di
Gianna Fregonara
Convertito in legge il decreto Valditara: torna il nome Maturità, cambia l’orale e chi non lo fa non può essere promosso. Meno commissari ma pagati di più. Il ministro: una svolta
Dal 2026 cambia di nuovo l’esame di Maturità. Con la conversione da parte del Parlamento del decreto dello scorso settembre sono legge le nuove misure volute dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. In realtà si torna all’antico: nel nome, tanto per cominciare. Anche se tutti hanno continuato a chiamarla Maturità, dopo la riforma Berlinguer del 1999 il rito di passaggio dalla scuola all’università o al mondo del lavoro era diventato «l’Esame di Stato». Ora sarà di nuovo la Maturità anche nei diplomi e nei documenti ufficiali.
Solo quattro materie
Si torna all’antico anche per quel che riguarda la modifica sostanziale più importante per gli studenti: la prova orale non verterà più su tutte le materie come è stato fino allo scorso giugno bensì soltanto su quattro discipline scelte ogni anno dal ministro entro il 31 gennaio insieme alla materia della seconda prova scritta. Questo dovrebbe rendere il colloquio più approfondito nelle intenzioni del ministro Valditara, mentre il rischio che le altre materie vengano trascurate da febbraio in poi dai maturandi sarebbe scongiurato dal fatto che comunque il voto di ammissione conta – le regole non cambiano – nella formazione del voto finale di Maturità.
Sparisce il documento della commissione per l’orale
Per dare inizio alla prova orale, nella nuova formula, non ci sarà più il documento scelto dalla commissione, un’innovazione degli ultimi anni che aveva per lo più spaventato gli studenti. Restano invece la parte legata all’educazione civica e ai percorsi Pcto che però cambiano nome: si chiameranno «formazione scuola-lavoro», in omaggio alla volontà di rendere più stretto il legame tra le due realtà.
Da giugno 2026 sarà invece un po’ più difficile prendere la lode o un votomolto alto perché i crediti aggiuntivi a disposizione delle commissioni per integrare il voto finale scendono da 5 a tre. Diminuisce anche il numero di commissari. Saranno soltanto cinque e non più sette: un presidente esterno come due dei commissari, gli altri due sono scelti tra gli insegnanti della classe.
Vietato fare scena muta
Dopo le proteste di una decina di studenti che lo scorso giugno hanno fatto scena muta all’orale, il testo della riforma ribadisce che non si può «scegliere» di non svolgere una prova, anche se si è già virtualmente promossi grazie ai crediti e ai voti delle due prove scritte. Chi non apre bocca al colloquio, sarà bocciato.
«Una svolta»
Il ministro Valditara parla di «svolta importante» e ribadisce che nella legge ci sono anche altri provvedimenti che riguardano la scuola: si rende strutturale il percorso 4+2, istituti tecnici più Its; si introduce la carta docente anche per 190 precari con contratto annuale; si rendono più stringenti le norme per la sicurezza nei viaggi di istruzione; sono accantonati 240 milioni per il contratto e i commissari d’esame sono incentivati alla formazione con tre milioni di euro.
«Mancano le idee»
«E’ un ulteriore passo avanti verso una scuola che mette al centro la persona dello studente e ne accompagna la crescita con serietà e competenza», ha detto il ministro. Per l’opposizione si tratta di «un provvedimento frammentato» (Azione), «un decreto senz’anima, dove mancano idee, visione e fondi» (Pd) . Al contrario per Fdi si tratta di «un vero e proprio cambio di passo».
28 ottobre 2025 ( modifica il 28 ottobre 2025 | 19:38)
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