di
Viviana Mazza

Un’ora e mezza di confronto, accordo in vista sulle tariffe. Ma non si è parlato di Taiwan

New York – Donald Trump è stato il primo a commentare l’incontro di 90 minuti con Xi Jinping a Busan, in Corea del Sud, ma anche i media di Stato cinesi hanno presto trasmesso la lettura positiva del loro presidente. Il summit ha permesso a entrambi i leader di dichiararsi vittoriosi, anche se quella che hanno raggiunto è una tregua di un anno piuttosto che una pace permanente. Le due potenze restano impegnate in una battaglia di lungo periodo per la supremazia e continuano il decoupling selettivo per ridurre le reciproche dipendenze.

In volo sull’Air Force One diretto alla Casa Bianca al termine del suo viaggio in Asia, Trump ha detto ai giornalisti che ci sarà una de-escalation commerciale con la Cina e che il vertice è stato un successo che «su una scala da 1 a 10» merita un 12. Ma non ci sono ancora i dettagli scritti dell’accordo, al quale le delegazioni lavorano da mesi. 



















































Il segretario del Tesoro Scott Bessent ha suggerito che la firma potrebbe arrivare anche la prossima settimana. «Ogni anno rinegozieremo l’accordo», ha detto Trump, suggerendo però che «andrà avanti a lungo, ben oltre un anno».

La Casa Bianca sottolinea che Pechino per dodici mesi sospenderà le restrizioni sulle esportazioni di terre rare imposte a ottobre. Però non si è fatta menzione delle altre restrizioni imposte ad aprile e a dicembre, che rendono necessarie licenze per le esportazioni di metalli e magneti in America e in Europa: al momento pare resteranno in vigore. 

L’altra vittoria rivendicata da Trump per il suo elettorato rurale è che la Cina comprerà «enormi quantità di soia»; i numeri rivelati da Bessent indicano un ritorno alle quantità vendute dagli agricoltori americani prima dell’escalation della guerra commerciale che ha sconvolto il mercato Usa, anche se il ministro suggerisce un aumento futuro.

Da parte sua, Pechino vanta di aver fatto leva sul suo quasi-monopolio delle terre rare e sulla soia per ottenere la riduzione dei dazi Usa, la sospensione per un anno di pesanti pedaggi portuali per le navi cinesi e un rinvio di alcune restrizioni all’export tecnologico verso sussidiarie di entità cinesi già nella lista nera. In cambio dell’impegno a controllare le esportazioni di precursori chimici del fentanyl (l’oppioide che ha fatto stragi nelle città Usa), la Cina si vede ridurre i dazi del 10%; ma restano comunque alti, al 47%. Mancano inoltre diversi dettagli. 

Non è stato annunciato l’atteso accordo su TikTok, anche se sembra vicino. Non è chiaro cosa è stato deciso sulle restrizioni alle esportazioni Usa che limitano l’accesso cinese ai microchip più avanzati. Trump ha detto che Pechino dovrà discuterne con l’azienda americana Nvidia, che è al centro della battaglia sui chip dell’Intelligenza artificiale, ma pare che le acquisizioni dei processori più avanzati non siano in gioco.

Quello che non è stato discusso (o non è stato reso pubblico) sui grandi temi geopolitici è ugualmente significativo. Trump ha detto che non hanno parlato di Taiwan, mentre dell’Ucraina sì e «molto» per «vedere se possiamo fare qualcosa»; ma ha aggiunto che non hanno discusso di un tema cruciale: il petrolio che Pechino compra dalla Russia. Qualcuno però legge un segnale nel post pubblicato dal presidente su Truth che annuncia una «grossa vendita» alla Cina di petrolio e gas dall’Alaska.

Il linguaggio corporeo non poteva essere più diverso: Trump ha definito Xi «grande amico», «un negoziatore duro e questo non va bene», gli parlava all’orecchio, accompagnava le strette di mano con pacche sulle spalle; Xi silenzioso, impassibile, ha detto che era un piacere, ma si è limitato ai commenti preparati. 

I leader mondiali aspettavano questa tregua per stabilizzare l’economia globale e l’hanno avuta — accompagnata da una sorpresa. Prima dell’incontro, Trump ha annunciato che gli Stati Uniti ricominceranno a fare «test nucleari» (sarebbe la prima volta da 33 anni) citando gli arsenali di Russia e Cina. Poi ha affermato che l’annuncio non è legato alla Cina ma «ad altri». Molti esperti non si aspettano test sulle armi nucleari ma forse su missili in grado di trasportarle (come quelli fatti da Putin). Trump ha citato «i test degli altri Paesi» e ordinato di «testare le nostre armi nucleari sulla stessa base».

30 ottobre 2025