Il Pupone ha sfoggiato un’altra grande performance attoriale. Attitudine condivisa con un altro iconico numero 10: Alex. Ce li siamo persi in un metaverso televisivo, ma potrebbero essere utili ai club che li hanno fatti grandi
Giornalista
29 ottobre 2025 (modifica alle 07:52) – MILANO
Luciano Spalletti ha uno sguardo duro da spaghetti western, Francesco Totti da spaghetti e basta. Periferia urbana, ma sembra Far West a mezzogiorno di fuoco. La vecchina si mette al riparo, come farebbe il pianista. Tira aria di piombo. I due si scrutano, poi Totti fa: “Mo’ parliamo”. Entrano nel saloon, tra occhi spaventati. Si avvicinano al bancone, si bevono un amaro, scoppiano a ridere e fanno pace. Beh, lo spot funziona.
Francesco conferma un talento teatrale innato, affinato da anni di set pubblicitari. Nel 2006 ci mise una decina di ciak per dire «Life is now», ma diventò un tormentone e a tutti noi, campioni del mondo, sembrava davvero che la vita fosse allora. Irresistibile il Totti poliglotta che parlava in milanese con Ilary («T’è vist che roba? Ciumbia!») e in latino alle turiste («Ave! Ite, ite…»). Per Euro ’21, una birra lo mandò in Olanda a ricordare a Seedorf il cucchiaio del 2000: da ridere. Ma il talento di Ale De Piero non è da meno. È dal 2003 che parla con gli uccellini come San Francesco. La saga condominiale della connessione Internet sta raggiungendo le puntate di Beautiful e l’ex juventino una disinvoltura di recitazione impressionante. Chiamiamolo Al(e) Pacino. Al confronto, Capello e Bergomi sembrano Tomba in “Alex l’ariete”.
I 10 più popolari (con Baggio) della nostra storia recente sono Palloni d’oro di spot. Ma ce li siamo persi in un metaverso televisivo. Davvero non hanno più niente da dare al calcio reale, ai club che li hanno fatti grandi e che in questi anni hanno sofferto spesso? Totti e Del Piero stanno aspettando l’occasione? Ma life is now.
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