I cellulari andranno a conquistare l’ultimo santuario in cui la fotografia tradizionale, quella delle «vere» macchine fotografiche, ancora resiste? Parliamo dello zoom, della capacità di avvicinarsi al soggetto anche da grandi distanze. Certo, molti ingrandiscono con le dita sul display del loro smartphone, andando in zoom digitale e ottenendo foto sgranatissime, inutilizzabili per qualsiasi contesto che non sia una condivisione al volo via WhatsApp con amici e parenti. No, parliamo di «vere» foto, di buona qualità, magari in situazioni non banali per luci o condizioni come un concerto, un evento sportivo, una visita naturalistica. Un territorio in cui solo le fotocamere, ieri reflex e oggi mirroless, possono spingersi per motivi meramente fisici, di dimensione dei sensori e delle lenti. Un cellulare più di tanto non può fare. Eppure ora i produttori di smartphone sembrano avere qualche idea in merito. Ad aprire le danze è stata Oppo con il suo Find X9 Pro (la recensione). Ha un set di fotocamere da primo della classe. Ma il guizzo che ne fa qualcosa di diverso e di nuovo è un accessorio. Si chiama Oppo Hasselblad Teleconverter ed è esattamente quello che potete immaginare guardandolo: una lente (un teleconvertitore ottico) che trasforma lo smartphone in una fotocamera con obiettivi intercambiabili (anche se per ora l’obiettivo è uno soltanto, non lo si può «intercambiare» con altro).

A cosa serve il teleconverter di Oppo

A cosa serve? A estendere ulteriormente le capacità zoom dello smartphone, per una volta otticamente, quindi attraverso un insieme di lenti, e non attraverso un ritaglio dell’immagine acquisita da un sensore molto grande (quello del Find X9 Pro è a 200 Megapixel) o con elaborazioni più o meno riuscite dell’AI.
Questo accessorio si aggancia fisicamente alla fotocamera teleobiettivo del Find X9 Pro, attraverso un kit che comprende una cover e una «mascherina» da inserire sopra il blocco fotocamere del telefono. Dopo di che fornisce un ingrandimento ottico aggiuntivo di 3.28x. Combinato con lo zoom ottico 3x nativo del telefono (equivalente a un’ottica 70 mm), il teleconvertitore porta la lunghezza focale equivalente a circa 230mm (10x). Grazie al maxi-sensore da 200 MP però lo zoom si può spingere a 460 mm, con una qualità ancora eccellente, e persino a 920 mm, pari a un zoom 40x. Poi, digitalmente, si spinge fino a 200x ma lì torniamo al discorso del fare lo zoom con le dita: i risultati sono quel che sono.

La qualità costruttiva del kit (costa 500 euro) è molto buona, nulla a che fare con set di lenti aggiuntive da quattro soldi che da anni sono in vendita per alcuni telefoni, iPhone in testa. Sembra di tenere in mano e usare una vera lente da fotocamera mirrorless, solo in versione compatta. Compatta sì, ma fino a un certo punto: il rovescio della medaglia è che il tutto da portare in giro è comunque ingombrante e che per applicare la lente esterna diventano inutilizzabili le altre fotocamere (1x e ultra-wide) dell’Oppo. Va anche attivata una particolare modalità Teleconverter nell’app Foto del Find X9 Pro, altrimenti tutte le immagini sono acquisite in modo specchiato (non solo destra-sinistra, ma anche alto-basso risultano invertiti). C’è un supporto per agganciare il tutto a un treppiede ma sarebbe pratico avere un camera-grip che aiuti a impugnare meglio lo smartphone: è disponibile in Cina ma non da noi.
«Al momento è sicuramente pensato per un pubblico piuttosto ristretto, ma lo consideriamo un’opzione interessante, perché è vero che molti – quando vanno a concerti, partite di calcio o escursioni – desiderano prestazioni in grado di sostituire una fotocamera professionale, senza però dover portare con sé un’attrezzatura ingombrante. Non lo definirei propriamente un accessorio: è piuttosto uno strumento complementare, pensato per chi vuole ottenere immagini e fotografie di livello professionale. Per Oppo, soprattutto nella linea dei prodotti di punta, la fotografia è un elemento fondamentale, e per questo vogliamo esplorare quest’area e capire come reagirà il mercato» ci ha detto Jessica (Chieh-Ya) Chuang, Chief marketing officer di Oppo Italia.
E’ ovvio che un oggetto come il Teleconverter in questione non è concepito per un pubblico mainstream, ma piuttosto per smanettoni, curiosi e appassionati di «smartphotography» in cerca di qualcosa di diverso o di uno zoom senza pari. Ma i risultati ci sono e, per un «telefonino», sono impressionanti.

