di
    Alessandro Sala
Zoppo e Zaz hanno trovato la morte poco dopo avere valicato le Alpi, mentre si riposavano in un prato a Dubino (Sondrio). L’Enpa e Lndc si costituiranno parte civile nel processo contro l’uomo accusato per i due abbattimenti
Erano entrati nel territorio italiano soltanto da un’ora. Il transito nel «Bel Paese» è stato loro fatale. I due esemplari di ibis eremita abbattuti nei giorni scorsi da un bracconiere, poi individuato dai carabinieri forestali e denunciato per uccisione di animali e furto venatorio, erano impegnati nella migrazione autunnale verso la Toscana, dove avrebbero svernato nella zona della laguna di Orbetello. L’agguato, perché di questo occorre parlare trattandosi di specie altamente protetta, è avvenuto nel territorio di Dubino, in provincia di Sondrio, lo scorso 16 ottobre. I loro corpi non sono stati ritrovati, mentre sono stati rinvenuti cinque giorni dopo dai militari i trasmettitori gps che indossavano. Si tratta infatti di animali davvero speciali, parte di un’azione internazionale di ripopolamento della specie finanziato da un progetto Life dell’Unione Europea e finalizzato a salvare dall’estinzione una specie iconica ma che da tempo non solcava più i nostri cieli. Purtroppo ogni anno molti esemplari inseriti in questo piano vengono abbattuti a colpi di fucile. Si calcola che in questo modo se ne perda uno su tre, spesso proprio nel territorio italiano. L’ultimo caso è, appunto, quello lombardo.
Dalle tracce gps, le stesse che hanno aiutato i carabinieri a individuare il presunto responsabile, è stato possibile accertare che i due volatili erano entrati nel territorio nazionale da meno di un’ora. Avevano valicato le Alpi nei pressi del Pizzo Gallagione, quasi 3 mila metri di altitudine, che segna il confine tra l’Italia e la Svizzera, quasi alla confluenza tra Val Chiavenna e Valtellina. E proprio a Dubino, poco sopra a Colico, i due ibis si erano posati su un prato per riposare e lì sono stati colpiti. Erano partiti dall’Austria e si erano attardati nel cantone dei Grigioni prima di riuscire a trovare un varco che consentisse loro di superare la barriera alpina.     
Uno dei due si chiamava Zoppo ed era uno dei veterani del progetto Life, iniziato nel 2004 e guidato dal Waldrappteam Conservation and Research, il gruppo austriaco che si è inventato le migrazioni guidate con ultraleggeri. I volatili, nati in cattività – uno dei centri riproduttivi è il Parco Natura Viva di Bussolengo, nel Veronese, unico partner italiano del progetto – vengono infatti cresciuti da «mamme surrogate», ovvero dalle ricercatrici che si prendono cura di loro quando ancora sono pulli. E una volta cresciuti vengono accompagnati nella prima migrazione, che compiono esattamente come farebbero in natura, seguendo le madri. In questo caso seguendo le mamme adottive che viaggiano a bordo di alcuni deltaplani a motore. Dopo avere imparato la rotta, gli ibis sono in grado di ripeterla autonomamente.
È quello che faceva Zoppo, che in questo caso accompagnava anche un esemplare più giovane, Zaz, facendogli da mentore. I due erano partiti all’inizio di ottobre dal sito riproduttivo e avevano scelto di percorrere una rotta che attraversa la parte sud-orientale della Svizzera. «Questo atto brutale non solo ha privato il progetto di uno dei suoi esemplari fondatorei – commenta Roberta Pieroni, responsabile della campagna antibracconaggio del Waldrappteam in Italia – ma ha anche profondamente scosso la vasta comunità internazionale che da anni seguiva i suoi spostamenti». Il progetto è infatti stato coronato da successo, nonostante ad ogni migrazione si registrino numerose perdite proprio a causa dell’azione dei bracconieri.
L’Italia ancora una volta non ci fa una bella figura. «Il bracconaggio resta la minaccia più grave per l’ibis eremita – conferma Johannes Fritz, direttore di Waldrappteam -. L’uccisione di due esemplari a meno di un’ora dal loro arrivo in Italia è un promemoria doloroso della grave minaccia che il bracconaggio rappresenta per la biodiversità. E anche dell’urgenza di combattere questo crimine». Il gruppo ringrazia i carabinieri forestali e la riserva naturale di Pian di Spagna e Lago di Mezzola che hanno collaborato e condotto le indagini. L’uomo individuato come autore del gesto è stato sottoposto a perquisizione domiciliare, nel corso della quale sono stati sequestrati armi, munizioni e dispositivi informatici nella sua disponibilità. Gli è stato inoltre ritirato il tesserino venatorio.
        
Sulla vicenda intervengono anche l’Ente nazionale protezione animali, e Lndc Animal Protection. Entrambe le associazioni hanno annunciato di volersi costituire parte civile nel procedimento alla Procura di Sondrio. «Siamo di fronte ad un gravissimo crimine contro la biodiversità – sottolinea Carla Rocchi, presidente nazionale di Enpa -. Chi uccide un ibis eremita non uccide solo un uccello. Cancella anche anni di lavoro scientifico, vanifica progetti europei costruiti con fondi pubblici e infrange la speranza di riportare in natura una specie scomparsa da secoli. Ogni individuo perso è una ferita aperta e un danno incalcolabile per il patrimonio comune europeo». L’Enpa ricorda inoltre che dall’inizio del 2025 a tutto settembre sono stati 931 i procedimenti per reati venatori seguiti dall’ufficio legale dell’associazione, a conferma del trend preoccupante del bracconaggio e delle uccisioni illegali di fauna protetta». «Anche in questo questo caso, come in molti altri, ci troveremmo davanti a un cacciatore regolare che ha operato fuori dalle regole diventando così un bracconiere aggiunge Piera Rosati, presidente di Lndc -. La lobby venatoria e i politici che la proteggono hanno un bel coraggio a definire i cacciatori come amanti della natura e bioregolatori».
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28 ottobre 2025 ( modifica il 28 ottobre 2025 | 17:02)
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