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Inizia l’era di Luciano Spalletti, nuovo allenatore della Juventus dopo l’esonero di Igor Tudor. L’ex ct è stato presentato questa mattina a mezzogiorno, nella sala stampa dell’Allianz Stadium, e oggi pomeriggio dirigerà il primo allenamento alla Continassa: domani il debutto sulla panchina bianconera contro la Cremonese. Luciano Spalletti ha firmato un contratto fino a giugno (a 3 milioni a stagione) con opzione vincolata alla Champions League. Definito anche il suo staff: dal suo storico vice Marco Domenichini, a Giovanni Martusciello, già vice di Maurizio Sarri nella stagione 2019-2020. Con Spalletti anche Salvatore “Sasà” Russo, e i preparatori fisici Francesco Sinatti e Franco Ferrini. Dopo la risoluzione con il Genoa in arrivo anche il nuovo ds Marco Ottolini ad affiancare Comolli, Modesto e Chiellini.


APPROFONDIMENTI

Damien Comolli, dg della Juventus, presenta il nuovo allenatore. «Siamo lieti di annunciare l’arrivo di Luciano Spalletti, un tecnico di grande esperienza nel calcio italiano e un allenatore di successo. Ha conquistato trofei anche a livello internazionale. Abbiamo sottoscritto con lui un contratto fino al termine della stagione, con un’opzione di prolungamento che potrebbe trasformarsi in un accordo a lungo termine, ce lo auguriamo.

Nel corso della stagione valuteremo insieme la possibilità di proseguire il progetto. E’ stata una decisione condivisa con Chiellini e Modesto, il nome di Spalletti ha messo tutti d’accordo è il profilo perfetto per la Juventus in questo momento».

Luciano Spalletti debutta con il sorriso. «Ho sensazioni bellissime, conosciamo tutti la storia e l’organizzazione di questo club. Aspettative alte, ma entrarci dentro è una bellissima emozione. Prevale la voglia di riportare questa società ad alti livelli, ho assoluto rispetto per la classifica e Tudor, lo saluto caldamente, una persona splendida e vero professionista. Sicuro di trovare una squadra in buone condizioni mentali e allenata bene. Dobbiamo lavorare in modo forte, per avere la possibilità di raggiungere le ambizioni del club. Ringrazio Comolli per le belle parole. Se non credessi che questa squadra abbia delle potenzialità, nonostante i momenti difficili, non avrei accettato un contratto di 8 mesi. Credo di poter fare un bel lavoro con questi giocatori. Ci vedo delle possibilità di rimettere a posto alcune cose, poi non so ancora quale sarà il livello ma le mire saranno alte, bisogna rientrare in Champions League».

«Ho portato con me 4 collaboratori, tre collaboratori tecnici e un preparatore atletico. Sono Domenichini, Martusciello, Russo e Sinatti. Spendo due parole in favore di Baldini, che ha deciso di terminare questa collaborazione e sono rimasto sorpreso: lo ringrazio per quello che mi ha messo a disposizione, è uno di quelli bravi a fare il suo lavoro. È un’avventura stimolante e fa parte del lavoro dell’allenatore provare a migliorare e valorizzare le statistiche e le prestazioni dei calciatori. So bene che dipendo molto dai calciatori, la qualità di chi va in campo fa la differenza. Nessuno ha la bacchetta magica, il campo determinerà il mio futuro. Non sono uno che ha bisogno che ha bisogno di essere assicurato nel futuro, è corretto valutare giorno per giorno. Situazione semplice, onesta e chiara. Si lavora collaborando tutti insieme nel mondo Juventus, qui ci sono persone di assoluto valore e in fondo si tirano le somme. Nessuna difficoltà ad accettare un contratto di questo genere. Visti i precedenti, fossi stato la Juventus avrei fatto così».

