Un numero spropositato di tipologie: se ne contano circa 200, dalle malattie autoimmuni sistemiche alle artriti infiammatorie, per arrivare alle forme degenerative. Con troppe false credenze. E prima ancora, un problema di copertura disomogenea sul territorio, causa la carenza di specialisti, che complica l’erogazione delle prestazioni. Aggiungete il tema della formazione da parte dei medici ospedalieri e di famiglia, ampiamente perfettibile, e comprenderete le difficoltà che vivono gli 800 mila malati reumatici piemontesi, l’equivalente degli abitanti di Torino, in maggioranza affetti da forme non infiammatorie. Tra chi soffre di forme infiammatorie, 40 mila sono colpiti da artrite reumatoide e artriti sieronegative, 2 mila soffrono di lupus eritematoso sistemico.

Numeri globali e lacune strutturali

Il velo è stato sollevato durante un convegno a Roma. Numeri di ogni tipo. Macronumeri, se guardiamo al mondo (350 milioni di pazienti) e all’Italia (6,5 milioni). Il Piemonte non fa eccezione, con un “di più” dovuto all’assenza, fino a due anni fa, di una Scuola di specialità.

Il ruolo dei virus nelle patologie reumatiche

«Parliamo di patologie di origine genetica sovente innescate ed esasperate da componenti ambientali, in primis gli eventi virali – spiega il dottor Pierfranco Triolo, direttore dell’Ortopedia e Traumatologia all’ospedale Agnelli di Pinerolo, specialista in ortopedia, traumatologia e reumatologia, confermando l’inadeguatezza della copertura sul territorio e i margini di miglioramento nella formazione dei medici –. Significa non solo la difficoltà nell’erogare le prestazioni ma un tempo importante tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi, non semplice, di malattie molto più frequenti di quanto si pensi. È il caso dell’artrite reumatoide e psoriasica. E questo, nonostante oggi siano gestibili grazie ai nuovi immunosoppressori, più maneggevoli, e ai farmaci biologici, in grado di garantire una buona qualità di vita».

Effetti collaterali e diagnosi tardive

Il che, come comprovato dalle sconsolate segnalazioni condivise dai pazienti nei gruppi e nelle chat, non esclude l’assenza di effetti collaterali, anche importanti. In ogni caso, aggiunge Triolo, «si lavora per una diagnosi sempre più precoce ma non raggiungiamo ancora un livello sufficiente».

Fino a 7 anni per una diagnosi corretta

Qui torniamo al convegno. «Sono necessari in media 7 anni per scoprire di soffrire di artrite psoriasica, 5 per la spondilite anchilosante, 3 per la sclerosi sistemica e 2 per l’artrite reumatoide – ha spiegato Gian Domenico Sebastiani, past president Società Italiana di Reumatologia (Sir), direttore dell’unità operativa complessa di reumatologia al San Camillo Forlanini di Roma –. Se non diagnosticate e trattate precocemente, queste malattie possono portare a danni irreversibili, con conseguenti costi sanitari e sociali. Solo l’artrite reumatoide in Italia ha un costo complessivo annuo di oltre 2 miliardi di euro».

Le false credenze da sfatare

Quanto alle false credenze, resiste quella secondo cui interesserebbero solo pazienti anziani, ha rimarcato Andrea Doria, presidente del Sir e professore di Reumatologia all’università di Padova oltre che direttore dell’unità complessa di reumatologia all’azienda ospedaliera di Padova: «In realtà possono colpire anche persone giovani-adulte, nel pieno della loro vita attiva, donne in età riproduttiva, bambini. Un altro falso mito è l’ineluttabilità. Sebbene la componente genetica rivesta un ruolo importante, è possibile cercare di prevenirle. Ma gran parte della popolazione non sa che alcuni comportamenti, come non fumare, avere una sana alimentazione, fare esercizio fisico, tenere sotto controllo il peso e proteggersi dalle infezioni con i vaccini, possono ridurre il rischio di sviluppare le malattie o ritardarne la comparsa».

Terapie precoci e centralità dei reumatologi

Una volta confermata la diagnosi, il paziente dovrebbe iniziare subito le terapie per controllare malattie caratterizzate dall’alternanza di fasi acute e di remissione. Da qui l’imprescindibilità dei reumatologi, e di una copertura territoriale la più capillare possibile.