Isaac Del Toro torna a parlare del Giro d’Italia 2025. In una lunga intervista al canale spagnolo di GCN, il talentuoso corridore messicano ha analizzato quanto accaduto durante l’ultima Corsa Rosa, concluso in seconda posizione alle spalle di Simon Yates (Visma | Lease a Bike) dopo aver vestito la Maglia Rosa per undici giorni e averla persa proprio nella penultima tappa, quella con il Colle delle Finestre, per via anche dell’eccessivo controllo con Richard Carapaz (EF Education-EasyPost). Un risultato che ha comunque rappresentato una sorta di punto di svolta nella stagione del 21enne della UAE Team Emirates XRG, che da quel momento ha ottenuto 16 vittorie e, soprattutto, la consapevolezza di potersela giocare con tutti ad alti livelli.
Del Toro ha iniziato parlando della tappa di Siena con le strade bianche, dove ha concluso al secondo posto dietro Wout Van Aert (Visma | Lease a Bike) e ha preso la Maglia Rosa: “Sapevamo ovviamente che non si poteva vincere il Giro in quella tappa, ma si poteva perdere. Quindi, ovviamente, eravamo concentrati sul non commettere errori. Dovevamo stare molto attenti a ciò che accadeva, dovevamo essere sempre davanti. Bisognava muoversi per stare attenti in ogni tratto di sterrato. Era come se quello fosse il mio obiettivo durante tutta la tappa, cioè stare attento. Quindi, quando ti dicono che hai la possibilità di lottare, quando me l’hanno data, non so se mancavano 20, 30 o 40 chilometri, ovviamente l’ho presa e l’ho sfruttata al meglio“.
“Il mio ruolo a inizio Giro era semplicemente quello di giocare come pedina aggiuntiva, mentre Adam (Yates, ndr) e Ayuso erano più concentrati sui favoriti – ha proseguito il messicano – Avevamo visto che la differenza di Juan nelle gare precedenti rispetto ai migliori non era così grande, era molto simile. Volevamo giocare con i numeri in modo che gli altri spendessero di più in alcuni giorni e il mio ruolo era quello di fare un po’ di danni, togliere gli abbuoni agli altri. Perché ovviamente, con il precedente della Vuelta, era anche difficile fidarsi di me per una gara di tre settimane. Sia Adam che Juan avevano già dimostrato di poter fare classifica, di poterla fare di nuovo, di sapere come farla e di avere il livello per farla, ma io in quel momento ero una completa incognita. Credo che solo dopo diversi podi, sia stato allora che la squadra se ne è resa conto, e anche io, che ero già un passo avanti rispetto a quanto pensavano ed è stato allora che mi hanno dato completa libertà“.
Inevitabile, ovviamente, tornare a quanto accaduto nella penultima tappa: “Credo che cambierei qualcosa, ma non so se questo mi renderebbe un ciclista migliore rispetto ad ora. Quindi non so se lo cambierei. Mi piacerebbe dire di sì, ma non so nemmeno se cambiando qualcosa avrei mantenuto il risultato che avevo fino a quel momento. Ma credo che quel giorno sia stato duro, anche mentalmente, perché ho commesso degli errori, quindi non ho fatto del mio meglio, no? Ma credo anche che sia in parte dovuto alla mia inesperienza in un Grande Giro e anche agli errori momentanei che ho commesso durante la tappa e all’inizio del Finestre”.
“Direi che i miei errori sono stati quando l’EF, nella prima parte del Colle delle Finestre, ha iniziato a tirare in modo così esplosivo, non sono stato a ruota perché non aveva senso per me, perché guardando il Colle delle Finestre era un’ora di scalata e non era logico – ha analizzato il 21enne – Non volevo entrare in quella lotta per vedere chi esplodeva per primo, perché se fosse stata di 10 minuti, credo che avrei vinto io, ma la gara non finiva in 10 minuti, ma dopo un’ora. Ecco perché non ero con la EF. Ma alla fine ho sentito che Brandon (McNulty, ndr) non stava bene e mi ha detto che non avrebbe potuto aiutarmi. Ho guardato Rafa (Majka, ndr) e lui si è aperto disperato. Allora ho detto: ‘Mi stanno attaccando, devo esserci’ e sono andato”.
Del Toro ha però finito per concentrarsi soprattutto su Carapaz, e quando Simon Yates ha attaccato non lo ha inseguito: “Alla fine, quello che stava dimostrando di avere le gambe giuste era Carapaz e alla radio mi dicevano di stare più attento a lui, quindi mi sono concentrato molto di più su di lui. Il problema è stato che quando la radio mi ha detto che Simon era davanti, ma che anche Van Aert era davanti, Simon aveva già 55 secondi e per me è stato come uno shock, non me l’avresti dovuto dire adesso, me l’avresti dovuto dire quando aveva 10 secondi o quando era con me. Mi sarei detto ‘Se ci attacchiamo tutti, allora attacchiamoci, perdo il Giro o vinco il Giro o quello che è, ma ci si prova’. In auto, credo a causa della mia inesperienza, non volevano che esplodessi e finissi non per arrivare secondo, ma quinto o sesto. Quindi, anch’io credo che la situazione in cui si trovava la squadra fosse difficile. Credo che sia andata nel modo migliore possibile perché alla fine abbiamo perso solo una posizione, ma in realtà sono stati quei piccoli errori a costarci un po’. Ma ovviamente è stato un errore tattico momentaneo da parte mia, dovuto al fatto di aver dimenticato i dettagli, per esempio Van Aert”.
“Mi sono reso conto di aver perso il Giro, non che l’avessi già perso perso, ma sapevo che molto probabilmente l’avrei perso, nel momento in cui Simon è rientrato su di me e Carapaz – ha ammesso il giovane talento messicano – Da quel momento, avevo già capito che probabilmente avrei perso il Giro, perché ovviamente l’intenzione di entrambi era quella di provarci, ed era una salita in cui loro potevano riuscirci e avevano un vantaggio, dato che sono due corridori un po’ più leggeri, la tappa era un po’ più adatta a loro, sia per l’altitudine che per il peso“.
Il classe 2003 è comunque orgoglioso del risultato ottenuto al Giro, anche se ovviamente aver sfiorato la vittoria fa ancora male: “Se mi avessero detto che all’inizio della gara avrei potuto ottenere cinque podi, una vittoria in Maglia Rosa e il secondo posto con Maglia Bianca, credo che pochissime persone avrebbero scommesso su questo risultato, e invece è successo. Quindi, sono davvero molto orgoglioso di questo perché l’ho fatto, ci abbiamo lavorato, tutta la squadra anche. Ma la verità è che ho perso e sono arrivato secondo e non è qualcosa di cui vado fiero, ora che sono nella posizione di vincere, ma è qualcosa che mi rende più forte per il futuro. E ovviamente, pensandoci con più lucidità, mi sarebbe piaciuto perdere soffrendo, ma purtroppo non è stato così. È qualcosa che mi fa male”.
