di
Valentina Iorio
La Corte dei Conti: «Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note con apposita Deliberazione entro 30 giorni». Bonelli: «La dichiarazione di Meloni un colpo alla democrazia»
Stop al Ponte sullo Stretto. Ma Salvini annuncia che il governo andrà avanti e Meloni denuncia l’«atto di invasione» dei giudici. Il no al Ponte sullo Stretto è arrivato dalla Corte dei Conti, più nello specifico dalla «sezione centrale di controllo di legittimità su atti del governo e delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti» che, «all’esito della Camera di consiglio seguita all’adunanza del 29 ottobre 2025, non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione la Delibera Cipess n. 41/2025 del Ponte sullo Stretto», così come si legge in una nota. «Le motivazioni, in corso di stesura, saranno rese note con apposita Deliberazione entro 30 giorni». La corte dei Conti aveva chiesto chiarimenti sul via libera all’opera a fine settembre.
Salvini: «Scelta politica più che giudizio tecnico»
La prima reazione, immediata, è stata quella del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha definisto la decisione della Corte dei Conti «un grave danno per il Paese» e «una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico». «In attesa delle motivazioni – ha aggiunto Salvini – chiarisco subito che non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora, visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da Sud a Nord. Siamo determinati a percorrere tutte le strade possibili per far partire i lavori. Andiamo avanti».
Meloni: «Dalla Corte dei Conti un atto di invasione»
Ancora più forte la reazione al no della Corte dei Conti è della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «La mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento. Sul piano tecnico, i ministeri interessati e la Presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi formulati per l’adunanza di oggi; per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer. La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti, entrambe in discussione al Senato, prossime all’approvazione, rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento».
Schlein: «Ecco a cosa serve la riforma della giustizia per Meloni»
Altrettanto forte la replica a Meloni della segretaria del Pd Elly Schlein: «Meloni con le sue gravi affermazioni contro la Corte dei Conti chiarisce il vero obiettivo della riforma costituzionale. Non è una riforma che serve a migliorare la giustizia, né serve agli italiani. Serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione». «Il no della Corte dei Conti al visto di legittimità – sottolinea, sempre dall’opposizione, il deputato M5s Agostino Santillo – scrive la parola game over sulla grottesca vicenda del ponte sullo Stretto. I magistrati hanno ritenuto insormontabili i rilievi mossi al progetto e al carrozzone messo in moto da Salvini: le lacune sono vere e proprie falle. Economiche, procedurali e di rispetto delle norme Ue. Falle che si aggiungono ai nodi non sciolti sul fronte ingegneristico e geologico».
Ciucci: «Iter svolto nel rispetto delle regole»
Sui rilievi tecnici, invece, c’è da registrare la reazione dell’ad della società Stretto di Messina Pietro Ciucci: «Abbiamo accolto con grande sorpresa l’esito del controllo di legittimità operato dalla Corte dei conti che non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione la Delibera Cipess n. 41/2025 del Ponte sullo Stretto – ha commentato l’amministratore delegato della Stretto di Messina -. «Tutto l’iter seguito è stato sempre svolto nel pieno rispetto delle norme generali e speciali italiane ed europee relative alla realizzazione del ponte. Restiamo in attesa delle motivazioni mantenendo l’impegno di portare avanti l’opera, missione che ci è stata affidata da tutto il governo e dal ministero delle Infrastrutture in attuazione delle leggi approvate dal Parlamento italiano».
Cosa aveva chiesto la Corte dei Conti
La Corte dei Conti aveva richiesto una serie di chiarimenti sulla delibera del Cipess con la quale era stato dato il via libera ai lavori per il Ponte sullo stretto di Messina e che aveva approvato il progetto definitivo. In particolare aveva sollecitato informazioni sulla procedura d’urgenza adottata (che puntava a classificare il ponte come opera di interesse strategico militare), su alcune voci di costo e sulle stime di traffico. In un documento alla presidenza del Consiglio la magistratura contabile, in particolare, aveva sottolineato che «risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione». Tra le tante richieste c’era anche quella di chiarimenti sul traffico previsto: «Quanto alle stime di traffico – al piano tariffario di cui allo studio redatto dalla TPlan Consulting – poste a fondamento del progetto si chiedono chiarimenti in ordine alle valutazioni svolte».
I rilievi che hanno portato al no
Oltre all’affidabilità delle stime di traffico, tra i diversi punti finiti sotto la lente dei magistrati ci sono anche le coperture economiche, la conformità del progetto definitivo alle normative ambientali, antisismiche e alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale. Le eccezioni sollevate durante l’adunanza della Sezione centrale della Corte, dal consigliere, Carmela Mirabella – secondo quanto si apprende – sarebbero state diverse: tra queste anche quella sulla competenza del Cipess, considerato organo «politico».
Lo scontro con Bonelli
La Corte, del resto, valuta gli aspetti economico finanziari e la correttezza dell’iter procedimentale, non esprime quindi un giudizio complessivo sull’opera. In attesa della decisione della Corte in un acceso question time alla Camera Salvini aveva spiegato che «la Corte dei conti ha deciso di sottoporre la valutazione alla sezione centrale di controllo» ma «si tratta di una scelta che non modifica il termine previsto per la determinazione sulla registrazione fissato per il 7 novembre». Aveva sottolineato che il lavoro svolto «è stato serio, articolato e trasparente nel rispetto delle norme italiane ed europee, è stata rispettata la normativa ambientale». Per cui «nessuna violazione, nessun ritiro della delibera Cipess», aveva affermato scontrandosi con Angelo Bonelli, che aveva posto l’interrogazione sull’opera da 13,5 miliardi e bollato come «vecchio di 26 anni» il progetto. Il deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, adesso ovviamente esulta e contrattacca: «La dichiarazione della presidente Meloni sulla decisione della Corte dei Conti sul Ponte è di una gravità inaudita, una vera e propria minaccia agli organi costituzionali del nostro Paese, una dichiarazione che rappresenta un colpo alla democrazia. La presidente ha minacciato organi
costituzionali dello Stato di essere messi al bando solo perché non obbediscono al volere del governo, che dovrebbe rispettare le leggi e le direttive Europee, cosa che non ha fatto».
Cosa può succedere adesso
Tecnicamente, anche con il parere negativo della Corte dei Conti il governo
può comunque decidere di andare avanti con il progetto, come ha annunciato Salvini. Infatti – viene spiegato dalla stessa Corte – nel caso in cui
il controllo riguardi un atto governativo, secondo la legge, l’amministrazione interessata, in caso di rifiuto di registrazione da parte
della Corte dei Conti, può chiedere un’apposita deliberazione da
parte del Consiglio dei ministri, il quale, a propria volta, può ritenere che
l’atto risponda a interessi pubblici superiori e debba avere comunque
corso. In questo caso la Corte, se ancora mantiene la propria contrarietà, è chiamata ad apporre un “visto con riserva alla delibera“. La procedura prevede poi una segnalazione in Parlamento: «L’atto registrato con riserva acquista piena efficacia, ma può dare luogo a una responsabilità politica del
Governo – spiega il sito della Corte – poiché la Corte trasmette periodicamente al Parlamento l’elenco degli atti registrati con riserva».
Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.
SCARICA L’ APP

Iscriviti alle newsletter de L’Economia. Analisi e commenti sui principali avvenimenti economici a cura delle firme del Corriere.
29 ottobre 2025 ( modifica il 29 ottobre 2025 | 22:24)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
