di
Marco Imarisio

Il presidente russo presenta il siluro Poseidon, assicura che a Kupiansk e Pokrovsk le forze ucraine siano accerchiate e sembra invitare Kiev alla resa. Poi la provocazione: «I media stranieri vengano al fronte per rendersi conto di cosa succede»

DAL NOSTRO INVIATO
MOSCA – Alle spalle di Vladimir Putin c’è un manifesto sul quale campeggia la scritta «Per la patria». Forse è più importante l’immagine sottostante, che non riguarda la guerra in Ucraina. Si tratta del famoso scatto del 1945 che immortala un soldato dell’Armata Rossa mentre innalza la bandiera sovietica sul Reichstag di Berlino, ennesima sovrapposizione tra il presente e un passato ben diverso. 

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Il presidente russo visita l’Ospedale militare centrale del ministero della Difesa, dove vengono curati e riabilitati i soldati feriti in combattimento. In visita al reparto chirurgico, si siede a un tavolo, parla con alcuni pazienti. «I vostri sforzi non sono stati inutili. La situazione generale nella zona dell’Operazione militare speciale si sta evolvendo in modo favorevole per noi. I vostri compagni d’armi stanno avanzando su tutti i fronti e agiscono attivamente. Come sapete, in due luoghi, nella città di Kupiansk e a Krasnoarmejsk, l’avversario è stato bloccato e accerchiato».

È la prima volta che la più alta autorità della Federazione sente il bisogno di entrare nel dettaglio della situazione al fronte. D’accordo che il contesto si presta, ma così esplicito su un capitolo ancora aperto, Putin non lo era mai stato. Sono giorni che si discute sulla veridicità delle notizie sul fronte che arrivano da una parte e dall’altra, come se la nebbia di guerra ormai coprisse tutto. Putin appare sicuro di quel che sta dicendo. Arriva a invitare «i rappresentanti dei media, giornalisti stranieri e giornalisti ucraini» per mostrare loro cosa sta succedendo davvero. «Così si renderanno conto della situazione in cui si trovano le truppe ucraine circondate, e la leadership politica di Kiev potrà prendere le decisioni appropriate sul destino dei propri cittadini e dei propri militari».

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Sembra un invito alla resa, non solo in quelle due cittadine, ma più in generale. Pronta la replica dei vertici militari ucraini, che definiscono «fantasie» le certezze di Putin sulla presa di Kupiansk, anche se poco dopo il loro presidente riconosce le difficoltà affermando che in quella zona «la situazione è complicata, ma continuiamo a difendere le nostre posizioni». «Non hanno raggiunto il risultato previsto», conclude Volodymyr Zelensky, aggiungendo poi che secondo lui il Cremlino sta cercando di convincere la Casa Bianca del fatto che le truppe della Federazione ormai possono prendersi tutto il Donbass.

Parlando con i suoi soldati, il presidente russo ha anche mandato l’ennesimo messaggio all’Occidente collettivo presentando una nuova arma, a pochi giorni dal battesimo del missile Burevestnik, l’Uccello delle tempeste. Se non altro, questa ha un nome più facile. «Oltre a risolvere questi problemi urgenti, non dimentichiamo di migliorare e rafforzare il nostro potenziale strategico. Dovete sapere che ieri è stato effettuato un altro test su un altro strumento promettente: il veicolo subacqueo senza equipaggio Poseidon, anch’esso dotato di un propulsore nucleare. La sua potenza supera di gran lunga quella del Sarmat, il nostro missile intercontinentale più forte. Non esiste nulla di simile al Sarmat nel mondo: da noi non è ancora in servizio, ma lo sarà presto».

Ma in alcune regioni, una decina in tutto, la paga del soldato sta diminuendo. E non di poco. A essere tagliato è il compenso una tantum che militare ottiene al momento della firma con il ministero della Difesa. Oltre ai 400 mila rubli federali, si aggiunge alla cifra anche un cospicuo contributo regionale, determinato in modo autonomo. È proprio questa parte che ha iniziato a diminuire a partire dall’estate del 2025. Il taglio più consistente è stato applicato nell’oblast di Samara, dove nel gennaio 2025 il «gettone» regionale era ancora il più alto del Paese. Adesso è stato ridotto da 3,6 milioni di rubli a 400 mila, ovvero di nove volte. La circostanza sta comunque facendo discutere. L’ex presidente Dmitry Medvedev è intervenuto per dire che il calo è giustificato dal fatto che nel 2025 si sono arruolate nell’esercito oltre 345 mila reclute, un numero giudicato sufficiente dalle autorità. Alcuni esperti indipendenti sostengono che il taglio è dovuto invece alla mancanza di fondi.

30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 13:44)