di
Vera Martinella
Il glioma scoperto a 39 anni, l’operazione di neurochirurgia da sveglio («Non so come ho fatto: entrando salutai mia moglie in italiano, appena uscito parlavo solo in inglese»), la sperimentazione con un medicinale che è il primo passo avanti negli ultimi 20 anni. La sua storia nel nuovo episodio del podcast
Filippo ha 45 anni, una moglie (Caterina) e una figlia undicenne (Greta), un lavoro da ingegnere meccanico in un’azienda che fa i macchinari per produrre contenitori in plastica. Ha anche un tumore cerebrale, che è stato operato, è tornato e ora è «fermo» da circa 24 mesi. Un glioma, che gli ha lasciato un «buco» nel cervello: «Dove prima c’era la palla, la massa tumorale, ora c’è il vuoto, gran parte del cervello è stato deformato. Per questo ho problemi di memoria, prenderò a vita dei farmaci: un antiepilettico e uno nuovo che tiene fermo il cancro. Ma io sono l’uomo più felice del mondo, veramente».
La lentezza della voce di Filippo Pennacchioni, nel nuovo episodio del podcast «Prima, durante, dopo. Prevenire, affrontare, superare il cancro» (una serie del Corriere della Sera in collaborazione con Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica), racconta gli effetti collaterali delle terapie che ha dovuto fare. Le sue parole sono un inno alla ricerca scientifica, alla fiducia nella scienza e nei medici, ai successi dell’esistenza che si misurano con priorità vere: Filippo è felice perché è vivo. E ama una Tac, quella del settembre 2023, quasi quanto Caterina e Greta: perché è quella che mostra che il tumore si è fermato.
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Crisi epilettiche e il glioma di basso grado
Fieramente goliarda all’università, sciupafemmine incallito fino a quando non s’innamora di Caterina nei corridoi accademici, Giuseppe ha 39 anni quando (senza alcuna avvisaglia precedente) ha un fortissimo attacco epilettico mentre dorme. «Così è iniziato tutto, ero a casa mia a Bologna, nel mio letto, era sabato – racconta -. Ebbi diversi attacchi epilettici e non volevo andare al Pronto soccorso, ero lucido a tratti. La settimana dopo, per lavoro, sarei dovuto andare in Germania, c’era la fiera delle macchine che produciamo, e quindi no, non ci volevo andare: perché poi mi ricoverano e dopo non vado alla fiera. Pensa tu, le priorità a volte sono sconcertanti…». Sua moglie però insiste, affida la figlia alla nonna, lo porta all’ospedale dove Tac e risonanza magnetica non lasciano dubbi: «Si vedeva chiaramente che c’era un tumore, era una palla circa di 5,9 cm x 6,7 cm».
«Quello diagnosticato a Filippo è un glioma di basso grado, una neoplasia cerebrale rara: sono circa 1.500 i nuovi casi ogni anno in Italia, che si manifestano in genere in persone attorno ai 30-40 anni d’età, con sintomi di varia natura, dovuti al fatto che la massa esercita pressione in determinate aree del cervello – spiega l’oncologo che lo ha in cura, Enrico Franceschi, direttore dell’Oncologia e del Sistema Nervoso all’Istituto di Scienze Neurologiche di Bologna -. Generalmente hanno una progressione lenta, non sono aggressivi. Le avvisaglie e sintomi che potrebbero insospettire sono spesso generici e possono in alcuni casi essere dei mal di testa, delle alterazioni della memoria, piccole alterazioni comportamentali oppure in alcuni casi più conclamati con delle crisi epilettiche».
In sala operatoria da sveglio
L’indicazione dei medici è a operare e la famiglia Pennacchioni decide di andare a Udine, «dove c’era, a mio parere, il chirurgo giusto, con l’età giusta, nel momento giusto – prosegue Filippo -. Mi proposero la chirurgia awake (una procedura in cui il paziente rimane sveglio durante l’intervento, ed è spesso utilizzata in neurochirurgia, ndr): la stanza è divisa in due, c’è proprio un telo che tagliava in due la faccia, da un lato c’erano i chirurghi che operavano e dall’altro lato c’ero io con la neuropsicologa che mi assisteva, perché il paziente deve cooperare. Io non lo so come ho fatto, immaginatevi la testa, aperta. Comunque mi han fatto una cicatrice che va da un lato della fronte fino a dietro l’orecchio dall’altro, la porto con onore questa ferita. Quando sono entrato salutai mia moglie in italiano, un italiano perfetto, quando sono uscito parlavo in inglese: è una cosa che fa ridere in un certo senso, ma io parlavo in inglese convinto di parlare in italiano, qualche cosa era stato toccato nel profondo del mio cervello».
Era il dicembre del 2019, l’intervento durò 13 ore e da allora Filippo assume un farmaco antiepilettico. E poi?
Il nuovo farmaco preso prima grazie a una sperimentazione
«Fino a qualche anno fa noi avevamo solo due strategie – spiega Franceschi, coordinatore delle linee guide italiane Aiom sulle neoplasie cerebrali -. Nei pazienti in cui ritenevamo il pericolo di una recidiva fosse basso, si procedeva solo con dei controlli. Oppure, nel caso anche solo di un piccolo elemento di rischio, generalmente si doveva ricorrere alla radioterapia seguita dalla chemioterapia, che danno degli ottimi risultati anche a lungo termine con delle aspettative di vita di 10-15 anni ma non scevre da effetti collaterali a breve e a lungo termine». Ora, però, c’è una terza via: quella intrapresa da Filippo, con un nuovo farmaco che lui ha assunto prima che venisse ufficialmente approvato e rimborsato dall’Agenzia Italiana del Farmaco perché ha deciso di partecipare a una sperimentazione
«Fortunatamente negli ultimi tre anni circa ci sono stati degli sviluppi – continua Franceschi -: per la prima volta dopo 20 anni dalle sperimentazioni è arriva una nuova cura contro i gliomi. Da tempo cercavamo strategie terapeutiche più efficaci e meno invasive. Abbiamo scoperto un’alterazione specifica (la mutazione dei geni IDH1 o IDH2, fondamentale nella nascita e sviluppo dei gliomi di basso grado) e sono stati creati dei farmaci che inibiscono l’attività di questi geni, rallentano la crescita del tumore e permettono a noi di posticipare il più possibile l’utilizzo di radio e chemioterapia».
Dopo l’operazione il glioma di Filippo ha avuto una progressione, dal 2021 ha iniziato ad assumere il nuovo farmaco (in compresse, a casa). A settembre 2023 la Tac evidenzia finalmente che il tumore è bloccato «e speriamo continui così per sempre, perché è nella testa e io ci tengo molto a tutte le cellule che sono rimaste, funzionanti e non, nella mio cervello».
30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 08:15)
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