Continuano le voci riguardo il percorso del Giro d’Italia 2026. Nelle ultime ore sono infatti arrivate altre cinque importanti novità che emergono dalle fonti locali, sempre preziose per riuscire a intercettare le possibili variazioni e decisioni in atto da parte di RCS Sport. In particolare sono le tappe alpine ad attirare le maggiori attenzioni, rappresentando non solo alcune delle giornate più interessanti, ma anche dei perni attorno a cui poi andare a incasellare attorno le altre frazioni. Tra le novità di questi giorni la possibilità che ci sia una ulteriore tappa che si svolga interamente fuori dai confini nazionali, oltre ovviamente alla ormai consolidata Grande Partenza in Bulgaria.

Se inizialmente si parlava infatti solo di un arrivo in Svizzera, secondo quanto riporta il quotidiano LaRegione, c’è infatti una ipotesi una “tappa tutta ticinese”. Da settimane si parla dell’arrivo a Carì, ma sinora sembrava che la partenza sarebbe stata in Italia, con Castellanza che sembrava in pole position. Tuttavia, emerge ora la proposta che il gruppo potrebbe muovere le sue prime pedalate a Bellinzona, capoluogo della regione elvetica, per una frazione che potrebbe così restare entro i confini della federazione. La proposta, che al momento non è ancora perfettamente collocabile, ma dovrebbe essere posta verso al fine della seconda settimana di gara, tuttavia al momento non è stata ancora avallata da RCS Sport.

Sempre nella seconda settimana dovrebbe esserci l’ormai certo arrivo in Valle d’Aosta, forse prima del week-end, secondo quanto riporta il settimanale locale La Vallée nella sua ultima edizione. La parte più interessante tuttavia al momento non è la collocazione temporale, quanto geografica, perché l’arrivo sembra essere diverso da quanto era emerso sinora: la località più accredita era infatti Brieul-Cervinia, ma a questo punto sembra che la favorita sia invece a Pila. Il resto della tappa resta ancora avvolto nel mistero, anche se non è da escludere che si possa ripercorrere quanto fatto nel 1992, nell’unico precedente, quando la tappa, che partì da Saluzzo, prevedeva nel finale anche Col de St. Pantaleon e Champemière prima dell’ascesa conclusiva.

Molto interessante anche quanto riportato da l’Adige, che parla con decisione di una frazione con arrivo a Madonna di Campiglio “all’inizio della terza e ultima settimana di gara”. Tristemente nota per quanto successo a Marco Pantani nel 1999, la salita dolomitica sarebbe così per la quarta volta nel percorso della Corsa Rosa, al termine di una giornata che vedrà ovviamente il Trentino grande protagonista della ripartenza del Giro per le sue tappe conclusive.

Infine, Il Messaggero Veneto anticipa quella che sarà l’ultima tappa di montagna, in programma dunque sabato 30 maggio. Dando seguito ai finanziamenti già stabiliti dalla giunta regionale “per interventi sulla viabilità connessi al passaggio del Giro d’Italia nel 2026” (5 milioni per Pordenone e 2,7 per Udine), la frazione decisiva della prossima edizione sarà dunque molto probabilmente la Gemona del Friuli – Piancavallo, tappa che, a 50 anni dal sisma che ha colpito la zona onorerà le vittime e celebrerà la rinascita del territorio proponendo una “doppia scalata alla montagna sopra Aviano”, nonché passaggi in molte delle cittadine colpite nel 1976.

Cosa seguirà a questa tappa? Un trasferimento verso il Grande Arrivo che sarà probabilmente nuovamente a Roma. La capitale ha un accordo di lunga durata con RCS Sport e sembra difficile che il patto possa essere rotto dopo che negli ultimi anni la giunta capitolina ha offerto una conclusione di altissimo livello alla Corsa Rosa, rappresentando una più che valida opzione a Milano, con la quale i rapporti si sono raffreddati. All’ombra del Duomo, almeno metaforicamente parlando, appare tuttavia ormai quasi certo che si svolgerà una tappa importante, possibilmente una cronometro, nel corso della seconda settimana, ma c’è da risolvere la concorrenza di una ormai tradizionale crono dei vini.