La Svizzera, tradizionalmente considerato il Paese più neutrale d’Europa, guarda con preoccupazione alle nuove armi della Russia ed è pronta a investire 1,3 miliardi di euro in bunker per cautelarsi in vista di possibili manovre di Putin. Non solo, nel Paese elvetico un numero sempre maggiore di abitanti si dice ora favorevole a più stretti legami con la Nato. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, oltre un miliardo di franchi sarà investito, nei prossimi anni, per rimettere in funzione rifugi costruiti ai tempi della Guerra fredda e poi trasformati in depositi, cantine e centri per la coltivazione di funghi. Dopo il 1991, con lo scioglimento dell’Urss, la questione della protezione da possibili attacchi, che gli svizzeri prendono molto seriamente da sempre, sembrava ormai un retaggio del passato. Ma non è più così.

Riportare a norma le costruzioni sotterranee

Sono iniziati i lavori per riportare “a norma” tutte le costruzioni sotterranee (370 mila appartengono a privati) che non lo sono più. Si punta molto su grandi strutture, come Urania, usato come garage nel cuore della Zurigo vecchia, che nei suoi sette piani sotterranei è in grado di ospitare fino a 11mila persone. Cosa succederebbe se un attacco avvenisse durante le ore di lavoro e di scuola, magari mentre operai e impiegati sono in viaggio per raggiungere cantieri e uffici? I vari cantoni si sono posti il problema e stanno studiando come risolverlo. “Come stiamo vedendo a Kiev, è necessario avere una qualche protezione anche per questi casi”, ha spiegato Daniel Jordi, capo della divisione protezione civile e addestramento del ministero della Difesa. “Anche durante una guerra l’economia deve funzionare, questo è ciò che accade nei conflitti odierni. Certo, si tratta di una rete di infrastrutture colossale, ma alla fine è meno costosa di altre misure volte a proteggere la popolazione”.

Anche il settore privato punta sui bunker

La percezione del pericolo ha ridato fiato anche al settore privato, uno dei più attivi al mondo, con grande presenza su tutti i mercati internazionali. I bunker svizzeri sono piuttosto spartani, con costi che partono da 20mila euro, ma possono arrivare anche a oltre 1 milione per strutture più sofisticate, con tutti i confort che il committente richiede. Naturalmente il mercato estero più interessante è quello americano, dove pure operano da sempre decine di aziende locali. Ma gli svizzeri pensano di potersi ritagliare una sostanziosa fetta della torta, naturalmente se i dazi di Trump lo permetteranno.