di
Cesare Giuzzi e Pierpaolo Lio
Il 72enne Giuseppe Sempio iscritto nel registro degli indagati per la presunta corruzione al pm Mario Venditti, che archiviò l’inchiesta sul figlio accusato per l’omicidio di Chiara Poggi
Il presunto corrotto e il presunto corruttore. Dopo l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti i magistrati bresciani indagano anche Giuseppe Sempio, il padre di Andrea Sempio, il 37enne accusato 18 anni dopo dell’omicidio di Chiara Poggi.
Identica l’accusa di corruzione con l’ipotesi che quei «20. 30. euro» — che per il procuratore Francesco Prete e la pm Claudia Moregola sarebbero «20 o 30 mila» — siano stati pagati dalla famiglia Sempio a Venditti per assicurarsi l’archiviazione dell’accusa di omicidio. Soldi che, come confermato implicitamente agli inquirenti dalla stessa moglie, Daniela Ferrari, sentita il 26 settembre come testimone, sarebbero stati movimentati proprio dal marito visto che era lui a gestire i conti di famiglia. Allo stesso modo la donna ha «certificato» che la grafia di quell’appunto trovato su un’agenda («Venditti gip archivia») con le cifre riportate a penna, sia effettivamente di Giuseppe Sempio.
Passaggi formali che secondo i pm necessitano a questo punto l’iscrizione nel registro degli indagati del 72enne in vista dell’estrazione della copia forense di cellulari, tablet, pc e pen drive sequestrati (una seconda volta dopo la prima bocciatura del Riesame) a Venditti e agli ex carabinieri Giuseppe Spoto e Silvio Sapone (non indagati).
Formalismi ma anche sostanza perché dopo le feroci polemiche sollevate dal difensore di Venditti, l’avvocato Domenico Aiello che per due volte si è rivolto al ministro Carlo Nordio, a quanto pare la Procura di Brescia è convinta d’aver trovato ulteriori indizi della possibile corruzione del 2017. I pm hanno incaricato un consulente torinese per l’estrazione della copia forense, operazione in programma lunedì a Pinerolo. Poi sarà la volta delle analisi in cerca di chat, messaggi, fotografie che possano dimostrare il (presunto) reato. Per l’avvocato Aiello l’ultimo atto dei pm «non è una parodia, ma è accaduto veramente»: «Come mai non si segue la via ordinaria del Riesame? In una vicenda già densa di dubbi e incertezze non si attende un giudicato valido per tutte le parti del processo? E soprattutto non si rispetta la decisione di un giudice terzo?».
Il legale attacca anche l’indagine della Procura di Pavia su Sempio, da cui ha tratto origine il procedimento bresciano: «La Cassazione che condanna Alberto Stasi parla di un solo autore dell’omicidio, se si vuole cercare un concorrente nel reato, si deve prima revocare il giudicato, almeno nella parte in cui parla di un solo concorrente. Chi la pensa diversamente o commette un falso ideologico grave o ambisce legittimamente ad andare nei talk show».
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I pm, insieme ai finanzieri del nucleo Pef e del Gico di Brescia, diretti dai tenenti colonnelli Antonio Ranaudo e Pietro Mazzarella, insieme ai colleghi del Nucleo investigativo di Milano, guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino, stanno estendendo le indagini non solo ai movimenti di denaro legati alla corruzione (comprese le cifre donate ai Sempio dai parenti) ma ad altro. Il nuovo fronte è legato all’origine del procedimento del 2016, culminato poi nell’archiviazione del 23 marzo 2017.
Gli inquirenti cercano le tracce della consulenza tecnica firmata da Pasquale Linarello che per conto della difesa di Stasi confrontò i risultati del Dna sulle unghie della vittima con il profilo genetico di Sempio. Consulenza depositata dallo studio Giarda (che assisteva Stasi) assieme a un esposto della madre, Elisabetta Ligabò, alla squadra mobile di Milano e quindi alla Procura generale il 13 dicembre 2016. Fu poi la sostituta pg Laura Barbaini il 20 dicembre a inoltrarla all’aggiunto pavese Venditti e alla Corte d’appello di Brescia per valutare la revisione della condanna a Stasi.
Quei documenti vennero poi dati in copia da Brescia al legale dei Poggi, l’avvocato Tizzoni, che aveva presentato istanza. Secondo i pm, però, si trattava di atti segretati e l’invio a Brescia fu anomalo perché i legali di Stasi non avevano presentato istanza di revisione. Poi l’esposto e la consulenza Linarello non si sa come finirono ai legali di Sempio il 13 gennaio. Circostanza confermata a verbale dall’allora consulente Luciano Garofano sentito nei giorni scorsi.
«La nuova indagine di Brescia riguarda fatti che si assumono avvenuti 10 anni dopo quello per cui è indagato il nostro assistito e che non vengono ascritti a lui neanche in ipotesi: non possono incidere e non incideranno sulla indagine su di lui», spiegano gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, legali di Andrea Sempio. «I legali di Andrea Sempio dunque non intendono esprimersi su alcunché relativamente alla posizione di Giuseppe Sempio, in quanto non di loro competenza», aggiungono.
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31 ottobre 2025 ( modifica il 31 ottobre 2025 | 12:13)
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