di
Marco Imarisio

Peskov: «Se Trump sarà a Pechino a settembre il presidente russo potrebbe incontrarlo»

DAL NOSTRO INVIATO 
MOSCA – «Alzando una vela di nuvole, spingiamoci nelle acque aperte». Ieri mattina sui pannelli luminosi installati al termine del Komsomolsky Prospect, una delle strade a grande scorrimento della capitale, era il momento della poesia. La scritta a caratteri rossi si alternava con un richiamo altrettanto alato «al sole primaverile cui si deve gratitudine per il calore ricevuto», peccato che fosse in corso il lunedì più piovoso degli ultimi 146 anni, e stesse scendendo un’acqua torrenziale che rendeva difficile la vita ai pendolari diretti in città. 

Dopo la sua visita ufficiale dello scorso maggio, il culto dell’amico Xi Jinping, il presidente cinese dal quale molto dipendono le sorti della Russia, sta diventando sempre più evidente. Nel cuore e alla periferia di Mosca, in cima ai grattacieli e su diversi cartelloni, appaiono citazioni e frasi preferite del leader della superpotenza alleata che nella visione di Vladimir Putin dovrebbe rappresentare la guida nel nuovo mondo multipolare. A essere pignoli, si tratta di frasi altrui, utilizzate a suo tempo da Xi, che attinge alla fonte della saggezza cinese facendo ricorso a poeti e filosofi come Confucio e Li Po. «Recare utilità al popolo è base immancabile nel governo dello Stato», «Il sommo ideale è l’edificazione della pace, veramente tutti lo condividono». Ma ci sono anche proposizioni di uso più pratico come: «La bontà di una zuppa risiede nella combinazione di sapori differenti»». 



















































                   Le ultime notizie sul conflitto in Ucraina, in diretta 

Le strade della capitale sono l’ultima tappa di un processo di adulazione personale che fa ricorso anche alla televisione, con il programma «Le espressioni preferite di Xi Jinping» giunto ormai alla terza stagione e prodotto dalla Compagnia televisiva di Stato. Sono cortesie tra due nazioni che, recenti parole del leader cinese, sentono di avere «un destino comune» e senz’altro posseggono un allineamento tattico che finora regge alle scosse geopolitiche causate dalla guerra in Ucraina. 

La ricerca di una intesa sempre più cordiale con gli Usa da parte di Putin è diventata ormai un luogo comune di questi mesi. Ma molto della sua riuscita dipende dall’atteggiamento che Trump mostrerà con l’alleato principale e imprescindibile. Tutto questo ha un riflesso anche nella scaletta del quotidiano incontro con la stampa di Dmitry Peskov e di conseguenza anche nei media, che danno ben poco spazio al terzo giro di negoziati russo-ucraini, diventato ufficiale, sul quale da parte russa ci sono ben poche aspettative, se non quella di un altro scambio di prigionieri. «I due memorandum presentati da Mosca e da Kiev sono molto distanti tra loro; quindi, c’è ancora molto lavoro da fare», ha detto al riguardo il portavoce del Cremlino. 

Ma al primo punto del suo briefing c’era l’ipotesi che il presidente russo possa finalmente incontrare Trump sotto l’egida di Xi, durante la celebrazione per la fine della Seconda Guerra mondiale che si terrà il prossimo settembre a Pechino. «Se Trump ci sarà, non potremo certo escludere un incontro tra i due», ha concluso Peskov, con quello che sembrava essere un auspicio. 
I colloqui di una pace molto ipotetica riprendono questa settimana in Turchia, ma la sorte del conflitto si deciderà a Pechino, in una sorta di nuova Yalta con i tre presidenti. La sintesi di quel che pensa la Russia, e soprattutto chi la governa, è tutta qui. L’editoriale di Ria Novosti, agenzia di stampa statale, voce del Cremlino, è illuminante a tal proposito. «Esiste in edilizia la “demolizione controllata”: questo è esattamente ciò che aspetta l’Ucraina. Naturalmente, il processo deve essere supervisionato dai leader mondiali. E qui si rivela il vero significato dell’idea dei cinquanta giorni di Trump. Subito dopo questo periodo, ci sarà il vertice in Cina (…) Il leader americano può aspettare che Kiev cada, e ricevere così un’ondata di negatività. Oppure, può decidere in modo elegante il destino dell’Ucraina insieme ai leader delle altre due superpotenze, e guadagnarsi una meritata fama di pacificatore. 

Parlare con Putin e Xi Jinping è l’unico possibile metro di misura di Trump: sono persone di dimensioni storiche simili. Intrallazzare con il sotto-presidente di un Paese monco, o svagarsi con i nani europei, è invece solo una banale perdita di tempo».

22 luglio 2025 ( modifica il 22 luglio 2025 | 08:56)