Prima vittoria fra gli Open e prima vittoria soprattutto in maglia EF Education EasyPost per Mattia Agostinacchio, il campione del mondo juniores di ciclocross che al suo quarto impegno stagionale ha portato a casa il successo al GP Cicli Bianchi di Salvirola, staccando Federico Ceolin e Gioele Bertolini. Fin qui la notizia, ma è chiaro che tutto quel che riguarda l’iridato ha un sapore particolare, anche grazie all’importante stagione su strada che ha appena vissuto, confermandosi corridore multidisciplinare di primissimo piano.


La cosa che emerge innanzitutto è che Mattia si sta adattando molto velocemente alla nuova categoria e lo sta facendo per gradi, attraverso le prove italiane prima di testarsi con i campioni d’oltreconfine. Dalla strada al ciclocross il passaggio è stato piuttosto repentino, quasi senza soluzione di continuità: «E’ stata una mia precisa scelta, tirerò avanti almeno fino agli europei e mi fermerò dopo per rifiatare, ma senza perdere di vista gli obiettivi della stagione invernale».
Come ti sei trovato in queste primissime uscite?
Bene, sto già assimilando il cambiamento che poi è abbastanza relativo. Le gare sono effettivamente un po’ più lunghe rispetto a quant’ero abituato, passando da 40 minuti a un’ora, ma qui mi è venuta in soccorso l’attività accumulata su strada attraverso una stagione intensa. Gli avversari non mi sono certo sconosciuti, con Viezzi correvo e ci sfidavamo due anni fa da juniores, c’è Fontana che è appena rientrato ed è veramente forte, ma già mi sento vicino al loro livello.


Ha fatto però un certo effetto vedere te e Viezzi fianco a fianco sullo Zoncolan con due maglie del WorldTour…
Anche a me è sembrato un po’ strano, soprattutto per il contesto, il ciclocross e non la strada, ma è stata questione di attimi, poi ci si è fatta l’abitudine. Lì la gara è stata molto dura anche perché partivo dal fondo e nella prima parte ho dovuto recuperare. Con Stefano (Viezzi, ndr) abbiamo fatto un ritmo abbastanza alto, ma evidentemente quello di Fontana era un po’ più alto. L’ultimo giro è stato divertente, ci siamo sfidati a viso aperto, sapevamo che Fontana non si prendeva più.
E la tua prima vittoria?
Sono stati due giorni positivi nel loro complesso anche perché i protagonisti erano pressoché gli stessi del Giro delle Regioni. Le gambe erano buone e la caduta causata dallo stallonamento del tubolare non mi ha frenato più di tanto, sono riuscito a rimontare e vincere. Mi sto abituando sempre più, ogni settimana in più è un progresso.


Come ti avvicinerai adesso agli europei?
Rimanendo in Italia perché voglio avvicinarmi divertendomi, testandomi ai massimi livelli, per imparare. Il test generale sarà al Mugello. D’altronde non vado alla rassegna continentale con particolari ambizioni, penso che serva tempo per imparare, per fare esperienza, anche perché sarà una corsa abbastanza al buio, non essendoci state grandi occasioni di confronto. Qui nella categoria ci sono quattro anni, di tempo ce n’è.
Pensi che ci sia differenza di esperienza, di abitudine tra i più giovani e quelli che si avvicinano alla categoria elite?
Per quel che ho visto sì, bisogna capire bene quanto sarà, ma questo dipende molto da quel che man mano vedremo sul campo. Per questo la stagione la sto vivendo molto come un apprendistato e credo che vista la mia età sia anche giusto così.


Come hai chiuso la stagione su strada, che bilancio gli dai?
Buono, ma avrei potuto e dovuto far meglio. Nel corso della stagione qualche problema c’è stato, un po’ di sfortuna in appuntamenti ai quali tenevo, ma alla fine posso dare un voto positivo, anche perché ho vestito la maglia della nazionale che è sempre qualcosa d’importante. Infatti il Trophée Centre Morbihan è forse la gara principale di questa stagione, il momento più alto come rendimento.