di Anna Mori – In un’intervista esclusiva per Gazzetta della Spezia, Stefano De Martino racconta la sua storia, le origini del Premio Lunezia e quel sogno nato da una sua emozione che ha saputo trasformare in una realtà che dopo trent’anni è ancora viva.
Tutto nasce da un’emozione, da una scintilla personale che diventa destino.
Stefano De Martino, ideatore e direttore storico del Premio Lunezia, racconta spesso che non fu un calcolo, ma un moto interiore, quello che lo spinse a immaginare una rassegna dedicata al valore letterario delle canzoni italiane.
“Nasce tutto – dice – da quanto mi emozionavano le canzoni, dai valori emotivi che contenevano i testi. Per me la canzone è sempre stata una fusione, un’alchimia tra musica e parole. Eppure sentivo che quella parte più poetica e testuale era spesso sottovalutata, non considerata con la giusta attenzione artistica. Tutto parte da lì, dall’emozione che mi davano le canzoni di Claudio Baglioni.”
Negli anni Settanta e Ottanta, Stefano era un ragazzo spezzino che lavorava con suo padre in falegnameria.
“Piallavo il legno con lui – ricorda – mio padre era un artigiano, mio fratello ha continuato quel mestiere con più stabilità di me. Io l’ho fatto con amore e con qualche conflitto, come si fanno i mestieri dei padri. Ma in quella bottega, tra il profumo del legno e la segatura, nasceva anche il mio mondo poetico: mio padre amava le canzoni spagnole, era stato emigrato in Venezuela, e mi faceva ascoltare quelle melodie romantiche e dolci; mia madre, pur con la quinta elementare, divorava libri. Da loro ho ereditato l’amore per la parola e per la musica.”
È in quel contesto semplice ma ricco di suggestioni che nasce l’idea: dedicare una serata a Claudio Baglioni, artista che più di tutti lo aveva colpito per la capacità di raccontare sentimenti con linguaggio poetico.
“Pensare di organizzare un evento del genere, partendo dalla mia condizione di ragazzo senza relazioni, senza mezzi, era come dire – racconta – più facile cadere dal quarto piano senza farsi male che riuscire a portare Baglioni alla Spezia – sorride – Ma ho voluto provarci.”
Non esistevano email né social, solo il coraggio e un telefono pubblico.
Stefano, che all’epoca si era inventato una collaborazione con il settore cultura del Comune, inizia a chiamare le Pagine Gialle per trovare un contatto utile.
“Mi dissero che Baglioni faceva capo a una casa editrice di Roma, la CA Edizioni. Trovai il numero e chiamai: rispose una segretaria, una certa Scarlett, non italiana ma con un perfetto accento. Mi spacciavo per collaboratore alla cultura del Comune della Spezia e le chiesi di poter contattare Baglioni. Mi fece inviare un fax – allora era così che si faceva – e io usai quello di mia cognata, che lavorava da un commercialista. Per mesi, chiamavo dalla cabina telefonica in via Roma, chiuso dentro perché non si sentisse il rumore del traffico, e mandavo fax a Roma: una cosa quasi surreale, se ci penso oggi.”
Dopo quasi un anno di tentativi, la svolta: Scarlett riesce a fissargli un incontro con Baglioni, a Genova, dopo un suo concerto.
Nel frattempo, però, Stefano non era rimasto fermo. Aveva già dato vita, nel 1996, alla prima edizione del Premio Lunezia, ancora embrionale, con
Andrea Lo Vecchio, autore di Roberto Vecchioni, al quale fu conferito il primo Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano “Luci a San Siro“ e Mariella Nava e Gatto Panceri che conquistarono il premio Nuove Stelle per la qualità musical-letteraria delle loro opere. Per la prima volta una giuria cominciava a parlare di “musical-letterarietà”. Quell’idea iniziale di Stefano stava iniziando a prendere forma: la valorizzazione letteraria della canzone italiana.
Quando finalmente incontra Baglioni, gli racconta la nascita del progetto e il suo desiderio iniziale: creare una rassegna interamente dedicata ai contenuti poetici delle sue canzoni.
“Lui rimase stupito – ricorda De Martino – mi disse: ‘Mi vuoi dedicare una serata, sei emotivamente mosso dalle mie canzoni, e poi la allarghi anche agli altri? Hai fatto male a dar retta ai tuoi collaboratori’. Lo disse ridendo, ma capii che aveva compreso la sincerità del mio percorso. E da lì rimase aperta la porta: la sua presenza sarebbe stata fondamentale per consacrare il Premio.”
In effetti, negli anni successivi, la manifestazione crebbe, si consolidò, e nel 2003, ad Aulla, Claudio Baglioni salì finalmente sul palco del Lunezia, consacrando simbolicamente la storia che da lui era partita.
“Era l’uomo che aveva ispirato tutto. Prima di lui erano venuti Vasco, Ligabue, De André, Bersani, ma per me Baglioni era il punto di origine. Avere lui al Lunezia fu come chiudere un cerchio.”
Da quella prima edizione pionieristica a oggi, il Premio ha fatto molta strada: da evento locale è diventato una manifestazione di respiro nazionale, con un archivio di nomi che rappresenta la storia della canzone italiana.
Ma il cuore resta lo stesso di quel ragazzo che da una bottega di falegname sognava di dare dignità poetica alla musica leggera.
“Non ho mai pensato di costruire un ‘festival’ – dice De Martino – ho voluto dare voce a un sentimento. Quello che si prova ascoltando una canzone capace di farti immaginare, ricordare, amare. Il Lunezia nasce da lì: da un’emozione che voleva diventare racconto, arte, riconoscimento.”