di
Virginia Piccolillo
Nordio: «Sarà tra marzo e aprile». Marina Berlusconi: «È una vittoria di mio padre»
ROMA – «Dichiaro chiusa la votazione. Il Senato approva». La voce graffiante del presidente del Senato Ignazio La Russa saluta, con entusiasmo, il via libera definitivo al disegno di legge costituzionale Nordio sulla separazione delle carriere con 112 sì (il centrodestra più Azione di Calenda), 59 no (Pd, M5S e Avs) e 9 astensioni (inclusi Renzi e i suoi, più il calendiano Lombardo). Un voto segnato da abbracci della maggioranza e proteste dell’opposizione. Il Pd ha sventolato cartelli bianco-rossi con su scritto «No ai pieni poteri»: un’allusione all’accusa ripetuta in tutti gli interventi in Aula di Pd, M5S e Avs che il «vero obiettivo della riforma è indebolire la magistratura, scardinare il sistema dei pesi e contrappesi e lasciare al governo mani libere».
Si è chiusa così, con una tensione in Aula che solo la commemorazione successiva di Pier Paolo Pasolini è riuscita a stemperare, la fase uno della riforma tanto auspicata (invano) da Silvio Berlusconi. A rivendicarla, ieri, la figlia Marina: «Ci sono vittorie che arrivano forse troppo tardi, ma sempre grandi e decisive. Questa è la vittoria di mio padre. Il suo coraggio, la sua determinazione e la sua sofferenza hanno segnato un passo avanti per democrazia e verità», ha scritto la presidente Fininvest, mentre sotto la gigantografia dell’ex premier, in un flash mob, FI festeggiava in piazza.
La premier Giorgia Meloni parla di «traguardo storico e impegno concreto mantenuto» e di occasione di «avere una giustizia più efficiente e più giusta». Il referendum «deve essere sulla giustizia, non ci saranno conseguenze sul governo». E al Tg1 replica alle critiche dell’Anm, che anima un comitato per il no, dicendo: «Non ricordo una volta in cui sia stata favorevole a una qualsiasi riforma della giustizia. La loro idea è che tutto va benissimo. Non è l’idea che ne abbiamo noi e, probabilmente, i cittadini». L’Anm controreplica: «Questa riforma non ha nulla a che fare con l’efficienza della giustizia ed è fuorviante far credere che serva a rendere i processi più veloci e le sentenze più giuste. L’Anm ha avanzato numerose proposte per migliorare l’efficienza della giustizia ma sono rimaste inascoltate da un governo che ha preferito puntare tutto su una revisione degli equilibri costituzionali che serve solo a controllare la magistratura e a renderla dipendente dal potere esecutivo».
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Scontro che manda in pezzi l’auspicio di un confronto non politicizzato. «Noi siamo convinti di vincere il referendum. Quello che temo è che venga politicizzato: “Meloni sì o Meloni no”. La magistratura si allineerebbe con una parte politica e smentirebbe quella che dovrebbe essere la sua aureola di imparzialità e svincolo da qualsiasi appartenenza politica», ha ribadito ieri il ministro della Giustizia a Porta a Porta. «Nordio si illude, l’opposizione politicizzerà il referendum», obietta Alberto Balboni (FdI). Il Guardasigilli invita anche a guardare alla «vera riforma», vale a dire l’istituzione dei due Csm: il Consiglio superiore per la magistratura requirente e quello per la magistratura giudicante.
Da oggi la fase due, quella del referendum confermativo che nelle speranze di governo e maggioranza si terrà a fine marzo o al massimo a inizio aprile, entra nella fase operativa. C’è la voglia di correre ancora dopo l’iter accelerato che ha portato a chiudere i quattro passaggi in 287 giorni, «senza un emendamento della maggioranza e senza accogliere uno solo dei nostri rilievi», accusano dall’opposizione. E il secondo atto si apre proprio nel giorno in cui torna al centro dell’attenzione l’altra riforma, voluta invece dalla Lega, sull’Autonomia differenziata. Dopo lo stop della Corte costituzionale, la riforma Calderoli torna con l’inserimento di alcuni articoli sui Lep — i livelli essenziali delle prestazioni — nella Legge di Bilancio. «Un grimaldello per scavalcare il Parlamento e aggirare la Consulta», attaccano le opposizioni, che lo leggono come «prezzo politico preteso dalla Lega» per approvare la riforma forzista.
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31 ottobre 2025 ( modifica il 31 ottobre 2025 | 09:09)
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