Edvard Munch, oltre Munch: dal 30 ottobre 2025 al 1° marzo 2026 il Centro Culturale Candiani di Mestre ospita una grande mostra sul pittore e litografo norvegese. Munch è specchio della cultura mitteleuropea e cittadino del mondo; tra i lunghi viaggi e soggiorni a Parigi, in Germania, in Belgio, in Italia, in un’Europa esplosiva, quella dei Secessionisti, dei giovani ribelli, raccoglie echi antichi di Goya e Rembrandt, Redon e Toulouse-Lautrec, fino a Van Gogh e Gauguin, le influenze del Simbolismo e del Postimpressionismo, per poi lasciare il suo inconfondibile segno.

Munch fu un punto di riferimento fondamentale per le rivoluzioni artistiche europee tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, come le Secessioni di Monaco e soprattutto quella di Berlino, e condivise molti aspetti con la grande corrente del Simbolismo internazionale. Fondamentale per Munch fu la produzione grafica e per lungo tempo egli fu noto in Europa, e soprattutto in Italia, quasi solo per le sue incisioni. Ca’ Pesaro conserva quattro celebri esemplari realizzati con tecniche diverse (puntasecca, acquatinta, acquaforte e litografia). Il suo segno distintivo fu fin da principio quello di marcare con ferocia i volti e le figure, con un’espressività che li rende quasi mostri con gli occhi vuoti, scavati, chiusi in spazi che sembrano collassare uno sull’altro o descritti in luoghi desolati e inquietanti. Dalle opere del norvegese si dipana un intreccio di rimandi e risonanze. Partendo dalla drammaticità della grafica di Waldemar e dalle atmosfere simboliste e secessioniste che emergono nei volti sospesi di Franz von Stuck e nelle maschere ironiche di James Ensor, le prime sezioni della mostra arrivano fino agli echi inquietanti del Simbolismo italiano e belga.

L’esposizione è anche occasione per scoprire un Munch meno noto, attraverso lo straordinario e monumentale dipinto Due vecchi in prestito da Stoccolma, opera che richiama una fase della produzione del Maestro norvegese più luminosa e più vicina ai richiami postimpressionisti. Non solo Munch e il suo tempo: grazie alla ricchezza delle collezioni civiche veneziane l’esposizione delinea anche quanto l’artista abbia influenzato le visioni dolorose, inquiete, angoscianti e drammatiche delle generazioni successive, fino ai linguaggi contemporanei.