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Lunedì in Sudan il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF) ha conquistato Al Fashir, una città della regione del Darfur, nell’ovest del paese. Ci sono almeno tredici video girati dalle stesse RSF che mostrano uccisioni di civili, e nella maggior parte dei casi sono uccisioni di massa come si temeva che potesse accadere. Alcuni di questi massacri sono gli stessi, ripresi più volte, ma c’è il sospetto forte che ci siano state altre uccisioni non filmate. 

I combattenti a volto scoperto del gruppo paramilitare sudanese riprendono e mettono online i crimini di guerra che stanno commettendo, come se ne andassero fieri. Sono video che potrebbero diventare prove a carico davanti a un tribunale internazionale. 

Nei trenta mesi di assedio di Al Fashir le milizie delle RSF si erano posizionate lungo un fossato di terra scavato attorno alla città. Adesso che molti provano a scappare da Al Fashir, quel fossato è diventato lo scenario di alcuni di questi video di esecuzioni di massa. In uno si vedono almeno sei veicoli civili bruciati o che stanno bruciando e una trentina di cadaveri sparpagliati a terra. Ci sono anche cadaveri di donne. 

In altri video le milizie RSF inseguono con le jeep uomini in fuga nella savana attorno alla città. Quando li raggiungono li fanno sedere per terra e li ammazzano. In un video i paramilitari mettono in ginocchio sette prigionieri, maschi in abiti civili che supplicano, e fingono di lasciarli andare liberi, ma poi li uccidono con colpi alla schiena. 

Sono uccisioni su base etnica: le RSF si sentono superiori, in quanto discendenti degli arabi e di pelle più chiara, alle etnie sudanesi più scure che chiamano con disprezzo “gli schiavi”. Nei video si sentono termini razzisti come falangaya, che nel dialetto arabo del Darfur è usato per gli schiavi africani.  

Le Rapid Support Forces sono guidate da uno dei due generali in lotta per il controllo del Sudan, Mohamed Hamdan Dagalo, più conosciuto con il soprannome Hemedti. L’altro generale è Abdel Fattah al Burhan e comanda l’esercito regolare. Il divario fra le due forze non è grande come si potrebbe pensare perché le RSF sono aiutate dagli Emirati Arabi Uniti con armi e denaro. Hemedti e Burhan per un breve periodo di tranquillità furono alleati sotto lo stesso governo, ma nell’aprile del 2023 cominciarono una guerra civile che in due anni e mezzo ha ucciso, secondo le stime delle Nazioni Unite, 150mila sudanesi. 

Le RSF sono la versione aggiornata dei janjaweed, la milizia che tra il 2003 e il 2005 con l’approvazione del governo stroncò un’insurrezione locale nel Darfur con una campagna di pulizia etnica nella quale furono uccise centinaia di migliaia di persone. Quello che sta succedendo nel Darfur è il ritorno di quella campagna di pulizia etnica di vent’anni fa.  

Nei video da Al Fashir spicca un comandante sudanese che sui social si fa chiamare Abu Lulu e si fa filmare con orgoglio mentre ammazza prigionieri uno dopo l’altro.

Il Post ha contato almeno sei filmati recenti con la presenza di Abu Lulu. In un video dice con sarcasmo «Viva Burhan!», il generale nemico, e poi ammazza dieci persone sedute per terra davanti a lui. In un video girato altrove si fa riprendere in mezzo ad alcuni cadaveri e continua a sparare nelle schiene dei morti. Colpiscono i suoi gesti casuali: maneggia il fucile come se fosse un innaffiatoio. In una videochiamata si vanta di avere ucciso duemila persone e poi di avere perso il conto di quelle che ha ucciso dopo. Gli altri partecipanti alla chiamata ridono. 

«È uno degli ufficiali delle RSF coinvolti in molti video di omicidi in questa guerra. È spietato, inquietante e una macchina per uccidere. Tende a uccidere chiunque, che siano civili, soldati e così via», dice al Post un giornalista sudanese, che conferma la presenza di Abu Lulu nei video di Al Fashir e preferisce restare anonimo. 

Un’altra fonte sudanese afferma che il nome vero di Abu Lulu è Al Fateh Abdullah Idris. «Un mese fa, il 20 settembre, ha ucciso a sangue freddo Ahmed, il proprietario del ristorante Qandeel a Al Fashir. È stato lui stesso a farsi filmare mentre commetteva il crimine. In seguito, si era diffusa la voce che fosse stato trovato morto. Invece è ricomparso a Al Fashir, commettendo i suoi crimini efferati, ed è lui stesso a documentarli».