I due partiti di maggioranza vorrebbero cancellare la modifica del regime fiscale introdotta dalla manovra 2026: possibile esclusione per Piazza Affari e soglia delle partecipazioni abbassata al 5%
1. Che cosa è la stretta sui dividendi contenuta nel disegno di legge di Bilancio approvato dal governo e ora all’esame del Senato? 
Si tratta di una modifica del regime fiscale per i dividendi percepiti da imprenditori, società o enti derivanti da partecipazioni societarie inferiori al 10%.
2. Qual è l’attuale regime fiscale, che la manovra vorrebbe cambiare?
Finora vige il regime di «dividend exemption», in base al quale i dividendi percepiti da una partecipata possono essere esclusi dalla base imponibile per il 95%. Quindi solo il 5% dei dividendi viene tassato, così da evitare la doppia tassazione: prima in capo all’impresa che genera l’utile e poi quando l’utile viene distribuito come dividendo.
3. Cosa cambierà se la legge di Bilancio verrà approvata in Parlamento?
Dal primo gennaio 2026, l’esclusione del 95% dei dividendi dalla base imponibile resterebbe solo se la partecipazione detenuta nella società che distribuisce i dividendi fosse pari ad almeno il 10% del capitale. Se invece la partecipazione fosse sotto il 10%, l’intero dividendo entrerebbe nell’imponibile e non solo il 5%. 
4. Di quanto potrebbe aumentare la tassazione effettiva in caso di partecipazione inferiore al 10%?
Potrebbe passare dall’1,2% al 24%. Si prenda, per esempio, una società X con una partecipazione nella società Y che riceva un dividendo di 100 mila euro. Se la partecipazione fosse del 15%, solo il 5% del dividendo continuerebbe a finire nell’imponibile: quindi 5 mila euro, sui quali, applicando l’Ires del 24%, si pagherebbero 1.200 euro. Se invece la partecipazione fosse del 5%, l’intero dividendo di 100 mila euro finirebbe nella base imponibile, con una tassazione pari a 24mila euro, ovvero venti volte superiore. 
5. Perché il governo ha deciso questo inasprimento del regime fiscale?
Sicuramente perché aveva bisogno di entrate per le coperture necessarie alla manovra da 18,7 miliardi. Ma dietro la stretta c’è anche l’idea di evitare abusi, cioè di eliminare un trattamento agevolato anche nel caso di partecipazioni irrilevanti, mentre la norma attuale era nata con una finalità diversa: evitare la doppia tassazione (a monte e a valle) in caso di partecipazioni di rilievo economico.
6. Quante risorse deriveranno dalla stretta sui dividendi? 
Secondo la Relazione tecnica allegata dal governo al disegno di legge di Bilancio, l’articolo 18 sul nuovo regime fiscale dei dividendi frutterebbe un maggior gettito di 983 milioni di euro nel 2026, di un miliardo e 71 milioni nel 2027 e di un miliardo e 80 milioni all’anno dal 2028 in poi. 
7. Quante saranno le imprese coinvolte?
Nella Relazione tecnica non c’è una stima sul numero di imprese soggette alla stretta, ma si spiega che il maggior gettito si basa sull’ipotesi che circa il 6% dei dividendi ora esclusi dalla base imponibile vi rientrerebbe perché riguarderebbe partecipazioni societarie inferiori al 10%. 
8. Il nuovo regime riguarda anche i dividendi distribuiti alle persone fisiche? 
No. La soglia del 10% di partecipazione si applica solo alle partecipazioni tra società o enti soggetti a Ires, cioè tra imprese. I dividendi percepiti da persone fisiche continuano a essere tassati secondo le normali regole Irpef sui redditi da capitale, con un prelievo del 26%.
9. La stretta potrebbe subire modifiche in Parlamento?
Sì, visto che due forze di maggioranza, Forza Italia e Lega, vorrebbero cancellarla, e visto che anche Confindustria chiede di togliere la «doppia tassazione». Ma anche solo per attenuare la stretta bisognerebbe trovare le coperture. In questo caso, l’ipotesi è di ridurre la soglia di partecipazione dal 10% al 5% e di escludere dalla stretta le società quotate    
28 ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
