di
    Viviana Mazza
Il presidente Usa ha annunciato che andrà in Cina ad aprile. Pechino per un anno ha accettato di sospendere le restrizioni sulle esportazioni di terre rare. Gli Usa pronti a riprendere i test nucleari
DALLA NOSTRA INVIATA
WASHINGTON – Alla fine dell’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping, durato 90 minuti, nessuno dei due presidenti ha fatto commenti. Ma in volo sull’Air Force One, diretto alla Casa Bianca dopo una settimana in Asia, il leader americano ha detto ai giornalisti che ci sarà una de-escalation nello scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina e che crede che i due Paesi potrebbero firmare «presto» un accordo che resterebbe in vigore per almeno un anno. Se dovesse scegliere un numero da 1 a 10 per descrivere il successo del suo vertice con Xi, Trump sceglierebbe il numero 12. «L’intera relazione è molto, molto importante», ha detto ai reporter, annunciando che si recherà in Cina ad aprile. Trump ha aggiunto che la guerra in Ucraina è un tema che è emerso «in modo molto forte» dall’incontro con Xi: ne avrebbero parlato a lungo. «Stiamo cercando entrambi di vedere se possiamo fare qualcosa». 
Dal suo canto anche il presidente cinese Xi Jinping ha confermato che la Cina ha raggiunto un consenso con gli Stati Uniti sulle questioni economiche e commerciali. «I team economici e commerciali dei due Paesi – ha dichiarato all’agenzia Xinhua –  hanno scambiato opinioni approfondite su importanti questioni economiche e commerciali e hanno raggiunto un consenso sulla loro risoluzione. I due team dovrebbero perfezionare e finalizzare il lavoro di follow-up il prima possibile (…), tranquillizzare gli animi sulle economie di Cina, Stati Uniti e del mondo».    
Il presidente americano non ha voluto dire se, dopo aver fatto pressione su diversi Paesi perché smettano di comprare petrolio e gas dalla Russia, abbia chiesto la stessa cosa anche a presidente cinese. «Compra petrolio dalla Russia da molto tempo», si è limitato a replicare Trump. Invece «Taiwan non è stata discussa», ha concluso.
Un risultato dell’incontro è che Pechino per un anno ha accettato di sospendere le restrizioni sulle esportazioni di terre rare, ha detto Trump. Anche Pechino ha confermato la sospensione della misura decisa il 9 ottobre scorso nel contesto della guerra commerciale. in un comunicato il governo cinese ha anche annunciato che «studierà e affinerà i piani specifici».
Il presidente americano ha anche affermato che Xi ha accettato di fare di più per bloccare l’esportazione di componenti chimici usati per produrre il fentanyl e in cambio gli Stati Uniti ridurranno al 10% i dazi del 20% imposti per il fentanyl. Così i dazi sui prodotti cinesi passerebbero dal 55% al 45%. Trump ha aggiunto che la Cina comprerà «grandi quantità di soia». La Casa Bianca rimanderà il piano di far pagare una costosa tassa alle navi di proprietà o di costruzione cinese che arrivano nei porti americani: la Cina aveva risposto già con le sue tasse contro le navi americane. Trump ha detto di aver discusso con Xi di «portare molti chip» in Cina, ma che non avrebbero parlato esplicitamente di Blackwell, il chip più avanzato di Nvidia. All’inizio della settimana il presidente aveva suggerito che forse ne avrebbero parlato, facendo pensare che gli Stati Uniti avrebbero rimosso le restrizioni che impediscono alla Cina l’accesso a quella tecnologia. Trump ha detto che quei colloqui dovrebbero coinvolgere direttamente Nvidia e la Cina e che gli Stati Uniti potrebbero fare da arbitro.
APPROFONDISCI CON IL PODCAST
Poco prima dell’incontro, avvenuto in una base sudcoreana, Trump aveva annunciato sul suo social Truth che gli Stati Uniti avrebbero immediatamente ricominciato a fare «test nucleari» (sarebbe la prima volta da 33 anni). «La Russia è al secondo posto, la Cina è distante al terzo posto ma sarà pari in cinque anni», ha scritto Trump affermando che gli Stati Uniti detengono ancora il primato sulle armi nucleari. Dopo l’incontro, parlando con i reporter, il presidente ha affermato che l’annuncio non era legato alla Cina ma «ad altri». Molti esperti pensano che Trump intenda testare i missili e non le testate nucleari vere e proprie; lo deducono dal termine «sulla stessa base» usato nel suo post: «Per via dei test degli altri Paesi, ho ordinato al dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre Armi Nucleari sulla stessa base». La Cina sta ampliando il proprio programma nucleare, cosa che preoccupa il Pentagono, ma non ha testato un’arma nucleare dal 1996, la Russia l’ha fatto l’ultima volta nel 1990 anche se alcuni giorni fa Putin ha annunciato che di aver testato un missile da crociera e un missile sottomarino a propulsione nucleare.
 
Anche se Trump ha accolto Xi calorosamente prima dei colloqui, accompagnando la stretta di mano con pacche sulle braccia del leader cinese, il clima era ovviamente più teso che agli incontri del presidente americano con gli alleati della regione. Xi è apparso piuttosto silenzioso, mentre Trump all’arrivo e alla partenza continuava a parlare. Quando si sono stretti la mano, il presidente americano ha parlato subito dell’accordo commerciale, ha ricordato che i due leader si conoscono da tempo, e ha scherzato che Xi è «negoziatore duro e questo non va bene». Il presidente cinese è rimasto impassibile, anche se ha detto che era «un grande piacere» rivedere Trump. Poi, seduti al tavolo con le loro delegazioni, entrambi i leader hanno fatto alcune brevi dichiarazioni. Trump ha descritto Xi come «un mio grande amico» e «un presidente distinto e rispettato». Ha aggiunto che si sono messi d’accordo su «molte cose» e che ritiene che avranno «un rapporto fantastico per lungo tempo». Il presidente cinese ha affermato che con Trump «non sempre ci troviamo d’accordo» ma «è normale per due delle economie principali del mondo che ci siano frizioni di tanto in tanto». «Lo sviluppo della Cina si accompagna alla vostra visione di rendere l’America di nuovo grande», ha detto il presidente cinese, descrivendo il rapporto tra i due Paesi come una gigantesca nave che ha bisogno della mano decisa di due leader alla guida, per affrontare le sfide. È una metafora che ha già usato in passato e che indica come il presidente cinese voglia evitare che su Trump prevalga l’influenza dei falchi repubblicani anti-Cina.
                    Vai a tutte le notizie di Roma
            
Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma
30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 10:33)
© RIPRODUZIONE RISERVATA