Su corsa scudetto e Vlahovic

«Spero di poter rientrare nel giro scudetto, è un po’ quello che si diceva ieri con i calciatori, le intenzioni devono puntare al massimo. Ne ho visti di tutti i colori nei miei anni di professione, non vedo perché ora mi dovrei accontentare. Ho assoluto rispetto del valore di questi calciatori. Vlahovic? Non ho avuto imposizioni su alcun calciatore, vedo la sua risposta e le sue intenzioni. Che mi sembrano molto chiare almeno in campo, splendida partita contro l’Udinese».

Indicazioni tattiche e Cremonese

 «Oggi primo allenamento, e siamo alla vigilia della Cremonese. Ho rispetto per quello che è stato fatto precedentemente, è possibile che si prosegua nel solco delle ultime settimane. Ma si proverà anche qualcosa di diverso, con la difesa a quattro dopo la difesa a tre. Non siamo nelle condizioni di poter essere presuntuosi di nulla. Il messaggio che dobbiamo mandare è il pallone che scivola sull’erba, è così che dobbiamo parlare».

Percorso

«L’autodisciplina fa sempre la differenza. Sono entrato negli spogliatoi di tutte le categorie del calcio e l’ho fatto con rispetto nei confronti di tutte le persone che entravano in campo. Sapevo anche se il magazziniere aveva un cane o un gatto in caso… Attenzione, lavoro, disponibilità a diventare amici nello spogliatoio. Quindi attenzione all’amicizia e all’affetto che si trasmette tra di noi. 

Napoli

«Ho lasciato in tutte le città qualcosa. Mi ricordo bellissime cose. A Napoli è venuta fuori una cosa superiore per la bellezza del calcio e lo Scudetto bellissimo. Ho instaurato un rapporto particolare con quella gente e quel campionato, che rimarrà intatto, da parte mia. Stamattina dovevo fare un prelievo di sangue e l’ho fatto dall’altro braccio (non quello del tatuaggio Scudetto, ndc) perché voglio lasciare tutto intatto. Ho amici a Napoli, in tanti mi han scritto, in quella stagione non mi sarei messo la tuta di un’altra squadra. Poi è chiaro che non è che uno debba smettere di fare l’allenatore».

Il ruolo di Koopmeiners

«Lo conosco bene, lo abbiamo seguito nelle squadre precedenti. Ma costava tanto e non abbiamo potuto prenderlo. Mi piaceva, avevo tentato di convincerlo nonostante le possibilità economiche. Per me è un mediano, una mezzala, lo dice anche la sua storia, spesso ha giocato anche centrale di difesa, qui si ritorna a fare i complimenti ad un allenatore che ha allenato bene che è Gasp e lo ha messo in una posizione diversa tirando fuori il massimo. Può essere anche messo lì per far iniziare bene l’azione, poi ha questo piede che quando tira in porta sa dove va a finire il pallone. Non ha la qualità di Yildiz, di Openda o di calciatori che sono nati per quel ruolo lì o per quella posizione di campo dentro al traffico».

Il peso di un allenatore

«Non so cosa riuscirò a incidere ma so il mio comportamento quando mi alzo e quando vado a letto. Attraverso questo comportamento i calciatori potranno entrare in una mentalità che può dar loro qualcosa. Sono più di 30 anni che faccio questo lavoro e sono stato non fortunato. Mi fido di quello che è stato il mio atteggiamento e la differenza la faranno sempre i calciatori, non c’è ombra di dubbio. Avere una complicità di fare le cose, un sistema, un metodo, fidarsi delle nostre capacità può essere qualcosa che ci porterà dei risultati. Non so se piccoli o grandi, è tutto un percorso che abbiamo davanti che può farci cambiare le cose. In campo vanno capite determinate situazioni, il calcio è un’evoluzione continua e se uno vuole leggerla la legge. Van capiti i momenti di gioco e le situazioni di gioco, bisogna che tutti siano in sintonia. Lì si fa la differenza, per una squadra che ha capacità superiori dalla somma di calciatori».


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