di
Aldo Grasso

Su Rai2 il suo viaggio nella provincia italiana con recita finale in teatro

L’importante nella vita (anche in quella professionale) è trovare il contesto giusto per dare un senso alla propria natura, alle proprie capacità, al proprio carattere. Come si può definire, artisticamente parlando Teo Mammucari? Un temperamento ruspante? Una personalità senza freni? Una comicità non d’allevamento? Mi è tornato in mente un termine che Angelo Guglielmi aveva usato per Alba Parietti, credo commettendo un errore di natura psicologica. Il termine era «selvaggeria».

La selvaggeria di Teo Mammucari viene fuori alla grande nei racconti di «Lo spaesato», viaggio nella provincia italiana con recita finale in teatro (Rai2). Lunedì scorso era a Pastena, provincia di Frosinone, dove ha incontrato gli abitanti della zona per imparare a mungere le mucche, a guidare un trattore a costruire le «ciocie», le tipiche calzature locali che danno il nome alla Ciociaria. Mammucari si comportava come il topo nel formaggio, si sentiva che il suo rapporto era nostrano, che c’erano affinità elettive con quelle persone sia che parlassero di pecore, di un lupo mannaro o dell’amore di Maria per Adriano. L’attrattiva più importante sono le celebri Grotte di Pastena, un importante complesso speleologico nel Parco Naturale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi, in provincia di Frosinone, note (fino all’altrieri non ne sapevo nulla) per i loro spettacolari fenomeni carsici.



















































In zona, su due case, Teo Mammucari ha mostrato delle targhe di marmo. La prima era dedicata a Marcello Mastroianni nato nei pressi, a Fontana Liri; l’altra, quelle dedicata a Nino Manfredi nato a Castro dei Volsci, recava una celebre battuta: «Fusse che fusse la vorta bbona», che era il tormentone di Bastiano, il barista ciociaro di Ceccano interpretato da Nino Manfredi nella mitica Canzonissima del 1959.

Nell’ambito della museografia, suggerirei agli specialisti il metodo di catalogazione del signor Fausto, il custode del museo locale.
Per definire gli anni a cui risaliva un oggetto contadino esposto usava per tutti la stessa datazione. «Quanti ha anni ha?» chiedeva Teo Mammucari. «Parecchi», rispondeva imperterrito il signor Fausto.

28 ottobre 2025