voto
7.0

  • Band:
    VICTIM OF FIRE
  • Durata: 00:37:00
  • Disponibile dal: 01/08/2025
  • Etichetta:
  • Human Future Records
  • Return Trip Records

Streaming non ancora disponibile

Con “The Old Lie”, gli statunitensi Victim Of Fire arrivano al terzo full-length affinando ulteriormente una formula che, pur senza clamori, si sta facendo interessante. Partiti da coordinate neo-crust hardcore piuttosto ortodosse, i quattro del Colorado, nel tempo, hanno via via integrato elementi presi di peso dal death metal melodico svedese e dal metal classico, fino a dar vita a un ibrido agile, diretto e sorprendentemente melodico. Una traiettoria non inedita, certo, ma gestita con misura e coerenza, che in questo nuovo lavoro trova un punto d’equilibrio forse definitivo.
Le radici hardcore del gruppo restano ben presenti, e non solo nelle scorribande in d-beat o nelle chitarre filtrate da un fuzz ruvido e spigoloso. L’urgenza espressiva che pervade tutto il disco richiama il linguaggio di From Ashes Rise o Ekkaia, evocando quindi un (crust) hardcore nervoso, ma regolarmente punteggiato da una vena melodica molto marcata. Su questa base però si innestano oggi con maggiore decisione soluzioni prese dalla tradizione metal: armonizzazioni gemelle in pieno stile NWOBHM, più accelerazioni e una scansione dei riff che in vari frangenti richiamano la vecchia scuola di Gothenburg (o i Dismember degli ultimi dischi). Davanti a queste premesse, non è quindi un caso se il disco si chiuda con una versione rispettosa ma tutto sommato ben contestualizzata di “Aces High”, la quale, più che come semplice omaggio, suona come la chiusura del cerchio.

Il riferimento a nomi ibridi come Martyrdöd o Ictvs può ulteriormente aiutare a orientarsi, anche se i Victim Of Fire in questa circostanza si muovono con un passo più ordinato e metal-oriented. Le derive su registri più hardcore non mancano, ma sono spesso incorniciate da arrangiamenti più corposi e strutturati, che cercano l’impatto senza rinunciare a una certa chiarezza formale. È proprio questo approccio che, in alcuni momenti dalla fisicità particolarmente esplicita, li avvicina in modo laterale anche a certo melodic metalcore dei primi anni Duemila: non tanto per l’estetica, quanto per l’uso di certi riff stoppati e per la scansione piuttosto netta delle parti, che a tratti lascia filtrare un intento più ‘costruito’, anche se probabilmente involontario.

Ciò che tiene insieme il tutto è una certa umiltà di fondo: i Victim Of Fire non cercano il colpo di teatro, ma si concentrano su una scrittura funzionale, concreta, dove ogni influenza trova il proprio spazio senza grandi forzature, anche in tracce più lunghe come “Disharmonist”. Il risultato è un disco che si lascia ascoltare con piacere, anche se chiaramente non fa gridare al miracolo. Una buona verve e dell’ispirazione ci sono, la band sa cosa vuole ottenere e riesce a comunicarlo con sincerità, pur restando all’interno di coordinate ben tracciate.
Per chi ha a cuore un certo tipo di hardcore contaminato e metallico, e per chi non disdegna le derive più melodiche del death metal scandinavo, “The Old Lie” potrà probabilmente rappresentare un ascolto piacevole. Non un salto in avanti clamoroso, ma una prova solida e centrata, che conferma il percorso dei Victim Of Fire con discreta autorevolezza.