Modena, 29 ottobre 2025 – “I genitori conoscono e vivono con i figli mai nati”. Il cantante modenese Benjamin Mascolo apre il cuore ai fan, rivelando il dramma vissuto con la moglie Greta Cuoghi, anche lei modenese, prima della nascita della loro primogenita Athena. E lo fa con un lungo e commovente post su Instagram. La gioia dell’arrivo della bambina non cancella il dolore per due aborti spontanei, esperienze che il cantante descrive con un’intensità rara per un personaggio pubblico. E spiega: “L’amore che oggi provo per mia figlia nasce anche dalla paura di perderla”.

Benji, Greta e la nascita di Athena

Lo scorso 7 ottobre, Benjamin e Greta hanno accolto Athena, la loro prima figlia. Ma dietro il sorriso dei neo genitori, si nasconde una storia di dolore e resilienza. In un post su Instagram, il cantante racconta di come la nascita della piccola abbia “guarito le ferite”, pur lasciando cicatrici indelebili. “Quando succede, hai paura a parlarne: temi di non essere capito, o peggio, di essere giudicato”, scrive Mascolo. 

Due vite mai nate

Benjamin ricorda con amarezza i due aborti spontanei precedenti avuti da Greta. La prima volta, racconta, ha dovuto trovare in sé la forza per consolare sua moglie. La seconda, invece, lo ha travolto all’improvviso: “Usciti dallo studio medico, mi sono accovacciato sul marciapiede in centro a Milano, a pochi passi da una chiesa, con la faccia affondata tra le ginocchia”, confessa, descrivendo un dolore viscerale che va oltre le parole.

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Un luogo oltre la vita

Il racconto del cantante si spinge oltre la dimensione terrena. Mascolo cita la testimonianza di un uomo sopravvissuto a un’operazione al cuore, che affermava di aver visto il Paradiso e di aver incontrato i figli mai nati. Ecco il testo integrale del post.

“Un uomo, sopravvissuto a una rischiosa operazione al cuore, raccontò che nei pochi minuti in cui era clinicamente morto aveva visto il Paradiso. Disse che lì, i genitori conoscono e vivono con i figli mai nati. Che le madri possono crescere quei bambini perduti in gravidanza. È difficile crederci, soprattutto perché la scienza non lo conferma. E forse non lo saprò mai, se è vero. Non so nemmeno se, alla fine dei titoli di coda, mi ritroverò davvero in quel luogo dove si dice riposino i puri di spirito. Eppure una parte di me ci spera. Perché ho sentito quanto sia doloroso perdere qualcosa che già ami, ma che non ha avuto modo di compiersi. La nascita di nostra figlia ha guarito quelle ferite, ma le cicatrici sono rimaste. Quando succede, hai paura a parlarne: temi di non essere capito, o peggio, di essere giudicato. Ti chiedi se c’è stato un errore, se fosse troppo presto o troppo tardi. Ma solo chi ci è passato davvero sa di cosa parlo. La prima volta ho usato tutta la mia forza per consolare mia moglie. La seconda, invece, è arrivata così all’improvviso che, usciti dallo studio medico, mi sono accovacciato sul marciapiede in centro a Milano — a pochi passi da una chiesa — con la faccia affondata tra le ginocchia e lei che cercava, con tutta la sua forza, di tenermi in piedi. Forse è per questo che spero, con tutta l’anima, che quel signore abbia detto la verità. Che esista davvero un luogo dove potrò incontrare quei bambini che non ho avuto modo di amare su questa terra. E se anche fosse solo un’illusione, voglio crederci lo stesso. Perché dentro quel desiderio di rivederli c’è la mia fede più sincera: quella che nasce dal dolore e dalla gratitudine mescolati insieme. L’amore che oggi provo, nel tenere mia figlia tra le mani, nasce anche da quella paura di perderla prima ancora che arrivasse.”