29 ottobre 2025 – Dalle 16:30 circa molti utenti in Italia e all’estero stanno segnalando malfunzionamenti diffusi che interessano Poste Italiane, Microsoft 365, Teams, Xbox Live, Minecraft e numerosi altri servizi online. Le prime segnalazioni sono arrivate in Italia, ma nel giro di un’ora si sono moltiplicate anche negli Stati Uniti, dove Downdetector.com mostra picchi anomali su piattaforme Microsoft, Costco e altri siti che si appoggiano al cloud dell’azienda.
Visto che i down coinvolgono molti servizi di casa Microsoft viene spontaneo pensare ad Azure, e infatti dalla sua pagina status si ha conferma del problema.
Secondo la pagina ufficiale di stato di Microsoft Azure, alle 16:18 UTC (17:18 italiane) è stato aperto un ticket con la dicitura “Azure Portal Access Issues”. L’azienda ha confermato di essere al lavoro per risolvere un problema che impedisce l’accesso al portale Azure, ma non ha ancora chiarito l’impatto sull’infrastruttura globale.
Poiché molti servizi Microsoft – da Outlook a Xbox, fino al Microsoft Store e a Minecraft – si basano proprio su Azure per l’autenticazione e la gestione dei dati, è altamente probabile che il disservizio abbia origine da un malfunzionamento del cloud Azure.
In Italia il down di Poste Italiane potrebbe essere collegato indirettamente allo stesso problema, poiché parte dei sistemi dell’ente utilizza componenti o servizi basati su cloud Microsoft.
Al momento non è disponibile una tempistica ufficiale per il ripristino, ma il problema sembra interessare anche utenti aziendali e pubbliche amministrazioni.
Aggiorneremo la notizia non appena Microsoft fornirà nuovi dettagli sull’origine e la portata del guasto.
Microsoft Azure è la piattaforma cloud dell’azienda di Redmond, utilizzata da migliaia di servizi pubblici e privati in tutto il mondo. Fornisce infrastrutture per archiviazione dati, autenticazione, intelligenza artificiale, reti e server virtuali, ospitando anche applicazioni come Microsoft 365, Teams, Xbox Live e Minecraft.
Quando Azure subisce un malfunzionamento come quello di oggi, i suoi effetti possono propagarsi a catena su tutti i servizi che si basano sulla piattaforma per la gestione delle identità o l’erogazione di contenuti online.