Ci sono storie che hanno il potere di farti ribollire il sangue per il loro incomprensibile tasso di disumanità. Fabio Orlando è un operaio di 48 anni che lavora da sempre per la Deloro, un’azienda metalmeccanica della zona di Rozzano, nel Milanese. Ha due bimbi piccoli e una moglie invalida al 75%. Non so che cosa significhi esattamente quel numero, ma lui sì. Significa occuparsi della casa, dei figli e di lei. In epoche ormai lontane esisteva il supporto del vicinato e del parentado. Nel secolo delle solitudini c’è la 104, un altro numero, quello della legge che autorizza i permessi retribuiti per assistere un familiare disabile. Questi permessi vanno sottoposti a revisione periodica. Fabio se ne dimentica. E quando se ne accorge, fa la cosa più onesta: lo segnala all’azienda e all’Inps. Praticamente si autodenuncia.
Venerdì scorso entra in fabbrica per il suo turno di lavoro e gli mettono in mano una lettera di licenziamento. Sopra c’è scritto che ha violato gli obblighi di «diligenza e fedeltà». È diventato un numero anche lui.
Fabio non dice nemmeno una parola. Sviene. Altro particolare che testimonia assenza di malafede. E ce n’è ancora uno, la reazione dei colleghi. Su 193, in 160 incrociano le braccia per protestare contro quella che considerano una vera e propria cattiveria commessa ai danni di un uomo con cui la vita non è stata certamente tenera. L’azienda tace, speriamo parli presto e che siano parole di buon cuore, ma soprattutto di buon senso, che è cosa ben diversa dal senso comune.
Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.
31 luglio 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA