Gli Ottanta sono stati anni che hanno regalato a Ivan Cattaneo e alla sua unicità successo e popolarità, ma sono stati anche una sorta di gabbia dorata in cui il poliedrico artista si è sentito intrappolato. “Da interprete ho avuto un successo planetario che mi ha segnato: sono stato irretito da questa macchina da guerra che però non corrispondeva al mio modo di essere e di intendere l’arte. Ho iniziato quindi ad allontanarmi, a diradare le mie apparizioni discografiche per dedicarmi alla pittura soprattutto, ma anche alla scrittura e alla poesia”. L’ultimo album di inediti, 80 e basta!, risale al 2010. Oggi Ivan Cattaneo torna con Due.i (Azzurra Music), un progetto complesso e maestoso “una scatola cinese, una matrioska”, difficile da incasellare, che esce solo in formato fisico e in cui ha cercato di condensare il suo modo di essere artista e dove la musica si mescola alla pittura, alla videoarte, alla narrativa.
“Avevo la necessità di avere un prodotto tangibile, da poter toccare, guardare, ascoltare. La mia sofferenza è vivere in un’epoca dove tutto è accessibile da piattaforma e neanche si scarica più”, commenta Cattaneo che fa fatica a riconoscersi nel mondo discografico di oggi. “Faccio dischi ogni 100 anni. E volevo trovare un’alternativa. Non mi interessava un ‘dischetto’ per fare concorrenza ad Annalisa, Elodie o Achille Lauro: non avrebbe avuto senso. La musica è anche una questione generazionale. E i cantanti come i calciatori a 30 anni sono già vecchi. Oggi nessuna ragazzina si identifica più in Madonna che ha 67 anni. In giro vedo un accanimento terapeutico da parte di certe colleghe che non si arrendono: una forma di compulsione, ma il mondo è cambiato”.
Lui di anni ne ha 72, ma “ho la fortuna di avere fatto sempre tante cose. Caterina Caselli mi diceva che ero un vulcano, facevo troppe cose e confondevo la gente”. Il volume Due.I si divide in due parti, che corrispondono alle due anime del progetto: Titanic-Orkestra e Un Mammifero che Canta. Titanic-Orkestra è un concept album che reinterpreta la vicenda del transatlantico attraverso 24 personaggi immaginari, ognuno dei quali prende voce in una delle 24 canzoni inedite scritte e interpretate dall’artista. Questa prima parte include 2 cd con i brani inediti (compreso il singolo Saffo-Love già fuori) e un dvd che raccoglie i Tableau-Mouvants, lavori di videoarte realizzati dallo stesso Ivan Cattaneo e dedicati a ciascun personaggio, a testimonianza della sua ricerca continua sul rapporto suono-immagine. “Una nuova estetica dei video, ormai obsoleti. E Titanic è una metafora dei giorni nostri: lì l’esaltazione della velocità, oggi quella dell’AI. Pensiamo di essere liberi, ma siamo schiavi di un’immagine dietro l’altra”.
Capovolgendo il volume si entra invece nella seconda parte Un Mammifero che Canta, autobiografia che ripercorre i suoi 50 anni di carriera. Ivan Cattaneo si racconta attraverso aforismi (“300 dei 7mila che ho raccolto e che prima o poi faranno parte di un libro”), poesie, racconti, fiabe surreali, opere pittoriche e fotografie, costruendo un autoritratto visionario e autentico. Completano il percorso altri 2 cd, il primo con 19 brani storici del suo repertorio, tra cui Polisex e Male Bello, il secondo con i successi revival che lo hanno reso popolare, come Zebra a Pois o Una Bambolina che fa no no no. Tutto il progetto (che a breve potrebbe diventare uno spettacolo teatrale), a partire da Saffo-Love, affronta il tema della diversità, a lui caro. “Con Mario Mieli abbiamo fondato il movimento gay italiano. Sono stato il primo a fare coming out, che ancora non si chiamava così. Ma non è stato semplice: nel libro per la prima volta racconto di aver subito aggressioni omofobe. Una volta, era fine anni Ottanta primi Novanta, ero con mia madre a Ischia. Con due ragazzi siamo andati ai giardini di notte e lì mi hanno quasi ammazzato di botte. Non ho denunciato, mi vergognavo: ho raccontato di essere caduto dalla moto. Nonostante fossi emancipato, avevo comunque un senso di colpa. Il vero omofobo non è colui che odia il gay fuori, ma colui che non accetta il gay dentro di sé. La società non era pronta all’epoca e non lo è ancora oggi, considera l’omosessualità un vizio piccolo borghese”.
Il segreto di un’entusiasmo contagioso di Ivan Cattaneo è il tentativo di “trasformare la prosa della vita, appiattita, in poesia. L’abitudine uccide tutto, anche l’amore. Io mi nutro di quello che faccio, l’arte è ciò che mi rende felice. Anche il sesso non ha l’importanza che aveva prima: il sesso mi ha deluso. Ad una certa età diventi trasparente. Non sei oggetto di desiderio, e io lo sono stato”.
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