Non solo febbre e tosse. Dopo un’influenza o un’infezione da Covid-19, il pericolo può nascondersi nel cuore. Un nuovo studio coordinato dalla University of California, Los Angeles, e pubblicato sul Journal of the American Heart Association, rivela che nelle settimane successive a un’infezione virale acuta il rischio di infarto o ictus può aumentare fino a cinque volte.
I ricercatori hanno analizzato 155 studi scientifici sul rapporto tra virus e salute cardiovascolare, arrivando a una conclusione inquietante: il sistema immunitario, nel tentativo di reagire al virus, può innescare infiammazione, coagulazione e instabilità delle placche arteriose, aumentando la probabilità di eventi gravi anche in persone senza precedenti cardiaci.
Nei 30 giorni dopo l’influenza, il rischio di infarto cresce di 4 volte, quello di ictus addirittura di 5. Dopo un’infezione da Sars-CoV-2, il pericolo rimane elevato per oltre un anno, con una probabilità triplicata di incorrere in problemi cardiaci o cerebrovascolari. Un dato che preoccupa i cardiologi: il virus, spiegano gli esperti, non colpisce solo i polmoni, ma può danneggiare i vasi sanguigni e alterare la coagulazione.
Il rischio non riguarda solo le infezioni “passeggere”. Lo studio californiano ha dimostrato che anche i virus cronici — come Hiv, epatite C e herpes zoster — possono aumentare nel tempo la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari. Chi convive con l’Hiv, ad esempio, ha un rischio maggiore del 60% di ictus e del 45% di infarto.
Con l’epatite C le probabilità crescono rispettivamente del 27% e 23%, mentre il virus dell’herpes zoster (che causa il fuoco di Sant’Antonio) aumenta il rischio del 12% per l’ictus e del 18% per l’infarto.
Il primo autore dello studio, Kosuke Kawai, ha sottolineato come le infezioni virali possano agire “in silenzio”, favorendo infiammazione cronica e stress vascolare: «Sappiamo che alcuni virus causano tumori, ma il loro ruolo nelle malattie non trasmissibili è stato sottovalutato. Ora è chiaro che anche i virus possono minacciare il cuore»
Vaccinarsi per proteggere anche il cuore
C’è però una buona notizia. Secondo la ricerca, la vaccinazione contro l’influenza può ridurre del 34% il rischio di eventi cardiovascolari. Lo stesso principio vale per tutte le misure preventive — igiene, mascherine in ambienti affollati, e trattamenti antivirali nei soggetti a rischio — che possono ridurre la probabilità di infezioni e, di conseguenza, di complicanze cardiache.
Ultimo aggiornamento: venerdì 31 ottobre 2025, 16:06
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