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L’Ucraina ha colpito con diversi droni la diga di Belgorod, nel sud della Russia, provocando gravi inondazioni e isolando diverse unità militari di Mosca. L’attacco ha danneggiato il bacino idrico, da cui l’acqua è fuoriuscita in modo incontrollato, interrompendo la logistica russa e bloccando le truppe di stanza nell’area di confine, in particolare nei pressi di Vovchansk, città già teatro di duri scontri dal maggio 2024.
APPROFONDIMENTI
Truppe bloccate e fronte in stallo
«La logistica del nemico è diventata notevolmente più complicata», ha dichiarato un portavoce del 16° Corpo d’Armata ucraino. «Le unità che avevano attraversato il fiume Siverskyi Donets sono ora tagliate fuori dalle loro forze principali.
Ci aspettiamo che il bacino di scambio dei prigionieri venga presto ricostituito», ha aggiunto. Vovchansk era stata occupata dai russi fino al settembre 2022, quando Kiev riuscì a riconquistarla con una controffensiva. I combattimenti sono ripresi nella primavera del 2024, costringendo migliaia di civili a fuggire. Il colonnello Robert Brovdi, comandante delle forze ucraine di droni, ha confermato su Facebook la responsabilità di Kiev: «Oggi si è aperta una crepa nel bacino di Belgorod. Dal momento del “magico calcio”, il livello dell’acqua è sceso di 100 centimetri. L’operazione è stata chiamata ‘Tieni duro, diga!’ e, come dimostrano i servizi segreti russi, la struttura è ormai malmessa».Bunker e trincee allagati
Secondo le autorità regionali russe, la diga sarebbe stata colpita più volte tra il 24 e il 26 ottobre. Il governatore di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha confermato sabato che l’infrastruttura è stata attaccata da un drone ucraino, avvertendo che circa un migliaio di persone rischiano di essere coinvolte se la diga dovesse cedere completamente. Video verificati mostrano l’acqua scorrere in modo incontrollato. Prima dell’attacco, l’attività militare russa nei pressi di Vovchansk era aumentata grazie alle condizioni climatiche favorevoli: il terreno indurito e i corsi d’acqua meno profondi facilitavano i movimenti dei convogli. Ma dopo la rottura della diga, il fiume Siverskyi Donets ha straripato, allagando bunker e trincee russe e rendendo difficoltoso il rifornimento delle posizioni avanzate.
Rischio disastro ambientale
Le immagini diffuse sui social mostrano mezzi militari russi impantanati nel fango, con soldati costretti a filmare le proprie difficoltà nel tentativo di lasciare le zone allagate. «È così, la posizione ‘Dub’ è completamente allagata. C’è un’auto ferma nell’acqua, non riesce a muoversi», si sente dire in un video diffuso su canali russi. Secondo fonti locali, il livello dell’acqua del bacino continua a salire, sommergendo nuove aree e rendendo vano il lavoro delle unità di ingegneria di Mosca, impegnate nel pompare l’acqua e rafforzare le difese. Le previsioni meteo indicano ulteriori piogge, che rischiano di trasformare l’intera zona del fronte in una palude. L’allagamento ha inoltre interrotto le linee di rifornimento russe nella regione di Vovchansk, ostacolando il trasporto di munizioni e viveri. In un video, un soldato ammette: «Una delle nostre posizioni è completamente sommersa».
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