Nel microcosmo sottosopra di The Others i punti cardinali scompaiono in un crossover di spazi e linguaggi, senza mai dimenticare la soglia che separa uomini e macchine. “The future is here, right now” è il claim, che non si limita a fotografare i nostri tempi accelerati, ma sfida soprattutto i 57 espositori a ripensare l’arte nell’era dell’IA e dell’assuefazione digitale: abbiamo perso il timone del nostro corpo?

Nel padiglione Americas 2 del Centro dell’Ilo, fino a domenica opere da tutto il mondo convivono tra pareti fluide: «The Others non conosce gerarchie — dice il direttore artistico Lorenzo Bruni — Gallerie e spazi non-profit, giovani artisti e volti affermati sono fianco a fianco, perché il fil rouge è l’empatia, un momento di sosta per incontrare l’altro».

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di Marina Paglieri

31 Ottobre 2025

Tra i temi esplorati emerge la riappropriazione del corpo, minacciato da sguardi predatori e distorto da filtri artificiali. «Le nostre immagini digitalizzate sono bombardate da ideali di desiderio distanti dall’esperienza umana», spiega il gallerista di Raw Messina, Gabriele Stabile. Nel suo spazio espositivo, si passa dalle fotografie della messicana Erendira Reyes — che raccontano l’eros e il corpo femminile per sottrarre le redini al punto di vista maschile — agli scatti intimi e irripetibili delle polaroid di Kristina Babusci, passando per le immagini manipolate di Pax e la serie di Eleonora Rossi ispirata a Roland Barthes.

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di Olga Gambari

30 Ottobre 2025

Accanto ai dialoghi multiculturali e alla rottura di ogni barriera tra pubblico e privato, il corpo e gli inganni della visione occupano le sale. Tra le bamboline di iuta di Luca Razzano per la torinese Hr Lab, i viaggi interiori impressi negli arazzi di Iryna Maksymova e nelle ceramiche di Daphne Christoforou per la galleria di Antonio Colombo, si arriva in una stanza che pare concepita da David Cronenberg. Al centro, l’opera “Frantume 22” di Vittorio Valiante per A.more Gallery: una tavola imbandita di pannelli riciclati, con raffigurati scorci e frammenti di uomini e donne: «Siamo carne da macello per un mondo consumistico in cui gli algoritmi ci mangeranno», spiega l’artista.

Il rapporto tra corpo, spazio urbano e AI è presente anche tra gli eventi complementari, con il programma performativo curato da Lýdia Pribisová, con la guida dell’artista slovacca Maja Stefaniková. Seguono i talk curati da Elisabetta Roncati, la rotazione di opere sonore site-specific e il programma di videoart, nato con la collaborazione di cinque Accademie di Belle arti italiane.