di
Rosella Redaelli
Danesi, capitana della nazionale di Volley e centrale della Numia Vero Volley, presenta «Un sogno d’oro. La mia storia, la pallavolo, le sfide del futuro»
Porta da sempre la maglia numero 11, segno di equilibrio e saggezza, un numero a cui si è legata, dice che rispecchia quel carattere riservato e determinato, capace di lavorare tanto per raggiungere un obiettivo. Undici sono anche i capitoli del libro «Un sogno d’oro. La mia storia, la pallavolo, le sfide del futuro» (Sperling&Kupfer) con cui Anna Danesi, capitana della nazionale di Volley e centrale della Numia Vero Volley, ha scelto di raccontarsi subito dopo aver vinto l’oro olimpico a Parigi. La incontriamo a Monza durante la cerimonia del Premio Letterario Brianza di cui è stata ospite d’onore.
Partiamo dall’ultima vittoria, la Supercoppa con la Numia Milano con cui avete frenato l’imbattibile Conegliano.
«Sono contentissima. Per noi è il primo trofeo nazionale, sono felice per me e le mie compagne con cui lavoriamo insieme solo da metà settembre. So quanto lavoro c’è dietro questa vittoria e sono contenta anche per i miei presidenti Alessandra Marzari e Aldo Fumagalli che hanno costruito un progetto intorno al Vero Volley per promuovere un ambiente sportivo sano a qualunque livello».
Si sente la mancanza di Orro e Sylla in squadra?
«Certamente sì. Con loro ho fatto un lungo percorso. Sono giocatrici fortissime, ma sono state sostituite alla grande, aspetto che tornino in Italia o magari sarò io un giorno a raggiungerle all’estero. Ora però non è il tempo di guardare al passato, ma di formare una nuova squadra con una nuova identità».
Pensi di lasciare l’Italia?
«Ho avuto delle occasioni in carriera e l’esperienza non mi dispiacerebbe, ma ho sempre scelto di stare dove mi sento a casa. Il mio compagno (Davide Spinelli, fisioterapista della nazionale Bosniaca ndr) è di Carate Brianza, mi sento un po’ brianzola anche io. Sogno di restare a vivere a Monza, mentre Davide preferisce il mio lago di Garda.
Il libro racconta la tua storia fino all’oro olimpico di Parigi lo scorso anno, dopo la vittoria ai mondiali dovrai aggiungere un capitolo?
«Penso piuttosto di scrivere un nuovo libro perché i capitoli sono 11 che è il mio numero, il numero dell’equilibrio a cui sono molto legata».
Quali caratteristiche deve avere un buon capitano?
«Credo che Velasco mi abbia scelta proprio per il mio carattere. Equilibrio e rigore mi caratterizzano, a volte sono fin troppo severa con me stessa. Per me è un grande orgoglio essere la capitana di un gruppo di ragazze con cui sono cresciuta insieme e che rappresentano un intero movimento che sta crescendo molto in questi anni».
Ti confronti con Paola Egonu, tua capitana nella Numia?
«Con Paola ci conosciamo da dieci anni, siamo molto diverse caratterialmente, ma andiamo d’accordo. Dico che è la nostra Harry Potter, talento innato a tratti soprannaturale con la vittoria scritta nel destino. Si sta comportando in modo egregio nel suo ruolo».
Velasco e Lavarini, quali caratteristiche deve avere un bravo allenatore?
«Julio è perfetto nella gestione del gruppo e nel rapporto interpersonale con le giocatrici, Lavarini è un mix di tecnica, tattica, valori che condivide con noi giocatrici. Mi piace molto, ma devo dire che non ho mai avuto grandi problemi con gli allenatori».
Nel libro racconti di te ragazzina che a 14 anni lasci la famiglia per inseguire il tuo sogno. Quale è stato il momento più difficile?
«Quando ho realizzato che per me non ci sarebbero state più le estati spensierate sul lago con la famiglie e gli amici. Vesto la maglia azzurra dal 2011 e lavoriamo estate ed inverno. Non ho molti momenti liberi per coltivare le amicizie. La pallavolo mi ha tolto tanto come la possibilità di crescere con i miei amici, ma mi ha dato anche tantissimo».
Pensi ad una quarta olimpiade?
Mi piacerebbe andare a Los Angeles, ma non vedo l’ora che qualcuno prenda il mio posto. Diciamo che sto diventando un po’ troppo esperta, per non dire altro. Vorrei giocare ancora 4 o 5 anni, testa e cuore ci sono, vediamo se il fisico regge. Poi però vorrei iniziare un altro capitolo della mia vita».
Un messaggio alle ragazze che sognano di essere come te?
Dico di divertirsi e continuare a farlo anche nei momenti no. Sembriamo forti come delle macchine da guerra, ma i momenti difficili sono tanti. Penso al 2023, come nazionale non avevamo vinto nulla, sembravamo perse e invece sono arrivati l’oro olimpico e il mondiale.
Il tuo sogno d’oro l’hai raggiunto. Il prossimo?
«Vorrei costruire una famiglia, adottare un bambino e mettere a frutto la laurea in scienze motoria diventando un’insegnante».
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29 ottobre 2025
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