di
Giuseppe Alberto Falci
Toghe, avvocati e personaggi tv. I nomi in prima fila. Gli schieramenti referendari favorevoli o contrari alla riforma della Giustizia, che comprende anche la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, stanno già iniziando a sondare testimonial
È caccia al testimonial da una parte e dell’altra. A destra e a sinistra. Talk televisivi che ipotizzano già il duello tra Antonio Di Pietro, difensore della separazione delle carriere e dalla parte del centrodestra, e Nicola Gratteri, procuratore di Napoli.
Suggestivo anche il faccia a faccia tra Di Pietro e l’ex avvocato di Silvio Berlusconi Franco Coppi, anche se quest’ultimo si è sempre tenuto a distanza dal piccolo schermo. Oppure ancora Di Pietro ed Edoardo Bennato che si è presentato qualche giorno fa all’assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati utilizzando queste parole: «Ho accettato volentieri l’invito del presidente perché ci tenevo a manifestarvi la mia stima e solidarietà perché il vostro è uno dei mestieri più complicati — forse il più complicato — il più rischioso, il più ingrato e delicato».
Il casting è cominciato. AAA. cercasi profili pop, televisivi, conosciuti al grande pubblico, che possano veicolare il messaggio più semplice e più diretto. Il centrodestra ha già fatto sapere che è sua intenzione spoliticizzare la campagna referendaria per il Sì alla riforma della discordia che ha acuito le distanze tra centrodestra e centrosinistra e che ha al contempo creato delle formazioni inedite da un lato e dall’altro.
A destra ci saranno vittime di errori giudiziari — come ad esempio Diego Oliveri, Angelo Massaro e Antonio Lattanzi — che rappresentano il capitolo «disavventure comuni» con la giustizia e che sono state presentate al flash mob di Forza Italia a Piazza Navona, l’altro ieri. C’è stato un tentativo con la vicedirettrice del Tg La7 Gaia Tortora, figlia del conduttore Enzo, uno tra i casi più noti di malagiustizia. Nulla da fare. La giornalista ha declinato l’invito precisando su X e lo ha fatto dicendo di aver deciso «in autonomia e libertà». È girato poi anche il nome di Serena Grandi, attrice, che proprio nel 2003 è stata arrestata per spaccio e detenzione di stupefacenti, uscita dalla vicenda con un risarcimento di 60 mila euro.
Dentro Forza Italia chi si occupa del dossier fa sapere che «il file non è stato avviato», ma Antonio Tajani tiene a precisare che la scelta dei testimonial verrà fatta dai «comitati per il sì, non deve essere una scelta di partito ma del mondo civico, dei cittadini».
Nell’attesa di capire come si muoveranno i partiti, è già sceso in campo il comitato «SìSepara» della Fondazione Einaudi, presieduto da Gian Domenico Caiazza. E fra i fondatori si scorgono profili dalle storie professionali differenti. Il nome che più colpisce è Antonio Di Pietro, e poi ancora fra gli altri i giornalisti Pierluigi Battista, Tiziana Maiolo, Alessandro Barbano, Flavia Fratello, Claudio Velardi, il professore Ernesto Galli della Loggia, il radicale Matteo Hallisey e l’ex Pd Anna Paola Concia.
Anche la sinistra è a caccia di nomi. Non è dato sapere se Pd, M5S e Avs faranno dei comitati insieme o se marceranno divisi per raggiungere l’obiettivo comune. Dal Nazareno Francesco Boccia puntualizza: «Non abbiamo ancora preso nessuna decisione». Mentre alcuni grillini confidano: «Se dovessimo scommettere un euro non punteremmo certo su comitati assieme al Pd». Di sicuro il M5S metterà in campo i due magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho. Il campo largo potrà anche contare sul procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: «Mi batterò in tv contro la riforma della giustizia ma non sia un referendum su Meloni». Un altro profilo che potrebbe essere reclutato è Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex magistrato. E rumors fanno anche filtrare i nomi di Monica Guerritore e Sigfrido Ranucci.
Vai a tutte le notizie di Roma
Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma
1 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA