Splendida come sempre, alla Festa del Cinema di Roma Monica Guerritore è arrivata per parlare del suo nuovo lavoro con la forza e la grazia di chi ha appena attraversato la tempesta. L’attrice, regista e autrice ha presentato Anna, il film che ha scritto, diretto e interpretato come omaggio ad Anna Magnani, icona del nostro cinema italiano. Accanto a lei, il marito Roberto Zaccaria, produttore della pellicola. Ma dietro il fascino che non è mai tramontato, si nascondeva una storia personale che Guerritore ha scelto solo ora di raccontare: quella della malattia affrontata in silenzio ma che l’ha inevitabilmente messa a dura prova.
Monica Guerritore parla della malattia
“L’anno scorso, mentre ero in scena con lo spettacolo su Ginger e Fred, ho avuto la diagnosi di una cisti ovarica – ha rivelato l’attrice al settimanale Chi –. Dovevo operarmi e sottopormi a un’ovariectomia grave, ma ho continuato a recitare, con il busto, senza dirlo a nessuno. Non volevo mandare a casa le venticinque persone che lavoravano con me”, ha spiegato Monica Guerritore.
Una scelta, la sua, che rispecchia in modo sorprendente quella della stessa Anna Magnani, che – racconta l’attrice – scoprì di essere malata mentre lavorava e decise di non interrompere le riprese, per proteggere la troupe e il film.
In Anna, Guerritore non interpreta solo la grande attrice romana: la rappresenta in ogni aspetto del suo carattere, la attraversa, la ricrea attraverso la propria esperienza di donna divisa tra palco e vita privata. “Quando il figlio nel film le dice: ‘Bisogna morire per averti accanto’, è un grido d’amore. Anna era una madre sola, che lavorava, una grande attrice che non poteva rinunciare a una parte di sé. Un’anima divisa in due, come sono stata io”, ha spiegato.
Il rapporto con le figlie
Dietro le sue parole, si intravede la fatica delle madri artiste, spesso costrette a negoziare con il tempo, l’assenza e talvolta la colpa. “Ho voluto le mie figlie con tutta me stessa – ha aggiunto – e sento ancora sul fondo lo stesso risentimento amoroso per non esserci sempre stata”.
La malattia, vissuta in silenzio, diventa così una metafora di quello che comporta essere costantemente in scena. Monica Guerritore ha scelto di non fermarsi, di non esporre la propria fragilità sotto la luce dei riflettori, ma di trasformarla in forza creativa. In quella scelta di riserbo, tanto umana quanto professionale, si specchia la stessa energia che animava Anna Magnani: la necessità di andare in scena nonostante tutto, come atto d’amore verso il pubblico e verso la vita.
Oggi, a 67 anni, Monica Guerritore appare serena, ma la sua voce tradisce un’emozione che non ha più bisogno di nascondere. La malattia è stata un passaggio duro, affrontato con discrezione e determinazione, ma anche con la consapevolezza di chi ha imparato a fare della vulnerabilità una forma di arte.
Con Anna, l’attrice restituisce al pubblico il ritratto di una leggenda, ma anche un frammento di sé: la donna che non si arrende, che continua a recitare, che cura con il teatro le ferite invisibili della vita. Un tributo profondo, e forse anche una confessione.
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