicuro di ciò che avrei voluto».

Alice prosegue: «Ti sei spento lentamente, regalandoci un mese con te, dove in realtà ora capisco che stavi dando tu la forza a noi. Hai lasciato una cicatrice che riempirò dei tuoi colori. So che non avresti mai voluto farci del male. E ora ti sento, sei accanto a noi, con la tua solita mano sulla nostra spalla. Adesso sei energia e luce che si posa sulle cose. Stai sempre vicino a tutti noi, in particolare a tua mamma Cinzia, una leonessa, a tuo papà Roberto, un tenero guerriero, a Simone, fratello di non troppe parole ma di presenza costante e sincera, e ad Antonio, un fratello che adesso illuminerai da lassù. Io e lui eravamo i tuoi piccolini, come un leone ci proteggevi, eri la nostra locomotiva e noi i tuoi vagoni che ti seguiranno ancora per la tua strada».

E infine: «Ho pensato molte volte se questa lettera fosse abbastanza per te, ma nessuna parola sarà perfetta quanto lo sei tu. Eri un po’ tutto e niente di scontato, e adesso da lassù continuo a fare il tuo rumore quaggiù. Una rosa bianca ti ho lasciato candida come te, e una rosa rossa per il nostro amore. Abbracciami forte Kevin, sei il mio angelo umano. La tua Alice».

28 ottobre 2025