di
    Federico Fubini
La vicenda ci mostra un’Ue prigioniera della guerra tecnologica Usa-Cina. Intanto, l’Olanda commissaria il chipmaker, Pechino reagisce e l’industria auto europea rischia nuovi stop produttivi
Pochi casi come Nexperia dimostrano come, di mese in mese, l’Europa si trovi sempre più schiacciata nella rivalità tecnologica fra Stati Uniti e Cina. Appena due giorni fa il futuro di questo produttore olandese di microchip – così come quello di vari costruttori europei di auto – sembrava appeso al vertice di Donald Trump e Xi Jinping. E l’incontro fra i leader degli Stati Uniti e della Cina, apparentemente, è andato bene: “
«Da uno a dieci, 12» ha detto il presidente americano.
Un partner imbarazzante per il governo olandese
Non così bene però da togliere dall’imbarazzo il governo (uscente) dell’Aia, quanto al modo di riportare Nexperia a una forma di normalità che tuteli l’industria europea dal rischio di una serie di fermi produttivi. Se questa azienda di Nijmegen ha un ruolo così difficile da rimpiazzare nelle filiere industriali dell’auto, è più per le sue quote di mercato che per l’unicità delle sue tecnologie: i suoi semiconduttori non sono fra i più sofisticati al mondo, perché misurano almeno 14 nanometri (quattordici milionesimi di millimetro) mentre più piccoli della taiwanese Tcmc o dell’americana Nvidia per l’intelligenza artificiale non superano i due nanometri. Ma i microprocessori di Nexperia sono molti diffusi nelle serrature delle auto, nei sistemi di climatizzazione o nei contachilometri; un modello dell’italo-francese Stellantis, della tedesca Volkswagen o della giapponese Honda può contenerne centinaia.    
La svolta improvvisa e la decisione sui wafer
Poi, nelle ultime settimane, lo scenario è cambiato. L’ultima svolta è arrivata ieri: secondo Reuters, la casa madre olandese di Nexperia ha annunciato che non avrebbe più rifornito al proprio stesso impianto in Cina i wafer, i finissimi strati di silicio che formano la base delle componenti elettroniche. È stato solo l’ultimo passaggio di uno scontro fra Stati Uniti e Cina di cui il governo dell’Olanda e l’Europa intera hanno perso il controllo.
La «regola del 50%» della Casa Bianca
Tutto parte negli ultimi giorni di settembre, quando la Casa Bianca annuncia la sua «regola del 50%»: avrebbe impresso una stretta alla vendita di tecnologie non solo alle aziende in Cina, ma a qualunque azienda nel mondo sia controllata almeno al 50% da un’entità della Repubblica popolare. Nexperia, da sei anni, lo è. Il governo olandese – all’epoca guidato da Mark Rutte, l’attuale segretario generale della Nato che ha chiamato Trump «daddy» e cioè «paparino» – nel 2019 ha permesso che conquistasse la maggioranza del capitale una società cinese a controllo pubblico di nome Wingtech Technology. Ma Wingtech dall’anno scorso è nella «entity list», la lista nera dell’amministrazione americana. Di conseguenza – con la nuova stretta di Trump all’export – Nexperia sarebbe rimasta tagliata fuori dall’accesso a un certo numero di semiconduttori avanzati americani.
Olanda costretta al commissariamento
È senz’altro per questo che il governo olandese ha commissariato Nexperia il giorno dopo l’annuncio di Trump. L’amministratore delegato cinese Zhang Xuezheng è stato cacciato sulla base di un’oscura legge del 1952 e sostituito con dei manager di nomina pubblica. Tuttavia il governo dell’Aia non ha mai ammesso di aver agito perché costretto dalle mosse degli Stati Uniti: ha sempre asserito che il problema sia, semplicemente, una presunta «malagestione» da parte dell’amministratore delegato Zhang.
La reazione cinese: fabbriche in allarme
La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Nei primi giorni di ottobre l’impianto manifatturiero di Dongguan ha bloccato le forniture di microprocessori ai suoi clienti giapponesi e occidentali. Honda in settimana ha dovuto dimezzare le sue produzioni della Civic in Canada, mentre in Europa Volkwagen e Stellantis hanno dato segnali di preoccupazione per la scarsità delle scorte di chip. Il caso Nexperia si profila così come un classico infarto dei canali di forniture dell’industria globale, sempre molto fragili.
Un vicolo cieco per l’Europa
La ritorsione della sua casa madre olandese contro l’impianto cinese di Dongguan certo non risolverà l’impasse. Ma soprattutto, non solleva il governo dell’Aia dall’imbarazzo in cui si trova: non ha mai ammesso di aver nazionalizzato Nexperia a causa delle pressioni di Donald Trump; adesso che Trump ha concesso a Xi Xinping un rinvio nella stretta alle esportazioni tecnologiche, potrebbe non avere più alcun reale motivo per mantenere il controllo pubblico delle produzioni di chip. Eppure anche restituire il controllo all’azionista cinese, dopo uno scontro tanto duro, rischia di rivelarsi difficile. Intanto gli impianti dei produttori europei di auto soffrono per lo stallo messicano sui chip; con milioni di addetti, rischiano di fermarsi o dover rallentare bruscamente la loro attività.
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1 novembre 2025 ( modifica il 1 novembre 2025 | 08:18)
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