Giuseppe Sempio è indagato è indagato dalla procura di Brescia per corruzione. L’accusa mossa al padre di Andrea, unico per concorso in omicidio di Chiara Poggi nell’inchiesta bis sul caso Garlasco, è legata alla prima archiviazione del 2017. 

L’anticipazione è stata data sui social del Tg1. Secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe versato 20-30mila euro informazione riportata sul famoso bigliettino trovato a casa Sempio – al procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, per far archiviare la posizione del figlio Andrea. 

Nessuna informazione di garanzia

“Giuseppe Sempio a oggi non ha ricevuto alcuna informazione di garanzia – ha precisato poco Angela Taccia, legale di Andrea insieme al neo nominato Liborio Cataliotti -. È una notizia che apprendiamo come al solito da una testata”.

L’indagine su Venditti

Venditti, in pensione dal 2023 oggi presidente del cda del Casinò di Campione, nel 2017 archiviò l’indagine su Sempio. Dopo la riapertura del caso – per il quale è stato condannato l’allora fidanzato di Poggi, Alberto Stasi – Venditti era tornato al centro del dibattito e si era difeso: “Non emerse nulla che potesse collegare Sempio al delitto”. 

Le intercettazioni

Ci sono tuttavia alcune intercettazioni, che sarebbero state degli elementi a carico di Sempio, ma che non vennero mai prese in considerazione o che furono non trascritte “in alcuni passaggi”. Alcune sono captazioni ambientali, registrate nella macchina di Sempio nel 2017, ci sono anche stralci già venuti a galla in questi mesi, come quello in Sempio diceva al padre che avevano “cannato” una risposta. Nell’ambientale del 10 febbraio 2017, infatti, scrivono i pm bresciani, “subito dopo l’interrogatorio” di Sempio, quest’ultimo – che nell’ipotesi degli inquirenti sarebbe stato a conoscenza delle domande prima dell’audizione – aveva detto al padre che, nelle versioni fornite da loro due, “avevano ‘cannato’ una risposta con riguardo al rinvenimento dello scontrino (elemento che forniva l’alibi a Sempio)”. 

Nella stessa conversazione i due, secondo i pm, parlavano, poi, “dell’atteggiamento degli inquirenti” di Pavia dell’epoca. E Andrea Sempio diceva: “A parte che erano dalla nostra…perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano”. Riferendosi a “domande connesse – si legge nel decreto – alla localizzazione del telefono cellulare dell’indagato”.