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Redazione Online

Testimonianze sul campo e foto dall’alto. La drammatica situazione in Darfur e le strategie delle milizie per liberarsi delle accuse di omicidi di massa

Le immagini satellitari e i video verificati dipingono un quadro straziante. La morte la si può vedere anche dall’alto. In quelle macchie bianche e rosse che raccontano di uccisioni di massa porta a porta nella regione del Darfur, nel Sudan devastato dalla guerra di «cumuli di cadaveri», di corpi ammucchiati dopo le esecuzioni sommarie

Succede mentre i ribelli paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf), i paramilitari in guerra con la giunta sudanese dall’aprile 2023, hanno conquistato una città chiave della regione. E proseguono la loro avanzata, come ha raccontato Michele Farina in questi giorni (leggi qui l’articolo completo)



















































L’Humanitarian Research Lab (HRL) della Yale School of Public Health aiutano, spiega l’Abc News, ad analizzare e capire quello che si vede in queste immagini: numerosi «cumuli» con «scolorimenti» intorno a loro, compatibili con la presenza di corpi umani in tutta la città durante l’avanzata delle Rsf.

Gran parte delle uccisioni sarebbero avvenute «in meno di 72 ore da quando le RSF hanno preso il controllo della città», ha dichiarato alla Abc News Nathaniel Raymond, investigatore americano sui diritti umani e sui crimini di guerra presso l’HRL, che ha documentato i massacri in Sudan con immagini satellitari.

Raymond ha raccontato che, insieme al suo team del laboratorio di ricerca, ha osservato un moltiplicarsi di agglomerati «di dimensioni comprese tra 1,3 e 2 metri sparsi su tutto il terreno», che HRL Yale ha concluso essere corpi umani a causa della lunghezza, della forma e dei video girati sul posto che mostrano omicidi sistematici di civili.

«A Daraja Oula, un quartiere dove si sono rifugiati i civili, stiamo assistendo a una disposizione tattica dei veicoli che è altamente compatibile con uccisioni porta a porta», ha detto Raymond alla Abc News. «Questo coincide con i video e le testimonianze di coloro che hanno raggiunto Tawila. In particolare le donne, che hanno detto che gli uomini vengono separati dalla Rsf e poi si sentono gli spari».

Il laboratorio di ricerca ha anche osservato uno scolorimento intorno a questi agglomerati, che ha concluso essere sangue, ulteriormente confermato dalla presenza di veicoli militari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf) sempre avvistati nelle immediate vicinanze, ha detto Raymond. Un aggiornamento del rapporto mostra che i cumuli sono cresciuti e nessuno degli agglomerati originali è stato spostato, ha detto Raymond alla Abc News.

I ricercatori hanno raccontato di aver anche confermato le segnalazioni di presunte esecuzioni all’ospedale saudita, dove sono apparsi almeno quattro gruppi di corpi. «Si vede una fila di persone in piedi il primo giorno in una struttura di detenzione dell’Rsf che in precedenza era un ospedale pediatrico. Il secondo giorno, vediamo un agglomerato nell’angolo, che corrisponde al colore e alla lunghezza delle persone che il giorno precedente erano in fila«, ha detto Raymond.

Alla periferia di El Fasher, HRL Yale ha anche affermato di aver osservato la comparsa di diversi gruppi tra il 26 e il 27 ottobre, in linea con le segnalazioni di civili uccisi mentre tentavano di fuggire. A ovest della città, lungo il terrapieno che la circonda, sono stati osservati almeno sei cluster e veicoli tecnici adiacenti, che non erano visibili nelle immagini del 28 ottobre, il che suggerisce che l’RSsfsi sia spostata, lasciando dietro di sé grandi gruppi di corpi, secondo il laboratorio di ricerca.

L’Rsf ha anche preso il controllo delle basi militari delle forze armate sudanesi (SAF) avversarie nella città, come sembra dimostrare l’analisi dell’HRL.

