Nelly Furtado fu famosa negli anni in cui eravamo tutte, sempre e comunque, considerate non abbastanza magre. I decenni tra la fine degli Anni ’90 e l’inizio del 2000 furono crudeli da questo punto di vista: i corpi delle star erano scandagliati al centimetro e oggetto di critiche spietate. Un quarto di secolo dopo, tra body positivity e nuovi standard, le cose sembrano essere cambiante. Forse, però, non lo sono davvero. Perché Furtado ha preferito addirittura ritirarsi piuttosto che continuare ad affrontare il crudele body shaming di cui è vittima da mesi.

L’addio alle scene di Nelly Furtado

25 anni fa esordiva Whoa, Nelly!, il primo album da solista di Nelly Furtado. La cantante lo ricorda pubblicando una foto di quel periodo. “25 anni dopo, la mia musica ha raggiunto una nuova generazione di fan e non potrei esserne più felice” scrive Furtado sul suo profilo Instagram.

Racconta di aver sempre sognato che il suo disco d’esordio fosse riscoperto dai più giovani, magari in un vecchio negozio di dischi usati. “Avere così tante persone che riscoprono la mia musica è stato surreale e gioioso. È stato così divertente abbracciare quest’opportunità e tornare di nuovo sul palco”. Il nuovo tour, quasi dieci anni dopo l’ultimo, “mi ha fatto davvero credere nella magia”.

“Continuo ad amare scrivere musica, è sempre stato il mio hobby e sono stata abbastanza fortunata da trasformarlo in una carriera. Mi identificherò per sempre come una cantautrice” scrive Nelly nel lungo post. Tuttavia, l’artista annuncia l’intenzione di “ritirarmi dalle performance per il prossimo futuro e dedicarmi ad altri progetti creativi più adatti a questa fase della mia vita”. Per l’autrice della hit I’m like a bird, insomma, non ci saranno più concerti.

Dichiara “gratitudine eterna a chiunque abbia mai ascoltato la mia musica e assistito a un mio show”. Un pensiero anche a “tutti coloro che hanno lavorato duramente per aiutarmi ad avverare il mio sogno pop. Grazie a tutti i miei brillanti e leali collaboratori”. Allo stesso modo, augura “alla nuova generazione di artisti, tanti anni di fruttuose e appassionanti performance”. Per lei, invece, l’avventura del palco finisce qui.

La cantante vittima di body shaming

Nelly Furtado non spiega le motivazioni dietro la scelta di abbandonare la scena, eppure c’è un’ipotesi che appare come la più plausibile, e comprensibile. Furtado è tornata sul palco venticinque anni dopo l’esordio. Non più ragazzina, ma donna matura, con una vita piena alle spalle.

Abitante di un corpo che, così come è inevitabile, è cambiato e ha assunto una forma tutta nuova. Una forma che i fan non le hanno perdonato. La volevano esattamente come la ricordavano, agile e snella come un’adolescente. I chili in più non le sono stati perdonati e i commenti sul web sono stati così spietati che non ci pare neppure il caso di ripeterli.

Nelly sembrava fregarsene. Dopo l’ennesima critica al vitriolo, al Manchester Pride, si è presentata con una t-shirt a illusione ottica raffigurante un corpo di donna magrissimo e scolpito, in crop top e minigonna. Dietro quell’ironia, però, si celava forse un dolore che, infine, si è rivelato più forte persino della voglia di fare musica. Il suo addio alle scene è un vero peccato, testimonianza del fallimento di una nuova mentalità, più libera e scevra da standard sovraimposti, che, a quanto pare, non è altro che una facciata, dietro cui si nascondono i soliti vecchi canoni impossibili cui a ogni donna si chiede di sottostare docilmente, costi quel che costi.

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