di
Leonard Berberi

Dopo l’islandese Play e la svedese Braathens, ora anche la britannica Eastern Airways ha cessato le attività, lasciando a terra migliaia di passeggeri

Dopo l’islandese Play e la svedese Braathens, ora anche la compagnia aerea britannica Eastern Airways ha cessato le attività, lasciando a terra migliaia di passeggeri. In un solo mese, in Europa, sono già falliti tre vettori — la maggior parte con una specifica fetta di mercato, quella dei voli regionali verso territori difficili da raggiungere — e gli addetti ai lavori si chiedono quante altre aviolinee potrebbero fermarsi nelle prossime settimane. 

Il bilancio in rosso

È stata l’Autorità per l’aviazione civile del Regno Unito (Caa) a informare i viaggiatori dell’interruzione dei voli di Eastern Airways. Fondata 28 anni fa e dotata di una flotta di 17 velivoli per collegamenti brevi e medi, la compagnia ha registrato quasi 23 milioni di euro di perdite a fronte di 69 milioni di euro di fatturato in un solo anno.



















































Dieci giorni per salvarsi

Tecnicamente il vettore — registrato come Air Kilroe Limited — ha presentato istanza per ottenere protezione dai creditori, concedendosi dieci giorni di tempo per evitare la liquidazione. Nel frattempo ha cancellato tutti i voli e, dal 27 ottobre, non consente più di effettuare prenotazioni, compresi i collegamenti operati nell’ambito della continuità territoriale.

I posti in vendita

Nel corso del 2025, secondo i dati forniti da Cirium, Eastern Airways aveva messo in vendita poco più di 900 mila posti, compresi quelli legati ad alcuni collegamenti in codeshare con Klm (accordo che, peraltro, è scaduto domenica). L’ente regolatore ha sottolineato che diverse compagnie ferroviarie stanno offrendo soluzioni di viaggio ai passeggeri e ai dipendenti colpiti. Lo stesso sta facendo la compagnia scozzese Loganair.

In Europa sono fallite tre compagnie aeree in un mese: perché succede e chi rischia di fermarsi

Inverno difficile

La sospensione non arriva in un periodo casuale, stando agli esperti del settore. In questi giorni è iniziata la stagione invernale del trasporto aereo, che va da fine ottobre agli ultimi giorni di marzo. Il traffico cala, le persone viaggiano meno, mentre i costi fissi dei vettori restano elevati a fronte di un forte calo dei ricavi.

Ricavi inferiori

In Europa, quasi tutti i vettori registrano perdite nei mesi di novembre e dicembre, e poi di nuovo tra gennaio e febbraio. «Già da fine luglio o inizio agosto — spiegano due direttori finanziari di compagnie aeree — iniziano a entrare meno soldi in cassa: con l’estate già venduta e poche prenotazioni per l’ultimo trimestre, a quel punto le spese superano le entrate».

Il massimo stress finanziario

È per questo che tra settembre e ottobre le compagnie con finanze deboli entrano spesso in difficoltà. Al momento, in Europa, a soffrire maggiormente sembrano essere proprio i vettori regionali. E del resto nei giorni scorsi era stato anche l’amministratore delegato di Ryanair, Michael O’Leary, a spiegare al Corriere che altre società sarebbero fallite.

I voli domestici in calo

Secondo Era (European Regions Airline Association), nel continente operano circa 50 compagnie aeree regionali, con una flotta complessiva di 594 velivoli. Servono 3.350 rotte, quasi sempre non coperte da altri vettori, per un totale di oltre un milione di voli all’anno. Tutto questo in un momento in cui i voli all’interno dei Paesi si stanno riducendo.

Nelle settimane prossime

Si può prenotare con tranquillità? Gli esperti consultati dal Corriere spiegano che in Europa ci sono diverse aviolinee — anche di medie dimensioni — sottoposte a «significativo stress finanziario» in questo periodo. Precisano che non è detto che nelle prossime settimane queste vadano in bancarotta, ma ritengono «probabile» che prima di gennaio «più di qualcuna possa chiedere denaro per sostenere le attività nel periodo invernale».

I «sintomi» del problema

Secondo loro non è facile capire «quale sarà il prossimo vettore a fermare le attività». Un ottimo indicatore, spiegano, «è lo stato dei loro bilanci, ma di solito i passeggeri non vanno certo a consultarli e spesso non sono nemmeno pubblici». E a volte, quasi a sorpresa, «a saltare è un’aviolinea che non era considerata a rischio sotto questo profilo».

Chiedi agli esperti

28 ottobre 2025