È tutto pronto per l’inaugurazione della nuova grande mostra di pittura nelle sale del castello. È «L’Italia dei primi italiani. Ritratto di una nazione appena nata» e vuole essere quanto annuncia nel titolo: il racconto di un nuovo Paese narrato attraverso i dipinti e il lavoro degli artisti, alcuni celeberrimi, dell’epoca. Domani sono in calendario il taglio del nastro (alle 15) e la visita privata di collezionisti, soprattutto coloro che hanno prestato le loro opere, di curatori e altri «addetti ai lavori» (alle 16) mentre da sabato alle 10 e fino al 6 aprile il castello accoglie i visitatori. I quadri hanno cominciato ad arrivare nella seconda settimana di ottobre e adesso ci sono tutti: la raccolta ne propone 80 e già nella prima sala si trovano artisti conosciuti e molto amati dai novaresi che li hanno «incontrati» nelle precedenti esposizioni, come Telemaco Signorini, Giuseppe De Nittis, Gugliemo Ciardi, Angelo Morbelli, Carlo Fornara. Tra i primi quadri ad essere appesi alle pareti delle sale del castello ci sono stati «Alla sbianca», opera monumentale di Eugenio Spreafico, e «La piscinina» di Emilio Longoni. È andato personalmente a Bari il presidente di Mets, Paolo Tacchini, per «prendere in consegna» un gioiello della Pinacoteca Giaquinto, il dipinto di Francesco Netti «In Corte d’Assise», e lasciare (ma solo per qualche tempo) l’opera «Westminster» di Giuseppe De Nittis, proprietà di un collezionista che si è affidato a Mets e alla Galleria Enrico per l’accordo di scambio.
Pittori come reporter, la nuova grande mostra a Novara sarà sui primi italiani
18 Settembre 2025
Il quadro speciale di Netti
Ha una storia speciale il quadro di Netti, che per certi versi si collega a tante vicende di oggi. È dedicato a un processo che si svolse a Roma nel 1879 e vide come imputata una donna, accusata di essere la mandante dell’omicidio del marito, il capitano Fadda eroe di guerra, ad opera dell’amante, un cavallerizzo del circo. La vicenda ebbe grande risonanza sui giornali e nei caffè al punto che a ogni udienza gli scranni del pubblico erano occupati da nobildonne con tanto di cameriere che serviva da bere. Il pittore ritrae la loro curiosità morbosa sul fatto e i dettagli che emersero dal processo. I collegamenti con quanto avviene oggi sono evidenti, cambia solo lo strumento: social e tv contro pittura e giornali. «È un dipinto che ho voluto fortemente – racconta Tacchini -. Mi ha sempre affascinato molto per l’opera in sé e per il suo significato per me come avvocato».
Altri tesori e i dettagli
Un altro quadro da non perdere, proprio per il ruolo sociale che vede i pittori quasi come reporter dell’epoca in una nazione che stava nascendo, è «La vaccinazione» di Demetrio Cosola, autore presente nell’ultima sala dedicata alla vita quotidiana nelle nuove città, rappresentata da grandi artisti tra i quali Emilio Longoni, Giovanni Sottocornola, Angelo Morbelli, Attilio Pusterl e Italo Nunes Vais. E appartiene a questo pittore, abile ritrattista, una delle immagini-icone della mostra: il dipinto si intitola «Ancora un bacio» e appartiene alla Galleria Giannoni ma nonostante questo è troppo poco conosciuto dai novaresi. La mostra resta aperta fino al 6 aprile 2026 e rientra nel cartellone degli eventi legati alle Olimpiadi invernali: «Abbiamo pensato a un progetto scientifico che potesse avere un significato anche per gli stranieri che, ci auguriamo, arriveranno al castello di Novara seguendo gli appuntamenti culturali dei Giochi – spiega Tacchini -. L’esposizione racconta una pagina di storia del nostro Paese».