Il terzo oggetto interstellare noto, 3I/Atlas, ha mostrato comportamenti sorprendenti nel suo passaggio vicino al Sole. Tra anomalie fisiche e ipotesi extraterrestri, la comunità scientifica si divide. Il dibattito resta aperto in attesa di nuove osservazioni nel 2026
Il terzo corpo interstellare di cui abbiamo avuto evidenza, denominato 3I/Atlas dopo che i due predecessori erano stati chiamati 1I/Oumuamua e 2I/Borisov, è passato vicino al Sole lo scorso 29 ottobre e ha mostrato comportamenti che secondo alcuni ricercatori sono insoliti e sorprendenti. Al contrario, un’altra parte della comunità scientifica non manca di sottolineare che quanto sta succedendo è in linea con quanto capita normalmente con le comete provenienti dalla nube di Oort (la vasta e lontana regione sferica che circonda il Sistema Solare, fino a 1,5 anni luce dal Sole, e che si ritiene sia la principale “culla” delle comete a lungo periodo). E per concludere lo scenario c’è il terzo filone di esperti, primi fra tutti gli astrofisici Avi Loeb e Michio Kaku, che ipotizzano l’origine artificiale dell’oggetto, che potrebbe dunque essere il prodotto di una civiltà extraterrestre che sta esplorando il cosmo (cosa, peraltro, che pure l’umanità fa da tempo con le sonde spedite nello spazio).
Ma che cosa è stato osservato sul conto di 3I/Atlas nel suo passaggio al perielio? È stata riscontrata quella che è stata classificata come la nona anomalia – rispetto agli schemi noti – dal momento della sua apparizione, lo scorso 25 luglio. In breve ecco i punti sottolineati da coloro che sono sorpresi da certe evidenze: prima di tutto è stato notato un rapido aumento di luminosità, molto superiore rispetto alle comuni comete. Quindi ecco il colore blu, contrariamente alle aspettative di una tonalità più rossa dovuta alla polvere e alle basse temperature superficiali previste: questa è ritenuta un’anomalia significativa, che fa di 3I/Atlas un oggetto misterioso e che suggerisce la possibile presenza di una fonte di energia più calda del Sole. Infine, attorno all’oggetto è stata osservata una corona di 300 mila chilometri, dunque particolarmente estesa.
Come dicevamo, c’è poi il gruppo di coloro che sostengono che, al netto delle dimensioni insolite dell’oggetto (probabilmente l’oggetto interstellare più grande mai identificato) e delle stime dell’età (parrebbe un corpo antico, forse di 3 miliardi di anni più vecchio del nostro Sistema Solare), non stiamo vedendo nulla di così strano. Uno studio pubblicato lo scorso 28 ottobre su arXiv sostiene che se è vero che l’oggetto ha avuto un improvviso aumento di luminosità, fino a raggiungere magnitudine 9, questa variazione «è coerente con il comportamento tipico delle comete quando si avvicinano al Sole: il calore provoca la sublimazione dei ghiacci superficiali, liberando gas che si illuminano per effetto della radiazione solare». Spiegabile anche la dominanza del blu, superiore a quella del Sole: sarebbe la conferma della forte emissione di gas ionizzati nella sua chioma.
Per concludere, bisogna dire che non mollano il colpo nemmeno i seguaci della prospettiva aliena, guidati come detto da Loeb e Kaku. Quali sono le precedenti anomalie che certi scienziati «galoppano» per supportare le loro ipotesi? Eccole: anti-coda rivolta verso il Sole; massa insolitamente elevata e velocità record; allineamento con il piano dell’eclittica; passaggi ravvicinati a pianeti come Marte, Venere, Giove; composizione chimica atipica: molto nickel, poco ferro; solo il 4% di acqua; polarizzazione estrema della luce. L’ottava è poi forse la più suggestiva: 3I/Atlas proviene da una direzione del cielo che coincide entro 9 gradi con quella del famoso «Wow! Signal», uno dei segnali radio Seti più celebri e misteriosi mai registrati. Adesso, comunque, 3I/Atlas si prende una pausa: secondo la Nasa tornerà visibile ai telescopi terrestri all’inizio di dicembre e nel marzo 2026 potrebbe essere osservata anche dalle sonde che orbitano attorno a Giove. Chissà se capiremo qualcosa di più.
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31 ottobre 2025 ( modifica il 31 ottobre 2025 | 17:13)
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