di
Paolo Tomaselli

I nerazzurri prima sbattono su De Gea, poi nella ripresa trovano la via del gol con i due centrocampisti: bellissimo il gol del croato

Un paio di magie da tre punti per sgombrare la testa, ripartire di slancio, riprendere il Milan e non perdere di vista Napoli e Roma, là davanti. L’Inter ne aveva bisogno. Ma per trovare due autentiche pepite deve scavare oltre un’ora nell’area della Fiorentina e anche attorno: la soluzione per spaccare una partita che cominciava a sembrare una trappola arriva da venti metri, con un destro a incrociare di Calhanoglu che batte De Gea, autore fino a lì di almeno quattro parate vere. Dopo tanta fatica, il raddoppio della sicurezza arriva subito, grazie a uno slalom che parte da fuori area di Petar Sucic, che con un dribbling di suola fa innamorare San Siro, salta due difensori e mette a sedere Comuzzo, prima di calciare da pochi passi a fil di palo. Il rigore del 3-0 di Calhanoglu (per fallo su Bonny di Viti, espulso per doppio giallo) rimedia in parte a un altro fallo in area sullo 0-0, di Comuzzo su Esposito, sul quale Sozza aveva sorvolato.

Se serviva una ripartenza di sostanza e qualità dopo il ko di Napoli, l’Inter dà le risposte giuste, anche se almeno per tutto il primo tempo le tossine si fanno sentire. Chivu per la prima volta riduce al minimo il turnover. Rispetto al Maradona le novità sono tre, ma non banali. Bisseck dopo i minuti giocati a Bruxelles in mezzo alla difesa debutta lì da titolare, perché Chivu, con la linea difensiva sempre molto alta, ha bisogno di un centrale più veloce di Acerbi e De Vrij e testa il tedesco contro Kean per capire se può fidarsi davvero di lui: l’esame è superato, ma ne serviranno altri.



















































La lunga assenza di Mkhitaryan fino a inizio dicembre, inizia invece con Sucic titolare: il croato pur con le sue doti di palleggio deve aumentare il ritmo e l’energia nei contrasti. Però dal nulla crea quel gol che mancava da mesi all’armeno, regalandosi una botta di autostima notevole e un’esultanza scatenata anche del suo allenatore. In attacco Esposito dà il cambio a Bonny, senza incidere contro la difesa a tre della Fiorentina, nonostante la sua arte nella protezione del pallone il 20enne azzurro avrebbe bisogno di una spalla più ispirata del Lautaro iniziale, ancora fermo alle scintille con Conte.

Senza la giusta intensità per 45’, ma con una pressione costante, l’Inter testa comunque la forma di De Gea, che fa il portiere di calcetto parando con lo stinco rasoterra su Bastoni e poi una botta centrale di Dimarco. Un pericolo portato da Kean (parata di Sommer) ricorda ai nerazzurri che le rare incursioni viola seminano qualche paturnia di troppo. Così la ripresa è a senso unico: il portiere spagnolo vola su Dumfries e soprattutto su Bisseck, ma l’ingresso di Fagioli e Fazzini indebolisce la Fiorentina davanti alla difesa. Così l’Inter trova la chiave per vincere il settimo derby di fila con Pioli: per l’allenatore viola, ancora senza vittorie, le sfide con Lecce e Genoa sono decisive. Per Chivu, quelle con Verona e Lazio, con Milan-Roma e Napoli-Atalanta all’orizzonte, sono da non sbagliare. Pure senza magie.

29 ottobre 2025 ( modifica il 29 ottobre 2025 | 23:22)