Il celebre alpinista altoatesino rievoca, anche in chiave psicologica, la storia della spedizione italiana che nel 1954 conquistò la seconda montagna della Terra. E affronta le polemiche mai sopite che ne seguirono
Monica Conforti
30 ottobre – 12:12 – MILANO
“Il momento più emozionante? Quello che deve essere stato il bivacco all’addiaccio, a 8100 metri di quota, di Walter Bonatti e Amir Mahdi. Nella tempesta, con l’attrezzatura del 1954. Il fatto che siano sopravvissuti è stato un autentico miracolo”. Così Reinhold Messner a margine della prima proiezione pubblica di K2-La grande controversia, il film documentario da lui diretto e nel quale racconta le vicende della conquista da parte di una spedizione italiana della seconda montagna della Terra.
“K2-La grande controversia”, film di Reinhold Messner al cinema—
Il film, che già da oggi viene proiettato nelle sale di tutta Italia, è stato realizzato facendo ampio ricorso alle immagini girate all’epoca da Mario Fantin e concesse dal Club Alpino Italiano e ripropone una delle pagine più importanti e (in seguito) discusse dell’alpinismo italiano, concentrandosi in particolare sulla figura di Walter Bonatti, membro più giovane della spedizione, che per anni fu al centro di accuse e controversie. Messner offre in prima persona una rilettura degli eventi, sottolineando come la solidarietà tra compagni di cordata possa trasformarsi in conflitto e come la verità possa essere offuscata da interessi e rivalità al di fuori della spedizione stessa.
“Con questo film ho voluto raccontare la storia della prima salita al K2 del 1954 attraverso le immagini originali e le voci di chi c’era. Non per giudicare, ma per capire: perché solo chi ha vissuto lassù, chi ha sofferto e ha conosciuto la paura e la grandezza della montagna, può davvero raccontare questa storia”, sottolinea l’alpinista altoatesino. Al di là della pur emozionante rievocazione, di grande interesse soprattutto per chi non segue quotidianamente le faccende dell’alpinismo, il film vuole invitare a una riflessione profonda sulla natura umana, sull’onore e sulla ricerca della verità. Un’opera, insomma, che invita a interrogarsi sul significato dell’eroismo e sulla complessità delle relazioni umane in situazioni estreme. Temi che travalicano il mero mondo delle terre alte e dei suoi protagonisti. In questo, soprattutto, risiede l’originalità della pellicola.
“Io all’epoca ovviamente non c’ero”, ha detto ancora Messner, “e certamente oggi è cambiato tutto. Salire un Ottomila seguendo le piste tracciate e attrezzate dalle guide locali come accade adesso, è semplicemente turismo d’alta quota, anche nel caso di una montagna severa come il K2”. Tocca allo spettatore andare a ritroso nel tempo e cercare di immedesimarsi nelle sfide combattute da Bonatti, Desio, Compagnoni, Lacedelli e tutti gli altri membri della spedizione. Non sarà uno “sforzo” inutile.
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