«Abbiamo visto che tutti i veicoli delle forze armate sudanesi sono partiti in massa più o meno nello stesso momento. Ciò è coerente con le notizie secondo cui sono fuggiti durante la notte in quello che ora sembra essere un accordo negoziato con le Forze di supporto rapido, lasciando morire i civili ad Al-Fasher», ha detto Raymond.

Durante l’offensiva, El Fasher è stata isolata dal mondo esterno, dopo un assedio durato 18 mesi.

A gennaio, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato di aver concluso che i membri dell’Rsf hanno commesso un genocidio in Sudan, indicando in particolare le violazioni dei diritti umani nel Darfur. Secondo Raymond siamo alla «battaglia finale del genocidio del Darfur iniziato 20 anni fa».

Rispetto alle precedenti offensive dell’RSF, come quella di aprile contro il più grande campo profughi del Darfur, ZamZam, gli osservatori umanitari suggeriscono che le nuove immagini satellitari mostrano un modo più sistematico di uccidere che li induce a mettere in guardia da un possibile genocidio in atto.

«Qui, nel caso di El Fasher, cosa c’è di diverso? Non stanno bruciando la città. Hanno circondato la città. Controllano gli ingressi e le uscite. E si muovono in modo piuttosto sistematico, a differenza di ZamZam. In modo piuttosto sistematico, isolato per isolato. E mentre avanzano, vediamo apparire oggetti che sembrano corpi, spesso scoloriti», ha detto Raymond alla Abc News.

«Ora la situazione accelererà», ha detto Raymond. «Le persone che uccideranno ora sono quelle che si nascondono. E sono per lo più donne e bambini… Ora saranno quelli troppo deboli per scappare o quegli uomini che si nascondevano e cercavano di proteggerli dall’Rsf».

Intanto mentre Onu e Ue condannano il massacro le Forze di Supporto Rapido (Rsf) fanno sapere di aver arrestato diversi loro combattenti accusati di aver commesso abusi durante la conquista di El-Fasher. Proprio nell’attacco all’ultima grande città del Darfur che era ancora in mano ai lealisti, caduta domenica,  da dove arrivano le immagini analizzate. 

I miliziani parlano di arresti dei responsabili di «violazioni avvenute durante la liberazione» di El-Fasher, tra cui il tristemente noto Abu Lulu, apparso in diversi video, pubblicati sul suo canale TikTok, mentre commetteva esecuzioni sommarie, e soprannominato il «macellaio del secolo». 

In un video verificato da Afp, si vede l’uomo sparare a uomini disarmati a distanza ravvicinata. Un altro filmato mostra Abu Lulu in piedi tra uomini armati vicino a decine di cadaveri e veicoli bruciati. Le Rsf hanno pubblicato un video che sembra mostrare il miliziano prima ammanettato e poi in carcere, in quella che hanno affermato essere una prigione del Darfur settentrionale. «Comitati legali», riferiscono i paramilitari, hanno avviato indagini «in preparazione per consegnarli alla giustizia».

Ma quest’operazione lascia molte perplessità e sembra essere più una strategia per addossare su singoli miliziani le responsabilità dei massacri che un’operazione di giustizia e repressione dei massacri. 

El-Fasher è stata tagliata fuori da ogni comunicazione dalla sua caduta, ma i sopravvissuti che hanno raggiunto la vicina città di Tawila hanno raccontato di stragi di massa, bambini uccisi a colpi d’arma da fuoco davanti ai genitori e civili picchiati e derubati durante la fuga. Da domenica, video che circolano online mostrano uomini in uniforme delle Rsf che eseguono esecuzioni sommarie in città. 

Il responsabile umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha dichiarato ieri giovedì al Consiglio di Sicurezza che ci sono state «segnalazioni credibili di esecuzioni diffuse» dopo l’ingresso delle Rsf a El-Fasher. Fletcher ha parlato di «notizie spaventose» provenienti dal Darfur settentrionale. Le Rsf discendono dalle famigerate milizie Janjaweed, responsabili delle atrocità che insanguinarono il Darfur nei conflitti interni di vent’anni fa. E le nuove immagini satellitari lasciano pochi dubbi.

31 ottobre 2025