Come scatta il teleconverter di Oppo

Questo è uno scatto a 920 mm (40x) realizzato con il Teleconverter:

Questa è la foto 1x: il dettaglio colto dalla lente, ad esempio la persona seduta con le gambe a penzoloni sull’acqua, è invisibile.

Questi altri scatti realizzati a Barcellona a 10x, 20x e 40x con il Teleconverter.

Queste alcune foto dopo il tramonto: con poca luce, le figure si fanno più acquerellate e il rumore, cioè gli artefatti, aumenta, ma si rimane su una qualità accettabile.

Non è la prima volta che uno smartphone si spinge a uno zoom 10x ottico. Lo ha fatto in passato Samsung con la sua gamma Galaxy S (Ultra). Lo sta facendo Huawei, con il Pura 80 Ultra, cameraphone appena arrivato in Italia, dotato di una bizzarra soluzione con doppio sensore per il teleobiettivo che vengono scambiati grazie un meccanismo mobile. Tuttavia qui parliamo di capacità di avvicinare il soggetto davvero senza pari per un dispositivo tascabile. E parliamo di quest’idea di Oppo perché non è isolata. Molti produttori si stanno muovendo in questa direzione. Ad esempio anche Vivo, altra azienda cinese del conglomerato Bbk, ha appena presentato una soluzione analoga, meno spinta come zoom e realizzata in partnership con Zeiss. Realme (altro brand Bbk) ha presentato il suo Gt 8 Pro che ha delle mascherine intercambiabili per il blocco fotocamere posteriore: per ora una curiosità estetica ma che potrebbe preludere a un’ottica intercambiabile. 

In marzo, al Mobile World Congress di Barcellona, la stessa Realme aveva mostrato il prototipo Realme Ultra, con un sensore Sony da 1 pollice, una caratteristica fino ad oggi rara nel mondo mobile, in grado di supportare ottiche di alta qualità, nello specifico le lenti con attacco M di Leica.
Sempre a Barcellona, Xiaomi aveva mostrato un particolare aggancio magnetico posizionato sulla scocca posteriore di una versione prototipale dello Xiaomi 15. La connessione tra smartphone e modulo avviene tramite due pin che sfruttano la tecnologia proprietaria LaserLink, trasmettendo dati con impulsi luminosi a 10 Gbit/s.

Insomma, i progetti in pista sono diversi. C’è da capire se sono qui per restare o se sono soltanto una bizzarria destinata a ballare per una stagione soltanto. Perché non è la prima volta che i produttori si cimentano in questi tentativi. Già nel 2016 la stessa Hasselblad che oggi collabora con Oppo aveva portato il suo Moto Mod True Zoom, un «dorso fotografico» da applicare sul Motorola Moto Z per aggiungere al telefono uno zoom ottico 10x e un flash allo Xeno. O il Cam Plus per l’LG G5, sempre del 2016. La tecnologia dell’epoca però non era ancora adeguata. C’erano sensori piccoli e poco definitivi, e processori dedicati a elaborare le immagini ancora troppo lenti. Oggi i produttori hanno in mano ben altro. E il sogno dell’ibrido telefono-fotocamera si rimette in marcia.

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29 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 10:00)